È un fiume in piena di ricordi Michelangelo Dell’Edera, attuale Direttore dell’Istituto Superiore di Formazione R. Lombardi, quando gli viene chiesto di ripercorrere il cammino delle due finaliste di questo Us Open 2015, dai tempi degli under fino ad oggi:
«Ho avuto modo di conoscere Roberta Vinci, quando aveva 8 anni, al Circolo Tennis Galatina – racconta Dell’Edera – Io nel 1992 ero diventato Tecnico Regionale della Puglia, ero un po’ il talent scout dei ragazzini pugliesi. Ricevetti la telefonata di papà Angelo Vinci che mi chiese di guardare questa ragazzina. Mi impressionò notevolmente per grandi qualità tecniche; riusciva a fare qualsiasi cosa con la racchetta. Me la ricordo molto superstiziosa, portava sempre un cappellino rosa messo all’indietro, alla Jovanotti, sembrava un “maschiaccio”. Aveva una grande mobilità all’interno del campo e un’ottima capacità di anticipazione. Flavia, invece, l’ho conosciuta in un raduno dei ragazzini pugliesi. Aveva un’esplosività fisica importante, un po’ scoordinata perché aveva le leve lunghe a 10 anni, ma era solo un problema di età. I due percorsi di Flavia e Roberta sono proseguiti parallelamente fino ai 13 anni, con una differenza netta: Roberta vinceva tutto quello che c’era da vincere a livello under, i Campionati Regionali, quelli Italiani, la Lambertenghi; mentre Flavia non riusciva a imporsi a livello regionale perché aveva sotto di lei Roberta, classe 1983, e sopra di lei un’altra giocatrice; Valentina Imperio, attuale maestra di tennis, con cui perdeva sempre in finale. Le strade si sono divise perché per la prima volta la Federazione Italiana Tennis decise che Roberta, all’età di 13 anni, potesse già accedere al Centro Tecnico Nazionale. Flavia invece continuò a lavorare in regione; all’età di 14 anni abbiamo costruito un progetto individuale per lei. Mi ricordo tante sue partite; era una giocatrice che si accendeva e si spegneva a suo piacimento, ma quando si accendeva la sua qualità e il suo tennis erano straordinari. Il problema era che non aveva la continuità psico-fisica per giocare il tennis che ha fatto vedere a Flushing Meadows in queste due settimane. Le qualità delle due ragazzine, comunque, si sono viste si da subito. Le strade si sono riunite quando Flavia, dopo aver vinto i Campionati Italiani u15, è stata convocata al Centro Tecnico Nazionale. A 18 anni hanno vinto il Campionato del Mondo a squadre in Summer Cup e il doppio junior al Roland Garros. Insieme hanno ottenuto grandi risultati».
Dell’Edera ha quindi ripercorso i sacrifici fatti in passato, che hanno consentito a Flavia di alzare quella coppa al cielo: «Mi ricordo che, ai tempi, Oronzo Pennetta, il papà di Flavia che io avevo soprannominato “coach” perché di fatto la seguiva ovunque, ci procurò un pullmino per trasferirci da Lecce a Siena. Questo pullmino era un po’ vecchiotto tant’è che perdemmo il portellone che consentiva di entrare e uscire, camminammo e viaggiammo senza portellone; ci siamo divertiti tantissimo. Ricordo anche che Oronzino mi forniva i buoni benzina perché il Comitato Regionale Pugliese non aveva molti soldi per accompagnare Flavia nell’attività nazionale, e in cambio io, al Centro Tecnico, regalavo le palle al custode per poter prenotare i campi di allenamento e far divertire queste ragazze. Ricordo di averle fatte giocare su campi più piccoli per metterle nelle condizioni di provare l’emozione dell’ace, l’emozione della risposta vincente, l’emozione di un tennis attivo, l’emozione di un tennis che abbiamo vissuto in semifinale e in finale a Flushing Meadows».
Si emoziona quando gli viene chiesto di raccontare qual è stato, secondo lui, il momento più bello che ci hanno fatto vivere le azzurre durante questo week-end: «Il momento più bello, a prescindere dal risultato, è stato l’abbraccio di Flavia e Roberta, un abbraccio lungo, durato più di 40 secondi. Ma mi ha emozionato anche il passaggio in cui, prima della premiazione, Flavia, l’avversaria di Roberta, si è trasferita nella metà campo e si è seduta di fianco a lei. Ridevano e scherzavano come due amiche, così come hanno fatto dall’età di nove anni in poi. E oggi non è semplice avere delle amicizie così importanti in un ambito così competitivo come il nostro sport».
Infine, ci salutiamo con un parere sul ritiro di Flavia: «Io spero sia uno scherzo. Flavia e Roberta potrebbero regalarci un altro sogno, quello di giocare il doppio insieme alle Olimpiadi di Rio; loro hanno le qualità tennistiche per portare una medaglia nel tennis italiano, obiettivo mai raggiunto nella storia del nostro sport».
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