“La vendetta è un piatto che va servito freddo”. Certo, suona sicuramente banale, ma è un po’ quello che tutti i tifosi di Flavia Pennetta hanno pensato nella serata odierna, quando la brindisina ha potuto stringere la mano da vincitrice a Carla Suarez Navarro, dopo il terzo turno del Roland Garros appena giocato sotto le nubi sovrastanti il campo 2. Il match era originariamente in programma sul Suzanne Lenglen prima di essere spostato a causa di infinite maratone nei match maschili che le precedevano. Non era certo la prima volta che Flavia batteva Carla, ma la mente torna al primo incontro tra le due giocatrici: era il 2008, era al Roland Garros, erano gli ottavi; Flavia aveva appena sconfitto Venus Williams al terzo turno in un match chiusosi praticamente al buio ed era pronta a scendere in campo da favorita assoluta contro una giovane spagnola sostanzialmente sconosciuta. Detto fatto, la Suarez la batté nettamente 6-3 6-2, in uno dei pomeriggi certamente più deludenti per i tifosi della brindisina.
A 7 anni di distanza, è la Pennetta a scendere in campo da sfavorita contro la Suarez: la spagnola sta vivendo la migliore stagione della sua carriera, è quarta nella Race, viene dalla finale a Roma quasi vinta contro Maria Sharapova, mentre la Pennetta è in una stagione alquanto complicata, povera di vittorie e soddisfazioni, che la terra dell’ultimo mese non ha certo fornito. Nel primo turno l’azzurra rischia e non poco contro la per nulla terraiola Magda Linette ed il terzo turno raggiunto porta quasi soddisfazione e conforto ai suoi tifosi, certamente consapevoli che i sedicesimi su terra al Roland Garros sono un ottimo risultato viste tutte le premesse. Ed invece, di nuovo, detto fatto ed è la Pennetta a vincere, in maniera tutto sommato netta il suo match.
La partenza è quella dei giorni migliori, dritto e rovescio sono centrati, potenti, profondi e le loro versioni lungo linea precise ed efficaci. La risposta, soprattutto (e stranamente) di dritto mette in fortissima difficoltà la Suarez (che fino a metà del secondo parziale non aveva ottenuto altro che una manciata di punti in battuta) e le sortite a rete sono di quelle che fanno rimembrare la vetta della classifica di doppio raggiunta assieme alla Dulko. Il servizio non fa miracoli, ma oggi non sembra nemmeno servire a molto. Dopo una volée stoppata strepitosa a chiusura di set ed un vantaggio rassicurante nel secondo parziale, ecco che Flavia e tifosi ripiombano nell’incubo del braccino: i colpi in spinta scompaiono, la Pennetta fa due passi indietro, rema, e la Suarez Navarro trova più fiducia nel suo ficcante rovescio ad una mano e nel suo dritto spinto ed arrotato. Dal 6-3 3-1 che quasi faceva urlare alla vittoria si arriva al 6-3 3-4 e 0-15 al servizio che fa tremare le sedie di mezza Italia tennistica.
Per “fortuna”, un paio di ottimi vincenti, finalmente in spinta, scuotono l’azzurra, che ritrova fiducia nei suoi colpi e la calma necessaria a rimettere il naso avanti. Ad emblema del match, la Suarez trova anche modo di ribaltarsi sulla terra rossa, a pochi punti dall’errore decisivo che porterà alla vittoria la Pennetta per 6-3 6-4. Ora c’è Garbine Muguruza, che nei due precedenti ha vinto in maniera più che rocambolesca, nonostante Flavia sia riuscita a rifilarle un 6-0 ed un 6-1. Non sta giocando particolarmente bene la spagnola, ma un pronostico più 50/50 di quello di Pennetta vs Muguruza difficilmente si può trovare.
Match vittorioso a parte, ormai si è perso il conto di quante volte Flavia Pennetta è riuscita a ritrovare gioco e fiducia proprio in un appuntamento importante ed addirittura decisivo. Decisivo perché la sua classifica parla troppo chiaro e la fiducia nei propri mezzi e nel proprio tennis era certamente in ribasso. Dalla positiva trasferta ad Indian Wells e Miami, dove Flavia si era tolta il lusso di battere prima Maria Sharapova e poi Victoria Azarenka, i risultati dell’azzurra erano tornati poco confortanti.
Troppo spesso la si vedeva contenersi nell’esprimere le proprie capacità, trascinandosi metri dalla linea di fondo a remare senza più avere il fiato di una 18enne in erba, limitare le sortite a rete dove è senza iperboli una delle migliori del circuito, trattenere i colpi e soprattutto il dritto, che tanti dolori le ha causato in quanto troppo corto ed accomodante per i colpi più fluidi e convinti delle sue avversarie. Anche oggi è tornata quella Flavia per qualche minuto, ma per fortuna senza conseguenze. In più, mentalmente aveva mostrato qualche falla importante, soprattutto a Dubai e ad Indian Wells: in entrambe le occasioni erano state le lacrime a comparire sul volto di una sconfortata Pennetta, in netta difficoltà contro la Goerges e poi durante l’ottimo match contro la Sharapova.
E quindi, nonostante i cattivi presagi ed i segnali negativi, da dove arriva questa prestazione sostanzialmente perfetta, con un neo di 5 minuti? Mi viene facile citare una grande amica di Flavia Pennetta, Maria Elena Camerin, che in un’intervista per SpazioTennis disse “Flavia, una volta messa alle strette o in una situazione complicata, è difficile da battere, è una tosta.” E la chiave, a mio parere sta tutta qui: i risultati non stavano arrivando, anche a fronte di qualche buona prestazione erano arrivate sconfitte, la classifica era sempre più precaria e, sebbene sia facile pensare che a 33 anni gli obiettivi siano diversi da quelli di una 20enne smaniosa di scalare la classifica, i numeri della sua stagione li guarda anche la Pennetta. Serviva, quasi d’obbligo, una reazione d’orgoglio, un risultato altisonante, uno squillo di tromba per dire ‘io ci sono ancora!’, e dopo il “compitino” dei primi due turni, l’occasione di stasera era quella ghiotta: spagnola terraiola, numero quattro della Race, nettamente favorita, che l’aveva battuta proprio a Parigi anni prima.
E come stasera, gli esempi si sprecano. Nel 2015, i quarti di finale ad Indian Wells con annessa semifinale sfiorata con tre match point sulla Lisicki arrivarono in un momento chiave nella stagione di Flavia, che difendeva la vittoria dell’anno prima e sarebbe crollata in classifica a pochi giorni dal torneo. Nemmeno un mese dopo, una Pennetta scintillante salvò la baracca in Fed Cup, nel circolo di casa, distruggendo la McHale e vincendo il doppio decisivo con un match capolavoro, in coppia inedita con Sara Errani, appena separatasi dalla storica collega Roberta Vinci. L’anno prima, i quarti di finale agli UsOpen, in difesa della semifinale 2013, arrivarono dal nulla, dopo una stagione sul cemento americana priva di soddisfazioni. E volendo si potrebbe continuare con la “doppietta” quarti agli Australian Open ed Indian Wells 2014, o all’inaspettatissima rinascita a Wimbledon 2013, sotto vociferare di ritiro dalla attività agonistica, seguita da una storica semifinale a Flushing Meadows.
Sono stati tutti momenti delicati e decisivi della carriera di Flavia, o meglio della Flavia 2.0 post operazione al polso, tutti momenti in cui la Pennetta doveva dare il meglio, doveva mostrare tutto il suo immenso potenziale, purtroppo mai espresso con costanza per farle ottenere qualche, meritatissima, soddisfazione in più. Momenti “dentro o fuori” in cui ha sorpreso tutti, forse lei stessa in primis, in cui messa alle strette ha tirato fuori il meglio che poteva e teneva in serbo.
Ora, parlandoci chiaro, è stato “solo” raggiunto un ottavo di finale in uno Slam, che non capitava in terra parigina dal 2010, ma il come è stato raggiunto, con questa vittoria, fa tornare alla mente tutte quelle situazioni che ora devono far dormire sonni per nulla tranquilli alla Muguruza, avversaria di quarto turno, e poi, perché no, a Maria Sharapova ai quarti. La russa, che non sta esprimendo affatto un ottimo tennis e che è anche alle prese con una fastidiosa tosse (già, le Sugarpova per la gola ancora non sono state prodotte, chissà ci stia pensando in questi giorni…), ricorda fin troppo bene i precedenti contro Flavia, gli ultimi tre per l’esattezza: Los Angeles 2009, quando Flavia vinse il suo primo Tier II, UsOpen 2011, quando l’azzurra arrivò ai quarti sfiorando una clamorosa semifinale (e chissà poi cosa sarebbe successo con la Stosur…), Indian Wells 2015, primo squillo di tromba di una stagione non positiva. Tutte occasioni importantissime, quanto forse non è mai così importante questo Roland Garros…
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