A Bilardo il “match of the day” al Torneo Avvenire

Federica Bilardo

di Big Lebowski

Ci sono match nello sport che vanno raccontati dalla fine, nel basket spessissimo ma anche in altri sport e nel tennis.

E’ il caso di Bilardo (‘99) – Danilovic (’01), un quarto di finale del Torneo dell’Avvenire che, nel suo piccolo e nelle dinamiche del torneo, era uno snodo importante per meglio determinare il tabellone femminile; con una battuta una sorta di Nadal-Djokovic dell’ultimo Roland Garros, senza voler fare paragoni.

Sul punteggio di 63 54, Federica si stava giocando al servizio il terzo match point, dopo che l’avversaria già ne aveva annullati due sul 40/15, quando, cercando di cambiare direzione per difendersi da un contropiede, cadeva urlando facendo temere un serio infortunio nella zona della caviglia, almeno a me ed al suo papà che sedeva poco lontano.

Veniva immediatamente chiamato il medico che controllava la zona interessata ed iniziava il suo intervento piuttosto lungo ponendo una robusta fasciatura.

Quando si ricominciava, Bilardo appariva in grado di reggersi sulla sue proprie gambe e saltellare, e aveva le idee chiare se tentava un servizio potente che le consentiva di ritornare a match point, ma il successivo servizio non era così efficace a la serba re-impattava il game.

La mia sensazione era che qualora l’italiana non avesse sfruttata l’occasione di chiudere, avrebbe probabilmente perso un match che meritava ampiamente di vincere; infatti anche un calo dell’ordine del 10/20 per cento avrebbe potuto essere decisivo.

L’italiana però coglieva l’attimo e teneva botta in un lungo scambio in cui si riusciva a muoversi discretamente e poi il servizio la aiutava nuovamente a chiudere il match al quinto match point con il punteggio di 63 64.

Da che ci siamo, trattiamo anche il post match, che ha dei risvolti interessanti con la scenografica uscita dal campo della serba tra urla ovviamente incomprensibili, singhiozzi , lacrime e proteste per la lunghezza del medical time out, per l’opportunità di concederlo durante il game e per aver consentito all’avversaria di fare la metà di quello che normalmente fa lei durante il gioco.

Eh si, perché avevo avuto modo di osservarla brevemente il giorno prima attirato dalle urla di una bella ragazzina mora che stava strapazzando una malcapitata e più timida fanciulla verso la quale si rivolgeva con toni intimidatori dopo ogni vincente e anche dopo ogni sbaglio della rivale; se invece sbagliava lei, le urla e le scenate, con oggetto in questo caso se stessa, il suo staff, la racchetta, i teloni, il campo e il Signore erano se possibile ancora più irritanti, tanto che ad certo punto il giudice arbitro si era permesso di invitarla ad una maggior tranquillità subendo le rimostranze del suo colorito clan, l’invito a farla giocare da parte della mocciosa ed il pugnetto con parole incomprensibili rivoltogli a mo’ di sfida dopo il successivo punto.

Oggi, nel giro di una mezzoretta e approfittando del fatto che i match non sono in questa fase ancora arbitrati (?), ha adottato, tra le altre, le seguenti “tattiche”: rispondere a tutta forza ai servizi della rivale decisamente out e decidere in seguito se chiamarla fuori o dirigersi imperterrita dall’altro lato se la risposta risulta definitiva, chiamare net fasulli se l’altra metteva un buon servizio, contestare ogni “cosa” nel lato opposto del campo se vicina alla riga sebbene fuori (sempre nei momento in cui le “serve” ) con toni da attrice filodrammatica con passaggi dal pianto al riso, dallo sconforto all’incredulità se l’arbitro le dava torto indugiando in protesta plateali e infinite che finivano regolarmente con “because she is italian” …………….. e mi fermo per pietà.

La nostra, che al termine del match seppur zoppicando è andata a raccogliere le palline con un gesto di buona educazione che voglio segnalare mentre l’altra cercava conforto nel suo triste gruppo , non è stata certamente a guardare ed ha assunto fin da subito un atteggiamento di sfida, non intendendo, a mio avviso giustamente, fare da bersaglio come la più indifesa ragazza di ieri.

Ed a tratti ho avuto l’impressione che le dolci bimbe che si affrontavano su di un campo di tennis avrebbero preferito farlo con le regole di uno sport conosciuto anche come “noble art”.

Per parlare del match, sono arrivato con Bilardo che aveva già prodotto lo strappo nel primo set che ha chiuso agevolmente con una prestazione regolare ed intelligente dal punto di vista tattico, peraltro agevolata da un avversaria lontana parente da quella vista nel giorno prima specie in relazione ad un eccessiva fallosità nel suo miglior colpo che è decisamente il diritto mancino che ricerca persino troppo.

Inizialmente Bilardo ha preferito offrire una prima meno potente per evitare di essere attaccata su una seconda che è ancora piuttosto acerba, ma quando si è sciolta ed il vantaggio lo ha consentito, non ha avuto timore a servire con una certa potenza dimostrando di avere un gran bel colpo nel suo repertorio.

Ma dove la ha fatta impazzire è stato con una serie di deliziose smorzare di rovescio che gioca con molta naturalezza nascondendo l’intenzione fino all’ultimo, cosa che ha prodotto molti punti complice le difficoltà della ben più giovane rivale a destreggiarsi in questa situazione.

Ovviamente chi si prende la briga di leggere un resoconto da un torneo junior under 16 conosce perfettamente le dinamiche relativa all’età che in partite come questa devono essere correttamente tenute in considerazione, non solo quando in ballo ci sono anni ma spesso anche soltanto mesi; e qui non si può non dire che la danilovic con due anni in più potrebbe essere un ostacolo troppo duro per le nostra brave ’99. Ma intanto “portiamo a casa” questa bella vittoria ed anche l’approdo in semifinale di altre due ragazze con la possibilità di avere un tabellone di semifinale tuttoazzurro se maffei dovesse fare l’impresa contro la tds 1 Carle (ARG, 2000).

Mentre assistevo al match ho avuto modo, girandomi nei momenti morti, di vedere una bellissima atleta, Monica Cappelletti, superare nettamente la più attesa Tatiana Pieri.

Questa ragazza trentina, di cui così bene mi aveva parlato il coach Nicola Bruno che la ha con altri cresciuta e che già avevo osservato al Bonfiglio, ha lo sguardo giusto di chi ha le idee chiare ed una espressione da brava, ma non arrendevole, ragazza che fa piacere incontrare. Sapete che non capisco un granché di tennis, ma vi posso raccontare che ogni volta che l’ho incontrata anche in passato era sempre affaccendata a lavorare atleticamente.

Come trova un rettilineo si produce in allunghi con bello stile da ottocentista, si riposa un attimo e riparte. E mentre gli altri chiacchieravano, giocavano a calcio-tennis o si riposavano era l’unica, da sola, nella palestra a vetri a fare stretching.

E per finire ha un diritto molto molto ben costruito: molto interessante!

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