La Stanchezza non va sottovalutata

allenamento

di David Di Segni (fisioterapista, posturologo, specialista in problematiche alla colonna e dello sport)

La stanchezza ​è un sintomo talmente generale che non è ovviamente possibile sviscerare il problema in un articolo limitato. Talvolta in uno sportivo diventa un problema serio che necessita di una attenzione particolare e va indagata nella sua interezza.

In queste note ci limiteremo a parlare della stanchezza che insorge in un soggetto con le seguenti caratteristiche:

● a)svolge un’attività sportiva continua e intensa;
● b)segue un allenamento correttamente programmato in modo da evitare problemi di sovrallenamento;
● c)segue un regime alimentare corretto e normale;
● d)non è reduce da patologie particolarmente importanti né soffre di patologie croniche e/o di affezioni stagionali;
● e)non è in particolari condizioni di stress (lavorativo, familiare ecc.)

È la condizione abbastanza tipica di molte persone che conducono una vita sana e nonostante ciò entrano in periodi di stanchezza, a volte inspiegabili. Notiamo come la specifica del punto b) sia il più delle volte superflua. Il sovrallenamento è spesso utilizzato a sproposito per mascherare cause sconosciute in atleti non professionisti che comunque si allenano tutti i giorni.

Il medico o il f​isioterapista ​poco “sportivi”, valutando le analisi dei loro pazienti concludono affrettatamente che alti valori delle transaminasi, alti valori di CPK, o di uremia sono sicuramente sintomo di sovrallenamento. In realtà tali valori sono da mettersi in relazione con un allenamento intenso svolto magari proprio la sera prima delle analisi. I​l vero sovrallenamento ha sintomi che vanno ben al di là della semplice stanchezza, ​è un vero e proprio quadro patologico che raramente interessa lo sportivo dilettante (a meno che non faccia della pratica sportiva l’unica ragione della sua vita!) perché esistono una serie di blocchi esistenziali (il classico: ma chi me lo fa fare?) che impediscono il superamento della soglia di sicurezza.

Tornando alla stanchezza, due sono i fattori che conviene monitorare:

L’ematocrito​ – Un’anemia da sport (soprattutto negli sport di resistenza) può essere la naturale reazione agli allenamenti e può essere leggermente complicata da fattori stagionali e/o alimentari. Avere l’ematocrito a 38 quando normalmente lo si ha a 42 (ricordiamo che 42 è la soglia di normalità per un sedentario, ma uno sportivo può avere valori anche inferiori senza che vi sia nulla di patologico) provoca, oltre a un netto scadimento delle prestazioni, anche una sensazione di stanchezza a riposo. La sensazione è amplificata se (come spesso succede negli sportivi) la pressione arteriosa tende a valori bassi (il classico capogiro per un brusco cambio di posizione, da sdraiato a eretto). È importante rilevare che ciò che conta non è il valore assoluto dell’ematocrito, ma la sua caduta. La stanchezza insorge quando c’è una differenza negativa con la condizione di normalità. Nulla si può concludere perciò con un solo esame, occorre conoscere il valore normale, magari di quando l’atleta ha ottenuto buoni risultati. Ci sono soggetti che stanno benissimo con 41 di ematocrito (e hanno sempre 41) e altri che a 43 (hanno 46 come valore normale) si sentono stanchi e svuotati. Ecco perché è utile eseguire analisi con una certa regolarità (diciamo trimestralmente).

Gli ormoni tiroidei​ – Anche un diminuito funzionamento della tiroide può produrre stanchezza. Mentre un ipertiroidismo è sempre una condizione patologica, un leggero ipotiroidismo (cioè valori leggermente inferiori alla norma) può non essere patologico, anche se causa sintomi poco piacevoli come stanchezza e aumento di peso corporeo. L’ipotiroidismo leggero può dipendere dall’età o anche da un regime alimentare controllato che porta l’organismo a risparmiare sul metabolismo. Per sapere come funziona la tiroide occorre inserire nelle analisi anche il controllo di FT3, FT4 e TSH. Anche in questo caso è utile avere un riscontro con una situazione di normalità precedente.

Ricordiamo infine, che come sempre accade, la salute di un atleta è sempre in mano a specialisti, che anche in presenza di sintomi, ma analisi corrette devono mettere in correlazione anche la clinica, per aiutare il loro paziente e cercare di risolvere la sua problematica.

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