di Giulia Rossi
Ancora una volta sono la mia compagnuccia di doppio e il fedele Pandino ad accompagnarmi sui campi del circolo Canottieri Padova, per assistere alla finale del 17° Padova Challenge Open, 25.000$ di montepremi.
Protagoniste l’argentina Paula Ormaechea e l’ungherese Reka-Luca Jani, che nelle rispettive semifinali hanno battuto la pallettara brasiliana Gabriela Ce e la giovanissima wild card svizzera Jil Teichmann, campionessa in doppio allo scorso Us Open juniores, che ha impressionato durante la settimana per il suo micidiale diritto mancino e il numero imbarazzante di doppi falli consecutivi.
La difficoltà della giornata si dimostra subito duplice: sopravvivere alla tempesta che incombe sopra le nostre teste e dominare il sonno arretrato causa cena dei dieci dalla maturità la sera prima (eventi che ti fanno sentire giovane dentro).
L’affluenza di pubblico è molto alta, presente la crème dei soci del circolo più parecchi appassionati e semplici curiosi, tanto che i primi tre game li guardiamo in piedi e sono gli unici che vedono la Jani dominare il punteggio. L’ungherese brekka subito in apertura e mantiene il suo turno di servizio ma già nel quarto gioco tante piccole imprecisioni dettate forse dal nervosismo la portano a perdere il servizio. A questo punto la Jani perde la lucidità e sfida la Ormachea ad un’impari gara di pallettate che vede otto volte su dieci vincente l’argentina. Il primo set scivola via rapidamente 6-3, e le nuvole si fanno sempre più minacciose sopra le nostre teste. Qualche gocciolone d’acqua comincia a cadere dal cielo ma è solo un falso allarme perché il sole si fa vedere con prepotenza, tanto che veniamo gentilmente omaggiate col cappellino del torneo. L’inizio del secondo set vede ancora la Jani in difficoltà nel tentativo di rivoltare le sorti del match, tra lotte a chi le suona più forte alla pallina e smash insaccati in rete. Snobbata anche dai favori del pubblico che tifa compatto per l’argentina (adottata come figlioccia dalle siore del circolo fin dal primo giorno) confusamente la Jani tira fuori quella che forse poteva essere l’arma vincente del match: la palla corta. Gliene riescono ben quattro, grazie ad una pregevole sensibilità nel tocco, e si porta sul 2-2 con la possibilità di condurre per la prima volta nel secondo set. Ma il nervosismo e la fretta la assalgono e smarrisce nuovamente il servizio, regalando alla Ormaechea un break preziosissimo. Il resto è dettato dalla frustrazione e al primo match point da affrontare, sul 5-4, il diritto della Jani si affloscia in rete, come tanti altri che l’ungherese oggi non è riuscita a trasformare in solidi vincenti ma in errori gratuiti.
Il volto di Paula si illumina di colpo, finalmente libero dagli occhiali da sole che non ha mai abbandonato durante la settimana, e si lascia andare ad una contagiosa risata liberatoria. Per l’argentina si tratta del decimo titolo in carriera e soprattutto del ritorno al successo dopo due anni di digiuno. Si anima il cerimoniale per la premiazione, si spendono ringraziamenti, complimenti e promesse di trasformare il torneo in un 50.000$ già dall’anno prossimo. Sull’orlo delle lacrime e con un filo di voce la minuta Reka-Luca Jani è davvero sincera quando dice che il torneo padovano è uno tra i 25.000$ migliori in cui abbia mai giocato. Ma evidentemente non era destino trionfare nella città del Santo, visto che l’ungherese ha perso anche la finale del doppio venerdì sera, in coppia proprio con la Ormaechea.
Foto di rito, autografi come se piovesse e svariate interviste per la disponibilissima Paulita, mentre la Jani scivola lesta fuori dal campo, con l’unico desiderio di nascondere le lacrime sotto la doccia.
Ma prima che il diluvio sorprenda noi e soprattutto il Pandino lasciato con i finestrini abbassati, c’è il tempo per un’ultima foto e un rapidissimo scambio di battute con la vincitrice. Le chiedo se è contenta (domanda stupida) e mi risponde raggiante come una diva che è felicissima perché sono stati due anni davvero duri, l’anno scorso ha avuto parecchi problemi alla schiena e si è dovuta ritirare spesso e ora sta tentando con tutte le sue forze di ritornare al suo best ranking, ovvero attorno al numero 60 del mondo. Gli impegni futuri la vedono già da domani al 50.000$ + H di Montpellier e anzi mi confida che la sua preoccupazione maggiore è dove imboscare l’enorme vassoio d’argento durante il viaggio in treno questa sera.
Scroscia a secchiate la pioggia torrenziale sopra le nostre teste, e la fortuna che ci aveva assistito per tutta la mattina ci nega di banchettare al rinfresco allestito all’aperto. Così si conclude anche questa incursione nel torneo della mia città, ma nuove avventure ci attendono a breve.
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