da Roma, Alessandro Mastroluca
Federer contro Djokovic, la rivalità infinita. Si affronteranno per la 39ma volta, la prima in finale a Roma. La semifinale con Wawrinka è un’esibizione di classe e talento, una lezione di 54 minuti, una sintesi del suo sterminato repertorio tecnico. All’inizio Wawrinka illude, sembra di voler ricominciare lo show già sfoderato contro Rafa Nadal, e piazza subito il break in avvio: 3-0. Ma Roger mischia le carte, costringe l’avversario a piegarsi, a giocare palle sempre diverse, e recupera il break di svantaggio. Alla seconda occasione, poi, matura il nuovo, decisivo, strappo: meraviglioso tracciante diagonale di rovescio e 6-4. Nel secondo, sale ancora in risposta, ne stampa anche due vincenti, spettacolari, di rovescio nel quinto game, nel clou di un parziale di 18 punti su 19 che spacca la partita. “Ho iniziato bene poi sono calato” spiega Wawrinka, “e contro Federer non puoi permettertelo: lui è diventato più aggressivo, ne ha approfittato subito. Non posso paragonare Djokovic e Roger. Vedremo alla fine dell’anno chi avrà vinto più titoli”.
C’è la motivazione dei giorni migliori nel Federer che raggiunge la 129ma finale in carriera (85-43), la 41ma in un Masters 1000 (23-17), la quarta a Roma, il torneo che ha giocato per più edizioni (15) senza mai vincere il titolo, la prima contro un avversario non spagnolo dopo le sconfitte subite per mano di Felix Mantilla (2003) e Rafa Nadal (2006 e 2013). “Nel 2003 pensavo di avere buone possibilità, mentre nel 2013 sapevo di essere sfavorito” ha spiegato Federer in conferenza stampa, “domani sento di potermela giocare, Novak è diverso da Rafa sulla terra”.
I numeri, gli head to head, premiano Federer che ha vinto 20 volte e perso 18 contro Djokovic (4-3 il bilancio sulla terra rossa) e portato a casa 62 set contro 50. Ma Djokovic, che ha raggiunto la 76ma finale in carriera e insegue il 53mo titolo, ha vinto più partite di tutti quest’anno, 34 su 36: ha perso solo nei quarti a Doha contro Ivo Karlovic e a Dubai, in finale da Federer. E, dato da non sottovalutare, dalla finale del Roland Garros 2014,ha vinto 24 volte su 26 quando ha affrontato un top-10.
Chiunque vinca, si rinforzerà il dominio dei Fab Four (Djokovic, Federer, Nadal e Murray) che hanno portato a casa 43 degli ultimi 47 Masters 1000, Roma esclusa. Negli ultimi cinque anni, la serie siè interrotta solo a Parigi-Bercy, con le vittorie di Soderling nel 2010 e di Ferrer nel 2012, e l’anno scorso a Montecarlo (Wawrinka) e a Toronto (Tsonga). Da allora, Federer e Djokovic si sono spartiti sei dei sette tornei disputati in questo circuito, con l’unica eccezione del successo di Andy Murray a Madrid la scorsa settimana.
Quel che è certo, è che Roma ha la finale migliore possibile. E nel solco della grande bellezza, alla location difficile da imitare, al fascino del Foro e delle statue, alla luce della passione si aggiunge la perplessità per le condizioni del campo, di cui anche Djokovic si è lamentato. “Sono destabilizzanti, ma so che gli organizzatori fanno quello che possono” dice Federer, “spero possano migliorarle per domani”
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