di Michele Galoppini (@MikGaloppini)
È una delle migliori carte azzurre per i prossimi anni e non è ancora 20enne. Ha appena vinto il quarto titolo ITF in carriera a Sharm El Sheikh, senza lasciare per strada alcun set alle sue avversarie, confermando appieno il suo status di testa di serie numero 1. E vince il titolo in una settimana molto delicata per la sua classifica, visti i pesantissimi 18 punti in uscita, che verranno ottimamente coperti dai 12 vinti in faraoniche terre. È Alice Matteucci la protagonista della seguente intervista, interessantissima giocatrice proveniente da Pescara, che si distingue da tante sue coetanee e più giovani colleghe per un gioco vario, che ben si adatta a tante superfici e che ben si presta a rompere il ritmo ed entrare in testa a quel vasto numero di avversarie troppo abituate al gioco monocorde ed all’esasperato ritmo costante. Proprio per un tennis più difficile sarà probabilmente necessario un po’ più di tempo per vedere Alice Matteucci avvicinarsi alle posizioni più alte della classifica, ma ciò nulla toglie alle sue grosse potenzialità. Visto il buon periodo di forma, i buoni risultati e l’exploit della scorsa settimana, SpazioTennis coglie l’occasione per una nuova chiacchierata con la disponibile Alice, che nonostante i suoi impegni ha prontamente e rapidamente risposto a tutte le nostre domande.
Innanzitutto complimenti per la vittoria al torneo di Sharm El Sheikh. Da numero 1 non hai peraltro perso nemmeno un set in tutto il torneo. Raccontaci un po’ della settimana egiziana e della trasferta.
Sì, grazie mille. Beh è stata una trasferta molto importante per me. Non tanto per quanto riguarda i risultati o altro, ma per il fatto che sono venuta qui, in accordo con Tathiana [Garbin], per lavorare da sola su alcuni aspetti di crescita personale e maturazione. È stato positivo per me venire qui perché ho lavorato molto su me stessa e di conseguenza questa serenità mi ha portata ad esprimere un buon tennis durante queste tre settimane.
Hai giocato la terza settimana consecutiva a Sharm, facendo semifinale, finale e poi vittoria. Ti trovi bene in questi tornei e perché li hai preferiti ai tornei italiani sul rosso di categoria superiore? Per superficie, per giocare più match, o?
Come ho detto prima, come tutti sapete c’erano una serie di tornei in Italia su terra importanti dove avrei potuto benissimo partecipare, ma questa scelta concordata di trascorrere un periodo da sola è stata fatta appositamente per lavorare su questi aspetti personali che vanno aldilà del tennis. In più ho avuto modo di prendere quella fiducia in più che mi mancava ultimamente e ho potuto allenare il mio gioco su veloce, che spesso sottovalutavo, ma dimostratosi molto efficace.
Da qui a fine anno difendi nemmeno 20 punti, spazio per salire ce n’è tanto. Dove pensi di poter arrivare, dove vorresti arrivare e su cosa stai lavorando maggiormente per migliorarti.
Sì, da qui fino alla fine dell’anno ho pochi punti da difendere, quindi c’e margine per poter chiudere l’anno con un buon ranking. Ma sinceramente non è una questione a cui diamo molta importanza, perché sono convinta che con la crescita di gioco e di maturazione personale (punto chiave per me) i risultati arriveranno come conseguenza, basta credere molto nelle persone intorno ed avere pazienza.
Sei certamente già un’ottima doppista e lo dimostrano classifica e risultati. Da dove nasce questa predisposizione? E pensi che possa essere anche un’arma in più nel singolare, dove le doti da doppista potrebbero “confondere” molte avversarie non abituate?
Beh il doppio è una disciplina che io adoro giocare e penso di averne ricavato buone soddisfazioni. Nel doppio gioco più libera e le mie caratteristiche di gioco preferite, come il servizio e la volée sono messe in risalto, quindi mi sento sicura nel giocarlo e attraverso il doppio prendo sicurezza anche nel singolo. Penso che sia importante giocare il doppio perché, almeno per quanto riguarda il mio caso, ho avuto modo di prendere fiducia nelle volée, nel servizio e nella risposta e questo mi ha aiutata anche nel singolare; diciamo che avere più opzioni aiuta a spezzare il ritmo piatto che spesso la maggior parte delle avversarie usa.
E nel doppio hai già giocato anche in FedCup. Cosa ti ricordi di quell’esperienza e cosa hai imparato da quella trasferta?
Naturalmente la convocazione in Fed Cup come doppista mi ha dato tanta fiducia e motivazione per affermarmi e ringrazio la FIT per questa opportunità che mi regalato tantissime emozioni.
Da quel che ho visto dal vivo ai tornei, sei una ragazza molto solare e molto simpatica. Anche questo pensi possa essere un qualcosa in più che aiuta trasferte, lunghe giornate, allenamenti…?
Grazie mille! Beh diciamo che è un po’ il mio carattere estroverso che mi fa vivere bene la realtà dei tornei come negli allenamenti. Penso che chiudersi in se stessi sia talvolta negativo perché, almeno per me, è fondamentale fare nuove amicizie, condividere emozioni con ragazze di altri paesi: è un modo per crescere ed arricchirsi, oltre che divertirsi. Il segreto per me è trovare sempre la positività, perché siamo ragazze fortunatissime a poter fare questa vita e dobbiamo esserne consapevoli.
È uscita proprio ieri una mia intervista con Tathiana Garbin fatta a Padova, in cui si parla del progetto Over-18. Cosa ne pensi del progetto? E come ti trovi a farne parte ed a lavorare con Tathiana?
Sono molto contenta ed orgogliosa di aver avuto l’opportunità di far parte di questo progetto perché ritengo che il passaggio da under al professionismo sia molto delicato e personalmente ho piena fiducia in Tathiana, quindi penso che potremmo fare un bel percorso insieme. Lei è giustamente esigente, perché vuole ottenere il meglio da noi. Spesso è difficile affrontare la realtà, che sarebbe più semplice nascondere, ma è questo il duro passaggio che ci farà crescere. Lei ha esperienza e sa quello che è giusto per noi.
Sei ancora molto giovane, ma hai già superato alcuni importanti step che le giovanissime tenniste devono vivere per diventare professioniste. Vorresti dare qualche consiglio alle giovanissime o dir loro qualcosa?
Non so, penso che alla fine dalle mie umili esperienze ho capito che spesso ci nascondiamo dietro noi stessi e non abbiamo il coraggio davvero di provare a superarci. Dobbiamo essere convinte del nostro potenziale e dare tutto per arrivare, anche se ci saranno periodi negativi, e sapere che gli unici che possono decidere cosa fare del nostro futuro siamo solamente noi.
C’è qualcosa che la gente non sa di te ma che tu vorresti sapesse?
Di me? (risata) Non so! Penso solo che spesso le persone giudicano troppo facilmente, perché è semplice farlo, ma non sanno che dietro il nostro tennis ci sono sacrifici quotidiani, nostri e di famiglie, e che per riuscire ad arrivare fino a questo punto siamo passati attraverso momenti duri ed esperienze deludenti, ma abbiamo sempre avuto il coraggio di rialzarci.
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