Di Giulio Gasparin (@giuliogasparin)
Per uno spettatore, anche casuale, è facile intuire se Maria Sharapova stia giocando anche senza guardare in campo o alla televisione. Le sue urla, ormai inconfondibili, e il suo angolo rumoroso sono un immediato indizio della sua presenza, che la russa non manca di far notare anche a chi le si trova di fronte, separata solamente dalla rete. È una ragazza intelligentissima la siberiana, tanto da non lasciare mai nulla al caso, per cui anche quando trascina la partita ad una battaglia mentale sa come colpire senza violare il regolamento.
“Io provo sempre a giocare in maniera sportiva, ma oggi non mi è sembrato che fosse lo stesso dall’altra parte.” Così Coco Vandeweghe aveva parlato dopo il suo match con Maria Sharapova e per questo è stata duramente attaccata da parte della stampa e soprattutto dai tifosi della siberiana. Nulla contro il regolamento, ma l’americana si è lamentata a più riprese dei movimenti della sua avversaria durante il suo lancio di palla al servizio. Questo spiega anche la stretta di mano non troppo calorosa tra le due, inacidita forse anche da un pugnetto della russa al primo cambio campo del terzo set, arrivato molto dopo la fine del gioco, non appena fosse stata sicura di incrociare lo sguardo della californiana. Forse l’americana non ha brillato per eleganza nel commentare apertamente questa situazione, ma non è di certo l’unica ad essersi lamentata negli anni di Masha, che nel circuito non gode della più diffusa ammirazione. Certo con il successo arrivano anche invidia ed invidiosi, ma sembra che la numero tre del mondo sappia esattamente quali tasti premere durante un match per innervosire le avversarie e mettersi in posizione di vantaggio quando tutto si decide sul piano dei nervi.
È un talento che deriva da una grandissima accortezza per cui quasi mai ciò che fa va contro il regolamento, per cui alle avversarie che si lamentano l’arbitro non può che dire di continuare a giocare, causando a volte un ancora maggior fastidio da quella metà della rete. Ne è esempio lampante la famosa eternità che sembra spesso passare tra la prima e la seconda della Sharapova, ma, per quanto questo possa infastidire chi si trova a rispondere, nel regolamento si parla di un tempo limite tra la fine di un punto e la prima di servizio, non del tempo tra i due servizi. Se poi rimaniamo in tema di pause, la due volte vincitrice del Roland Garros si presenta come correttissima nell’uso del trainer, chiamando in campo il fisioterapista solo nei rari casi in cui ne abbia bisogno, differenziandosi così da altre giocatrici che invece sfruttano il trainer per interrompere il momento negativo (proprio nel caso di Maria, famosa è la sua sfuriata con la Ivanovic e il suo “check her blood pressure). È divenuta però ormai una tradizione per lei quella di lasciare il campo per un toilet break qualora perda il secondo set: forse la più famosa è stata quella della finale del Roland Garros dello scorso anno, quando poi batté Simona Halep.
L’arrivo di alcune che forse urlano anche più forte della Sharapova hanno forse distolto l’attenzione su di lei, che comunque ancora spesso viene notata per la sua ugola, anche perché distraente secondo alcune sue avversarie. “Chi riceve crede che la palla stia arrivando molto più forte di quanto non sia a causa dell’urlo che arriva con la palla,” così ha una volta commentato Jelena Jankovic riguardo il gioco della russa. “Di conseguenza tu fai un mezzo passo indietro pensando ti stia per arrivare una pallata, una bomba, invece non è così. Non penso sia accettabile, io non ho bisogno di urlare così forte e nemmeno queste ragazze, è ridicolo e non sono l’unica a lamentarsi.” Sullo stesso tema anche Caroline Wozniacki si è espressa, seppur non direttamente rivolgendosi alla Sharapova dicendo che ci sono ragazze che lo fanno apposta per non farti capire quanto forse stiano colpendo la palla, urlando a squarciagola anche su palle meno spinte. La danese ha poi aggiunto che solitamente queste sono le ragazze che in allenamento non senti emettere alcun suono, dettaglio che ha probabilmente centrato il bersaglio nella ragazza seguita da Sven Groeneveld.
Altre ancora hanno fatto notare come Maria cambi il grunt per alcuni punti quando il punteggio si fa complicato, creando una situazione di momentanea confusione per chi dall’altra parte ormai si era abituato al rumore di accompagnamento dei suoi colpi. Ma la siberiana su questo tema si era difesa qualche anno fa, quando ad accusarla era stata Agnieszka Radwanska agli Australian Open, seppur sconfitta dalla Azarenka. “Lei non è già tornata in Polonia?” fu la risposta. “Nessuno abbastanza importante mi ha mai detto di fare qualcosa di diverso.”
E dunque? Maria Sharapova, come in tanti altri aspetti della sua carriera, quali la gestione della sua immagine e il rapporto con i media, si dimostra essere una donna intelligentissima e conscia di come giocare una partita di nervi con ogni mezzo per portare a casa l’incontro. Il famoso mito della sua quasi imbattibilità al terzo set è riconducibile alle superbe capacità di lottatrice, ma anche quelle di sapiente giocatrice delle proprie carte per stabilire la sua superiorità psicologica, una qualità non sono innata, ma sapientemente ricercata e coltivata, e poiché quello che fa non va contro il regolamento, può non piacere il metodo, ma va applaudita l’arguzia.
Leggi anche:
- None Found