In un mondo del tennis sempre più vario e globale ci sono sempre meno certezze, ma una di queste è che ogni giocatore formatosi nell’ex Cecoslovacchia abbia un’impostazione tecnica ottima che è stata la ragione per cui una terra così piccola e non così altamente popolata abbia prodotto tantissimi talenti di livello assoluto, sia a livello maschile che femminile. Le tante vittorie nei tornei a squadre, sia in Coppa Davis che in Fed Cup, della Repubblica Ceca hanno decisamente oscurato i risultati raggiunti dagli atleti slovacchi specialmente negli anni più recenti, ma non possiamo dimenticare come questi ultimi siano riusciti nel 2005 a raggiungere un’insperata finale di Davis e abbiano prodotto Top Ten come Hantuchova e Cibulkova. Se sono tanti gli atleti cechi dal promettente futuro, gli occhi dei fans slovacchi si concentrano in particolar modo su una ragazza dalla lunga trecchia castana, dall’aria affabile e quasi ingenua ma dai colpi di assoluta qualità, Anna Karolina Schmiedlova. La slovacca classe 1994 ha vissuto un’ottima carriera a livello juniores, culminata con la finale raggiunta al Roland Garros Under 18 persa contro un’altra tennista del ’94 ora in Top 100, Annika Beck. La sua transizione dal mondo degli juniores a quello dei “pro” non è stata così fulminante, ma comunque rapida per gli standard di oggi e soprattutto convincente: ad ogni torneo disputato, tra cui tanti ITF giocati in Italia tra il 2012 e il 2013, erano evidenti piccoli ma significativi miglioramenti apportati al suo gioco grazie al supporto dei coach slovacchi (si allena insieme alla sorella minore Kristina, finalista nel 2014 a Wimbledon juniores, a Bratislava) e della madre, esperta di tennis ma a differenza di tantissimi altri genitori (padri, in particolare) in grado di non entrare in maniera eccessivamente viscerale e controproducente nella vita e nella carriera dei figli tennisti.
Senza eccessivi aiuti da parte di sponsor ma sotto gli occhi vigili della sua federazione è cresciuta seguendo la precoce scalata al successo di Daniela Hantuchova, ancora oggi ad alti livelli seppur protagonista di exploit sempre più rari, e di Dominika Cibulkova, capace lo scorso anno di raggiungere la finale a Melbourne e la Top Ten nonostante gli appena 161 centimetri d’altezza. Il tennis della giocatrice di Kosice, città a ben 3 ore di auto dalla capitale e della sua sede di allenamenti Bratislava, non è esplosivo come quello delle più note connazionali appena citate, ma è caratterizzato da una notevole solidità e da pochi punti di debolezza. Il diritto è in continuo miglioramento e, come dimostra la splendida finale giocata a Bucarest contro una straordinaria specialista della terra rossa come Sara Errani, è in grado di sfruttare sia gli angoli strettiche di accelerare in maniera definitiva in lungolinea ogni qualvolta trovi lo spazio per farlo; anche il diritto giocato centralmente o quello più alto con topspin accentuato sono saggiamente chiamati in causa dalla slovacca ogni volta che la situazione in campo lo richiede. L’attenzione alle situazioni tattiche che si vengono a creare è il motivo per cui la Schmiedlova è riuscita a crescere in maniera così convincente negli ultimi mesi, ma ad essa va affiancata la capacità di giocare un rovescio in maniera fantastica: sia incrociato che lungolinea, sia in spinta a buttare fuori l’avversaria che giocato stretto al fine di aprirsi il campo per un successivo lungolinea, è sempre gestito in maniera ottimale, mai corto e sempre in grado di creare i giusti presupposti per concludere il punto. Se con il diritto spesso deve appoggiarsi ai colpi delle avversarie per trovare la potenza necessaria (è sì alta 176 centimenti, ma è dotata di un fisico piuttosto esile e scattante che non le permette di trovare picchi di velocità eccessivamente elevati), con il rovescio è invece in grado di trovare la forza per spingere in qualsiasi circostanza al fine di “chiudere” spesso le avversarie sulla diagonale sinistra prima di terminare il punto coi colpi in lungolinea o venendo avanti. Se però i colpi da fondo sono già tali da permetterle di sognare un approdo tra le prime 25/30 del mondo entro fine anno (ad oggi è numero 28 della Race), i colpi al volo necessitano di essere migliorati in maniera significativa: i suoi approcci a rete non sempre le permettono di chiudere direttamente il punto e le volée che si trova a giocare spesso non sono ben eseguite e molte volte si intestardisce nel giocare immediatamente una stop-volley al fine di evitare di dover colpire una seconda volta al volo. Contro la Errani in Romania spesso ha vanificato la buona costruzione di punti da fondo con conclusioni a rete decisamente rivedibili; per quanto riguarda gli schiaffi al volo è decisamente più sicura, soprattutto dalla parte del rovescio. Il servizio è buono e la prima palla in generale è ben gestita per quanto riguarda rotazioni e direzioni: seppur l’impugnatura non permetta di raggiungere velocità sconvolgenti, con un ottimo lavoro di gambe riesce ad ottenere un’esecuzione assai efficace; la seconda invece è migliorabile poiché, nel momento in cui la coordinazione non è ottimale, rischia di risultare eccessivamente corta e nemmeno la rotazione impressa può causare eccessive problematiche alle avversarie in risposta.
Il suo gioco ben si adatta sia al cemento che alla terra, ma è proprio il “rosso” che sembra poterle dare maggiori soddisfazioni in futuro; quasi tutti i risultati più rilevanti in carriera come la finale al Roland Garros juniores, la prima finale WTA a Rio, il secondo titolo WTA a Bucarest (il primo è stato vinto sul cemento indoor di Katowice, superificie sulla quale è nata e cresciuta, contro la nostra Giorgi) e la miglior performance in uno Slam fino ad ora a Parigi lo scorso anno (con tanto di vittoria in rimonta, sigillata da una splendida accelerazione di rovescio stretta sul match point, contro Venus Williams al secondo turno) sono stati da lei ottenuti sul rosso e anche tantissimi risultati a livello ITF, dai 25,000$ ai 100,000$, sono stati raggiunti sul mattone tritato. Per una giocatrice che allo stesso tempo si muove bene come lei, che riesce a far giocare tante palle alle sue avversarie ma che è anche in grado di concludere i punti da fondo con vincenti, il rosso deve essere la sua terra (letteralmente) di conquiste: negli ultimi anni le specialiste di questa superficie sono sempre meno e, anche per una tennista cresciuta lontano dalla filosofia del gioco sul mattone tritato, sfruttare al meglio i segreti del rosso e i punti di forza del suo gioco che si sposano alla perfezione col gioco sul ‘lento’ può essere un affare in termini di punti guadagnati e risultati di rilievo che può raggiungere negli anni a venire. Il tutto deve ovviamente essere accompagnato da vittorie anche sul cemento (di questi tempi un anno fa non era riuscita a portare a casa nemmeno un match nelle stagioni sul cemento americano ed asiatico e quindi quest’anno per lei si presenta la ghiotta occasione di portare a casa punti importanti, soprattutto contando che si sta avvicinando sempre più anche nella classifica WTA alle posizioni da “seeding” nei tornei dello Slam) e da una minor avversione al gioco su erba, che per le caratteristiche di Anna Karolina per quanto riguarda movimento in campo, impugnatura ed impostazione tattica, sembra essere la superficie meno congeniale al suo gioco.
Questo 2015 può essere in definitiva il suo anno di svolta: da tennista fuori dalle prime 50 sta, nemmeno troppo lentamente, raggiungendo il livello di giovani ben più note e considerate future atlete di vertice. I due titoli già collezionati quest’anno, i miglioramenti che caratterizzano la sua stagione in molti aspetti del gioco (emblematici i passi in avanti soprattutto in termini di tenuta mentale e di capacità di gestire al meglio i momenti topici dell’incontro mostrati nel confronto tra la finale persa in due set a Rio contro la Errani e quella vinta, sempre contro la romagnola, a Bucarest), la sua innata capacità di lottare sempre, come dimostrano i tantissimi match disputati e spesso vinti al terzo set in stagione, tra cui tutti i primi 6 giocati nel 2015, ma anche di prendere sempre più fiducia man mano che il torneo prosegue (splendida in questo senso la sua cavalcata in terra rumena in cui non ha ceduto nemmeno un set in cinque match e ha ceduto un totale di appena 26 games, il numero minore di giochi ceduti nell’arco di un torneo per aggiundicarsi il titolo finale nel 2015 dopo Sharapova a Brisbane e Wozniacki in Malaysia) al fine di dettare con più convinzione il gioco e non affidarsi troppo al suo seppur ottimo gioco di gambe sono elementi significativi di una cresciuta molto interessante. Non sappiamo se riuscirà a progredire fino a raggiungere i livelli da Top 20 e di crescere nonostante una personalità piuttosto schiva e riservata, ma proprio questo aspetto del suo carattere può permetterle di focalizzarsi sull’allenamento senza eccessive distrazioni e pressioni che, per una ragazza di 20 anni, possono essere non semplici da gestire.