Martin Mulligan e la storia della Fila: da Borg ai giorni nostri.

Martin Mulligan
di Dario Pennino (DP Sport Management)

Nove del mattino in California, sei del pomeriggio a Napoli: con i fragori di un temporale che solo provvisoriamente intervalla un’estate infuocata, si svolge la mia intervista a Martin Mulligan. Ci siamo rincorsi per settimane, forse mesi: complici i suoi frequenti impegni in giro per il mondo a seguire tornei e giocatori. Ma ora ci siamo. “Martin, mio onore e piacere essere qui a parlare con te“. “Dario, mi spiace solo del tempo che abbiamo impiegato per realizzare il tutto, ma credo che questa chiacchierata su skype sia il risultato più efficace che potevamo raggiungere“.

Mulligan è stato un tennista australiano, cinque volte nella top ten, numero tre nel mondo come best ranking nel 1967, ha anche assunto il ruolo di coach per la Federazione Australiana. Dal 1969 al 1979 invece l’evoluzione della sua carriera professionale. Nell’occasione di una trasferta in Italia per una esibizione con Nicola Pietrangeli, riceve una proposta di lavoro come manager da parte di Diadora. Martin era già coinvolto nelle relazioni con la Fila, che però non produceva scarpe, o comunque all’epoca le aziende non realizzavano l’abbigliamento tennistico completo. Solo a metà degli anni ’70, la Fila inizia a produrre anche scarpe, e diviene un brand globale con obiettivi ambiziosi. Inizia così l’avventura che non avrà mai fine. L’azienda originaria di Biella infatti aveva un programma di sviluppo negli Stati Uniti. Come prima mossa acquisisce la licenza del suo distributore fino ad insediarsi stabilmente a San Francisco, dove tuttora si trovano gli uffici della sede americana (oggi il marchio è in mano sud-coreane).

Bjorn BorgMartin, con tante evoluzioni, cambiamenti, vi sentite ancora un po’ italiani?
“Beh, la società ci tiene a conservare un’anima tricolore, abbiamo un piccolo ufficio a Biella, in Corea i centri di design si servono anche di bravi stilisti italiani, tuttavia devo ammettere che non possiamo più considerarci un marchio italiano”.

Cosa successe alla Fila, quale fu l’impulso per la grande notorietà?
“Bjorn Borg, senza dimenticare che insieme al campione svedese iniziano a veleggiare colori e disegni sulle magliette. Bjorn era un vincente, e poi quel suo look, quei capelli lunghi, insomma la passione che il pubblicò gli riservò fu travolgente, e Fila in quegli anni è letteralmente esplosa. Aggiungerei John Mc Enroe come nostro personaggio-chiave, che tanti nemmeno sanno essere stato un nostro giocatore. E poi Panatta, decisamente un testimonial di spinta per noi, vincitore al Roland Garros. Vedo ogni tanto Adriano, è stato un grande tennista, ancora oggi veste i nostri indumenti. Comunque, nel momento del boom eravamo in un mondo diverso. Ricordo che una maglietta Fila costava novanta dollari, centotrenta una tuta. Se ancora oggi puoi trovare una tuta con quel livello di prezzo, le t-shirt hanno decisamente costi più accessibili”.

Kim ClijstersMa chi è stato o chi è il tuo tennista preferito?
“Ecco! la domanda che non si fa, Dario” – sogghigna divertito, ma forse se l’aspettava – “Kim Clijsters. Una persona stupenda, sempre gentile, sorridente, disponibile. Sì Kim, senza dubbio”.

Bello, allora visto che sei aperto a domande di questo tipo, ne faccio un’altra: il più grande tennista della storia?
“Qui mi dispiace, ma non ho una risposta. Grandissimi giocatori li abbiamo avuti in tutti i tempi, e poi tu sai, materiali diversi, racchette di legno contro racchette come quelle attuali, quasi impossibile fare paragoni. Però, però…”.

Però, però… dai, due nomi..?
“Rod Lever e Roger Federer. E poi in tutta onestà anche su Federer avrei qualche riflessione, se pensi che nei confronti diretti ha un numero negativo con Nadal e Djokovic”.

Il temporale cessa i suoi toni, ed io vado avanti nella intervista, ormai eccitato. I tre grandi campioni del futuro. Tre nomi Martin, solo tre…
“Anche qui, cosa dirti: Milos Raonic; e poi bisogna andare a vedere i ragazzi di venti anni, ce ne sono tanti e forti. Andrej Rublev mi piace molto”

E tra gli australiani, Kyrgios?
“Non credo, penso Kokkinakis”.

Un altro tema è legato alla forte competizione presente tra i marchi. E pongo un’altra domanda, in perfetto stile italiano, “Chi è il migliore?” sapendo bene che nella cultura anglosassone non si discredita mai l’avversario, o, viceversa, non ci si accredita mai come “il migliore”, ma sempre tutto avviene nel pieno rispetto di un sano fair play. E infatti, lui risponde. “Adidas e Nike sono forti“. “Va bene“, gli dico, e insisto, “Ma spieghiamo al nostro lettore perché un consumatore dovrebbe acquistare Fila e non un’altra marca“. “Si, capisco la domanda: perché gli piace di più. E’ una preferenza: magari il design, o forse gli calzano bene le scarpe oppure è più confortevole nell’indossare i nostri capi“. Passo ad aspetti legati alla commercializzazione, e mi dice: “Abbiamo una distribuzione variegata. A parte il sito web corporate, puoi immaginare che i nostri articoli sono presenti in tanti negozi online. In passato la vendita era concentrata nei mono-marca di proprietà, ma ora a parte la Corea dove si contano più di seicento shop, abbiamo dei corner nei centri Adriano Panattacommerciali, ma soprattutto Fila è presente nei negozi multi-marca“.

Martin, il tuo torneo Slam favorito?
“Australian Open. E non perché sono australiano, ma lì è bello tutto, atmosfera più rilassata, ambiente stupendo. E poi dico Wimbledon, magico il suo senso, prestigioso in assoluto. Ben distanti metterei Parigi e US Open”

Qual è il tuo sport preferito dopo il tennis?
“Mi piacciono tutti, li seguo con piacere. Direi Formula 1. Non dimenticare, o forse tu non sai, che Fila ha un passato in F1 con i team BMW e Ferrari”

Martin, tu giri il mondo, ma quando sei a casa in California da quello che comprendo ti piace rilassarti, vedere la TV. Ho un’ultima domanda per te: il tuo ristorante preferito qual è?
“Qui non ho dubbi: Locanda Positano a San Carlo. Vicino casa mia, ma che bello e  che buono il cibo lì”.

Decidiamo di terminare così la nostra conversazione. Ai prossimi successi, Sir Martin.

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