di Alessandro Mastroluca
I dubbi di Eugenie Bouchard, le prospettive di Carole Zhao e Francçois Abanda, il presente e il futuro del tennis canadese. Ne abbiamo parlato con Roberto Brogin, il tecnico italiano che lavora per Tennis Canada e ha seguito Bouchard in un periodo fondamentale per la sua carriera, tra i 13 anni e mezzo e i 16.
Avendola conosciuta bene, come spiega le difficoltà che sta incontrando da Wimbledon 2014: solo “second year syndrome” o c’è di più?
Il percorso da pro di Eugenie è stato a mio modo di vedere molto singolare. I risultati per entrare fra le top ten sono stati quasi esclusivamente fatti nei tornei del Grande Slam. Pochissimi i match vinti nel circuito con un solo titolo WTA all’attivo. Tutto questo ha messo una velocità incredibile nel suo sviluppo non soltanto come giocatrice ma anche nelle mille decisioni manageriali da prendere. Entrata a far parte del piccolo cerchio di stars della WTA, Eugenie ha scoperto un mondo affascinante ma nello stesso tempo mille insidie pronte ad ostacolarne il percorso. Personalmente penso che in questo momento Eugenie si stia rendendo conto che per restare fra le top 10 bisogna prestare attenzione ai minimi particolari e che un minimo errore può causare problemi alla propria carriera.
Eugenie ha ammesso che i problemi sono più di carattere mentale che tecnico: lei si aspettava una simile crisi di fiducia?
Eugenie è una persona precisa alla quale piace l’organizzazione dentro e fuori dal campo. Il suo gioco è molto istintivo gioca d’anticipo prendendo il tempo alle avversarie, la sua tecnica e molto personale ma efficace, la sua qualità maggiore a mio avviso e la combattività e determinazione che riesce ad esprimere in campo e poco importa se in questo momento fatica ad imporsi, sono certo (non da tifoso) che presto tornerà a far parlare del suo tennis.
Dal punto di vista tecnico, comunque, della varietà di soluzioni ha ancora margini di miglioramento, penso per esempio alle chiusure in avanzamento. Da suo ex coach, per uscire da questo momento, al di là degli aspetti mentali, su quali dettagli del gioco dovrebbe concentrarsi?
Da qualche mese a questa parte Eugenie fatica a ritrovare il suo servizio con il quale riusciva a vincere parecchi punti, la sua risposta al servizio è meno incisiva e noto che quel famoso istinto di cui parlavo prima è meno presente. La mancanza di fiducia in campo ti fa pensare a volte troppo, e per una giocatrice con le caratteristiche da attaccante come Eugenie è sicuramente un problema da risolvere.
Complessivamente, che consiglio le darebbe in vista dell’ultima parte di stagione?
Eugenie è ancora fra le prime 32 teste di serie ai prossimi US Open, per cui massima attenzione nel preparare questo torneo dove conoscendo il suo passato potrebbe succedere qualsiasi cosa. Ritrovare un po’ di serenità persa e magari fare una tournée di 3/4 tornei solamente con allenatore e preparatore atletico in modo da trovare un po’ di tranquillità e concentrarsi su quello che sa fare meglio, cioè giocare a tennis.
Allarghiamo un po’ il campo alla situazione del tennis canadese, con Carole Zhao e soprattutto Françoise Abanda che si stanno facendo notare. Qual è a suo giudizio il loro potenziale? Quali sono i loro punti di forza, in termini di personalità e stile di gioco?
Conosco molto bene Carol avendola allenata per 3 anni al centro tecnico nazionale. Una perfezionista nata, buona esperienza a livello juniores finendo fra le prime 5 del mondo. A livello pro ha ottenuto vittorie importanti contro le prime 100 del mondo. Tennis estroso, ottimo servizio nonostante la sua statura, e un buon gioco al volo; da migliorare la sua tattica di gioco, ancora acerba. Attualmente studia e gioca per l’Università di Stanford negli USA. A presto comunque vedremo la sua entrata a tempo pieno sul circuito maggiore. Abanda è sicuramente uno dei migliori talenti tennistici che il Canada abbia mai visto, a livello juniores è stata fra le top dieci a solamente 14 anni grazie a un fisico atletico e predisposto allo sport. Ha un tennis aggressivo e preciso, servizio e gioco al volo sono da migliorare. Il suo carattere introverso e a volte svogliato, come succede a tanti giocatori di talento, l’ha portata a frenare la sua scalata verso le parti alte del circuito. Mi aspetto molto da questa ragazza è le speranze sono più vive che mai!
Proprio i successi di Zhao e Abanda sembrano confermare quanto disse un paio di anni fa, ovvero che la compresenza di più culture diverse è uno degli atout del Canada e di Tennis Canada. E’ così anche a livello di coach in federazione?
Ribadisco che uno dei punti di forza del Tennis in Canada è proprio la presenza di allenatori provenienti da diversi paesi del mondo. Un puzzle che una volta messo saggiamente insieme può portare dei risultati importanti. L’umiltà che il nostro direttore ha imposto nella mentalità di tutti noi coach federali è un altro punto chiave, per esempio crescere giocatori e giocatrici senza pensare di esserne proprietari. Se le strade di divideranno si resta comunque consapevoli del buon lavoro svolto.
Al maschile, dietro Raonic, Peliwo sta facendo un po’ di fatica nella transizione da junior a pro: si aspettava che per lui i tempi di maturazione sarebbero stati un po’ più lunghi?
Peliwo Campione del mondo juniores con due slam vinti, due anni addietro raggiunse la 200esima posizione ATP. La sua transizione dal mondo junior a Pro è sempre oggetto di discussione fra noi allenatori federali. Sicuramente ci aspettavano visto i suoi risultati una scalata più precoce ma ogni giocatore ha il suo percorso personale. Attualmente ha ripreso ad allenarsi con noi al centro federale si sta cercando di trovare il miglior cammino per far crescere Philip come uomo e come giocatore.
Un’ultima domanda: due giocatrici e due giocatori su cui puntare per il futuro del tennis canadese.
A livello maschile vi do due nomi da seguire: Felix Auger Aliassime (classe 2000), che ultimamente ha raggiunto i quarti di finale in un Challenger 100.000$ e Denis Shapavolov (classe 1999). A livello femminile: Bianca Vanessa Andreescu, classe 2000, e Charlotte Robillard Millette, classe 1999.
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