(Simone Amorico – Foto Nizegorodcew)
di Roberto Commentucci
Il giocatore più interessante visto all’opera in questa edizione 2009 dei campionati assoluti regionali del Lazio, arrivati oggi alle semifinali nella bella e prestigiosa cornice del Circolo Canottieri Roma, non è stato né un giovane emergente (il promettente ’91 Stucchi, che da qualche tempo si allena a Valencia, è attualmente in fase di ristrutturazione tecnica e fisica) né un veterano (gli eterni Cobolli e Santopadre sono ormai ben noti agli appassionati).
La sorpresa del torneo risponde invece al nome di Simone Amorico, classe 1981. Padre italiano, madre cino-americana, Simone ha letteralmente entusiasmato il pubblico con il suo gioco spumeggiante e spettacolare. Il ragazzo dai tratti asiatici ha impressionato soprattutto nei due match vinti contro il sempre ostico Cobolli e contro il giovane Stucchi, entrambi domati in due set. La sua corsa si è arrestata solo al penultimo atto, al cospetto del solido Marco Viola, n. 700 Atp.
Insomma, da dove salta fuori questo Amorico?
Pochi sanno che Simone, coetaneo di Volandri e Starace, è stata una grande speranza juniores del tennis a stelle e striscie. Nel suo palmarès under 18 figurano scalpi importanti, quali quello di Jurgen Melzer e di Fernando Gonzales, un quarto di finale all’Aus Open 1999 e una semifinale a Santa Croce.
La Fila, considerandolo un grande talento, gli aveva messo gli occhi addosso e gli aveva garantito un cospicuo contratto di sponsorizzazione. Simone aveva iniziato a competere nei futures, era rapidamente entrato in classifica mondiale, ma poi abbastanza improvvisamente preferì smettere per dedicarsi agli studi.
Ora, tornato a Roma, sua città natale, e divenuto socio del Circolo Canottieri Lazio, gioca pochissimo a tennis, quasi solo le competizioni a squadre. Ma vederlo giocare è ancora uno spettacolo.
Fisico rapido e compatto, alto poco più di 1,80, Simone ha una grandissima reattività ed è anche molto esplosivo. Giocatore tipico da cemento all’aperto, (è cresciuto negli USA, e si vede) il suo tennis si basa su un ottimo servizio, dal gesto molto fluido e continuo, con una grande accelerazione della testa della racchetta. Le traiettorie migliori sono quelle piatte centrali, da cui raccoglie parecchi punti, mentre lo slice è meno incisivo. La dote migliore del nostro è però la grande reattività in risposta, specie dalla parte del rovescio. Simone alla ribattuta adotta una posizione molto aggressiva, (tipica dei tennisti da veloce) e riesce spesso a rispondere d’incontro a tutto braccio su prime anche pesanti, rubando il tempo all’avversario, ancora in uscita dal servizio.
Dei due fondamentali, il migliore è senza dubbio il sontuoso rovescio, bellissimo gesto ad una mano impattato sempre ben avanti al corpo. Traiettoria quasi piatta, ottimo timing, letale in lungolinea. Il diritto, meno sicuro e naturale, è un colpo tipico da cemento: gesto molto compatto e preparazione breve lo rendono molto valido e incisivo quando può impattare palle veloci, ma è un fondamentale che sulla terra va in grande difficoltà nello spingere su colpi senza peso. Il repertorio dell’italo-americano è poi completato da una buonissima mano e da un ottimo gioco al volo.
Il suo maggiore limite, oltre alla desuetudine agonistica (praticamente non fa attività) è costituito dalla relativa leggerezza di palla, che sulla terra, in particolare, diventa un handicap notevole.
Oggi il bravo Marco Viola, giocando un ottimo match, ne ha avuto ragione con un 63 64 piuttosto netto. Ma siamo convinti che se l’incontro si fosse giocato sul cemento, il match avrebbe avuto un esito ben diverso.
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