Qual è il rapporto tra lo sport e il concetto di “casa”? Ovvio pensare che non si tratta di una banale indirizzo da recuperare su una carta d’identità, il nostro senso comune magari potrebbe proiettarci l’immagine di uno stadio dove c’è la squadra di casa e quella in trasferta. La stessa domanda, ristretta ad uno sport individuale come il tennis, è già più difficile da affrontare, soprattutto per via della mobilità dei suoi interpreti che da una settimana all’altra riempiono il loro mappamondo personale di tante bandierine a cui corrispondo i luoghi dei tornei giocati in carriera.
Più facile, quindi, pensare che la “casa” di un tennista riguardi un circolo all’interno dei confini nazionali, un posto in cui il pubblico abbandona la sua consueta neutralità e si lascia andare in un sincero tifo per il beniamino di casa. Ma c’è un altro magico fenomeno che vale la pena di menzionare: quello di essere “adottato” da un torneo grazie alle grandi prestazioni offerte sul campo. Per raccontare meglio queste relazioni non c’è modo migliore che parlare del rapporto tra Roger Federer e il torneo di Halle, un rapporto che ha raggiunto il suo apice nel Giugno del 2012 quando la strada che collega il Gerry Weber Sportpark al campo centrale di Halle (il Gerry Weber Stadium) è stata chiamata “Roger Federer-Alle”, esempio rarissimo di una strada intitolata ad uno sportivo ancora vivente. Fuori dallo stadio del Manchester United c’è una via intitolata a “Sir” Alex Ferguson, a Diego Armando Maradona è stato dedicato lo stadio dell’Argentinos Juniors (la sua prima squadra) e ritornando al mondo del tennis si può citare la Rod Laver Arena, il campo centrale dell’Australian Open. Tutti questi esempi, comunque, riguardano leggende che avevano terminato la loro attività. Federer invece si trova nella curiosa situazione di percorrere una via con il suo nome prima di entrare nello stadio centrale del torneo per giocare i suoi match.
Insieme a Wimbledon e Dubai, il torneo di Halle è la competizione vinta più volte dallo svizzero, con ben 7 affermazioni. Vittorie che hanno legato il nome di Federer a quello del torneo e che trovano conferma nelle conferenze stampa: <“Halle è la mia seconda casa”, “con gli organizzatori ho firmato un contratto a vita, fin quando starò bene giocherò sempre qui”, “Wimbledon e Halle sono dei tornei che mi diranno quanto ancora potrò giocare”. Considerando che Dubai è un torneo scelto soprattutto per ragioni economiche e che una competizione come Wimbledon non potrà mai appartenere ad un solo tennista, Halle rappresenta la vera seconda casa di Federer, un rapporto speciale e molto raro da trovare in altri tornei.
A circa 700 chilometri dalla sua Basilea, l’impianto del Gerry Weber Open, ha svolto per Federer una doppia funzione grazie alla sua posizione in calendario: su questi campi lo svizzero ha imparato a cancellare immediatamente le delusioni ricevute nel Roland Garros attraverso nuove vittorie e, allo stesso tempo, iniziava a testare le sue condizioni per Wimbledon, l’obiettivo principale di ogni sua stagione.
Halle, però, non è stato il primo amore. Nel 1999 un giovanissimo Federer aveva optato per il torneo di Londra del Queen’s (i tornei si giocano in contemporanea dal ’93) che meglio riproduceva le condizioni di Wimbledon, salvo poi non ritornarci e preferire l’erba più rapida del torneo tedesco (dotato anche di un tetto sul campo centrale). Qui ha perfezionato il suo istinto, la sua varietà di colpi e ha imparato a gestire molto bene il cambio di superficie. Qui ha capito che poteva vincere Wimbledon. La sua prima affermazione, infatti, è arrivata nel 2003 con la vittoria in finale su Nicholas Kiefer, avversario che nell’edizione precedente lo aveva battuto. Due settimane più tardi partì la sua cavalcata per il suo primo slam. Dal 2003 al 2008 ha messo a segno un record che difficilmente verrà battuto: 65 vittorie consecutive sull’erba che gli hanno permesso di vincere 5 Wimbledon consecutivi e 5 tornei in Germania. Nel mezzo c’è stato un match, targato Halle 2006, che ha rischiato di spezzare questo record: in un quarto di finale apparentemente innocuo, Federer affrontava un Olivier Rochus indemoniato e fu costretto ad annullare ben 4 match point nel secondo set e vincere al tie-break del terzo, fu uno dei pochi casi in cui il regno di Federer scricchiolò in una delle sue roccaforti. Quel record fu spezzato solo da uno straordinario Nadal nella storica finale giocata a Wimbledon nel 2008.
Con il passare degli anni, poi, Federer doveva far comunicare il calendario dei tornei con il suo fisico, dimostrando una gestione maniacale delle energie che gli ha permesso di arrivare in condizioni eccellenti nei finali di stagione. Questo lo ha costretto ad abbandonare il torneo nel 2007, 2009 e 2011: in tutti e tre i casi lo svizzero aveva giocato la finale del Roland Garros di domenica ed era costretto a tempi di recupero maggiori, visto che ad Halle si partiva con il primo turno il martedì o il mercoledì. Questa piccolo difetto di collocazione è stato risolto a partire da quest’anno: le settimane sull’erba sono aumentate ed Halle si gioca ad una settimana di distanza dallo slam parigino.
Come tutte le grandi storie c’è anche un momento di difficoltà che ha visto Federer a digiuno su questi campi per cinque anni in cui ci sono stati, come già detto, due forfait e anche due finali perse contro Lleyton Hewitt e Tommy Haas. Nel 2013 si è registrata la sua peggior stagione negli ultimi 10 anni e non sembra un caso che l’unico torneo vinto sia stato proprio quello di Halle, l’unica isola in cui è riuscito a rifugiarsi dalla tempesta. Mentre nell’ultima edizione è riuscito ad esprimere quel bel tennis d’attacco (targato Edberg) che aveva smarrito e che gli ha permesso, oltre al settimo titolo, di raggiungere un’inattesa finale a Wimbledon.
Negli ultimi anni l’organizzazione era riuscita a fare un colpaccio proponendo un contratto milionario a Rafael Nadal, con il sogn o di vedere uno scontro tra titani, ma le difficoltà che lo spagnolo ha sull’erba hanno troncato sul nascere questa aspettativa.Sembra che niente possa scardinare il nome di Federer dal torneo di Halle, il pubblico gioisce, si arrabbia e soffre con lui, consapevole che la sua vittoria per certi versi corrisponde alla vittoria del torneo. Nonostante la spietata concorrenza del Queen’s (geografia, clima, prestigio), il Gerry Weber Open continua a crescere e a registrare numeri importanti, segno che oltre al grande nome è necessaria una struttura organizzativa di prim’ordine alle spalle. Da quest’anno il torneo è diventato un ATP 500, un altro importante passo avanti per garantire una buona presenza di top player nel tabellone. Quella di Roger, invece, ci sarà sempre, anche dopo il suo ritiro e se ne renderanno conto tutti quelli che, borsone in spalla, percorreranno la “Roger Federer-Alle” per raggiungere il campo centrale.
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