di Giulio Gasparin (@GiulioGasparin)
Flavia Pennetta non finisce più di stupire, perché oggi ha giocato una delle partite migliori della sua carriera per avere la meglio di Simona Halep, numero due del mondo, conquistando la prima finale slam in singolare della sua carriera, ma soprattutto la prima di un italiano a Flushing Meadows. Se spesso si è detto che la brindisina aveva nelle corde un risultato di questa portata, in passato le era sempre mancata quella sicurezza nei propri mezzi, specialmente nei momenti più delicati. Oggi invece è stata tutta un’altra Flavia, una Flavia che in passato si è vista poche volte, quella Flavia dagli occhi di fuoco che vinse il titolo di Indian Wells lo scorso anno, una Flavia tatticamente ineccepibile, ma anche fenomenale nel mantenere i nervi saldi in momenti difficili, in quei punti e giochi dove la Halep ha provato a rimettere in discussione un match che aveva preso una buona piega per l’azzurra fin dall’inizio.
Le due si erano già affrontate quattro volte prima d’oggi, con tre successi per la pugliese, uno dei quali proprio a New York nell’anno della scoperta della rumena tra le prime del mondo, ma con l’ultimo confronto a Miami vinto proprio dalla giocatrice di Costanza. In tutti i casi sono stati match combattuti e di qualità, perché le due giocatrici producono un gioco simile, solido da fondo e ricco di accelerazioni, soprattutto di rovescio: i primi game hanno confermato le aspettative, con scambi lunghi e tattici, ma è stata la Halep la prima ad avere palle break. La Pennetta è stata bravissima a tenere il terzo game al servizio e soprattutto continuare a variare spin e velocità della sua palla, spingendo la rumena lontana dal campo con il dritto e accelerando di rovescio. La Halep ha provato a reagire, ma la sua voglia di fare meglio l’ha portata a quell’errore che spesso la attanaglia: l’essere troppo critica di se stessa. Di contro però l’azzurra ha tenuto alta la qualità e anzi, ha cambiato ancora le carte in tavola con un paio di ottime smorzate, mandando completamente in tilt la rumena, che ha ceduto di schianto. La pugliese ha tenuto le marce alte e con cattiveria si è presa il primo set per 6-1.
La rumena ha lasciato il campo, sperando di trovare tranquillità fuori dall’Artur Ashe ed è sembrata trovarla, perché nonostante un break iniziale a favore dell’azzurra, la numero due del mondo si è portata velocemente sul 3-1 in suo favore. In quel frangente, dopo un primo set in sordina, la Halep ha giocato il tennis di cui è capace, neutralizzando le palle alte e lavorate della Pennetta con dritti vincenti dall’alto in basso: molti si sarebbero aspettati un crollo mentale dell’azzurra, ma ancora una volta la Pennetta ha sorpreso tutti, trovando dal momento difficile lo stimolo per trovare il proprio miglior tennis. Se nel primo set era stata tatticamente ineccepibile, nel secondo set la brindisina ha fatto paura per l’esecuzione: il rovescio si è alzato di qualità, tanto da mettere in ombra perfino quello della sua avversaria con continue accelerazioni sia incrociate che lungo linea, che hanno lasciato continuamente la rumena ferma sul posto, una cosa che si vede ben di raro.
Dal 3-1, la numero 26 del seeding ha perso solamente un punto fino al 5-3, eccellendo in ogni colpo, dal servizio al dritto, dalle difese alla tenuta mentale. La Halep questa volta non ha mollato, ma non sembrava esserci modo di fermare la cavalcata della Pennetta, che in men che non si dica si è trovata ad avere due match point sul servizio della sua avversaria, due palle per il più grande risultato della sua carriera. Sulla prima, la Halep ha dovuto pescare un jolly con il dritto lungo linea per fare il punto, ma sulla seconda non ha tremato il braccio della trentatreenne, che ha trovato a sua volta un vincente imprendibile, chiudendo in meno di un’ora.
Ancora una volta, grazie Flavia per riscrivere la storia del tennis azzurro e chissà che la magia di New York non continui per ancora un capitolo…
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