di Federico Mariani
Fantasia, genio, estro, sono qualità tanto seducenti quanto subdole. E’ pretenzioso pretendere continuità al talento puro, è tuttavia impossibile che questo resti imbrigliato ed inespresso a lungo. Il Masters 1000 di Shanghai che catalizza tutta l’attenzione del baraccone Atp in questa settimana ha dato nuovo lustro ad uno dei talenti più scintillanti del tennis di oggi e, soprattutto, di domani. Bernard Tomic ha illuminato la scena attraendo a sé la calda luce dei riflettori, quelli sotto cui, chi possiede un braccio fatato come il suo, è chiamato a stare.
Il ragazzo nato a Stoccarda ventitré anni fa da genitori croati trasferitosi nell’Australia che l’ha adottato all’età di tre anni, ha visto stoppare la sua corsa nel torneo cinese ai quarti di finale dove solo il dominatore del circuito, Novak Djokovic, ha saputo domare una versione del classe ’92 in versione deluxe. Quelli di Shanghai sono i secondi quarti di finale a livello Masters 1000, dopo il quarto di finale colto sempre nella stagione in corso ad Indian Wells ma mai realmente disputato. Anche a marzo, infatti, la strada di Tomic avrebbe dovuto incrociarsi con quella del numero uno del mondo ma un infortunio non ha permesso all’australiano di scendere in campo nel primo quarto di finale di una giovane ma già assai tormentata carriera.
Nel match odierno Bernard ha resistito per un set prima di lasciare gli ormeggi ed arrendersi ad un destino onestamente inevitabile (per tutti). Tomic, con la preziosa partecipazione di Nole che quando c’è da dar spettacolo non tira mai indietro il braccio, ha regalato agli astanti un set di assoluta qualità fatto di colpi vincenti (tanti) ed errori (pochi e sempre “giusti”), terminato al tie break per 8-6 in favore del giocatore più forte. Oltre al tennis di eccelsa fattura, mirabile (e per alcuni tratti inedito) è stato l’atteggiamento dell’australiano che ha lottato ed inseguito Nole non chinando il capo davanti al break di svantaggio sul 4-2 né di fronte ai minibreak di matrice serba al tie break. Ha recuperato sempre, annullando peraltro due setpoint consecutivi nel jeu decisif, uno dei quali grazie ad un folgorante dritto lungolinea che ha baciato la riga e fulminato un furente Djokovic.
Il secondo set è stato una passerella per il serbo che in 28 minuti archivia la pratica lasciando appena un gioco al più giovane rivale. Tomic, tuttavia, lascia la Cina con un enorme carico di fiducia figlio di una settimana paradisiaca dove si è tolto lo sfizio di brutalizzare David Ferrer, regolato con un violento 6-4 6-2, prima di deliziare gli appassionati regalando loro la miglior partita del torneo, due ore accompagnate da 13 minuti per tre set tempestati da una pioggia di colpi vincenti contro un meraviglioso Gasquet dall’altra parte della rete nel ruolo di attore coprotagonista.
In settimane così, quando Tomic è in sintonia col suo talento e quando decide che il tennis in fondo deve essere la priorità della sua vita o perlomeno per questa manciata di anni, si ammira un giocatore meraviglioso che tanto male può fare a chiunque e che, sostanzialmente, è privo di importanti limiti. Tuttavia, ridurre l’anno dell’australiano a brevi ed intense folate come appunto il torneo di Shanghai risulta essere un esercizio errato ed ingiusto. Tomic, infatti, nel 2015 ha dato segnali di redenzione, ha avuto un buon rendimento negli Slam con un ottavo di finale e due terzi turni con sconfitte tutto sommato accettabili (Berdych in Australia, ancora Djokovic a Wimbledon e Gasquet a New York), ha bissato il titolo di Bogotà rimpinguando la bacheca ora salita a tre, e soprattutto ha fatto un enorme balzo in classifica passando dal numero 56 di inizio anno al numero 18 di lunedì prossimo che coincide ovviamente col best ranking, una posizione che da qui a fine 2015 può solo incrementarsi visto che Bernard ha da difendere la sola semifinale a Stoccolma. Un anno nel complesso buono, specie se relazionato al terribile 2014 quando il talento della Gold Coast racimolò appena 16 vittorie sul circuito maggiore, in questa stagione diventate 36. Eccezion fatta per la terra battuta, superficie che probabilmente resterà per caratteristiche tecniche e fisiche sempre indigesta a Tomic, i numeri sono la polaroid di un ruolino di marcia per permanere a ridosso della top ten e tentare un doveroso assalto al tennis di vertice già dal prossimo anno.
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