A volte anche quelle che sembrano le strade più spianate, forgiate saldamente nel talento, nascondono ostacoli inaspettati e il percorso più sicuro da seguire diventa un susseguirsi di ripensamenti ed esitazioni, tanto forti da portare ad una brusca frenata d’arresto. Ma per quanto si cerchi di non pensare al passato, i ricordi prima o poi riaffiorano, stuzzicando una strana voglia sopita da tempo e con essa il desiderio di riscatto.
Lara Meccico è stata una delle più promettenti tenniste italiane under 18. Numero 13 nella classifica delle migliori under 16 mondiali, ha raggiunto poi il best ranking di numero 131 a livello juniores. Tra il 2006 e il 2007 in coppia con la sua amica di sempre Anastasia Grymalska (oggi n.369 Wta) ha ottenuto qualcosa come sette semifinali, quattro finali e due successi consecutivi, in Olanda e Francia. Come singolarista a marzo 2007 si è issata in finale in Svezia per due volte, perdendo rispettivamente per mano di Nastassja Burnett e Tamara Stojkovic, tornei in cui aveva raggiunto anche la semifinale nel doppio. Nel suo palmares spicca la partecipazione al primo turno all’Australian Open Junior 2008.
Poi alcuni problemi fisici sommati alla pressione accumulata nel corso di una carriera precocissima le hanno fatto maturare la decisione di allontanarsi dal tennis.
Oggi, alla soglia dei 25 anni, Lara decide di rimettersi in gioco e grazie alla vittoria ottenuta al Circolo Tennis di Pescara ottiene una wild card per il torneo di pre-qualificazione agli Internazionali BNL d’Italia.
Partiamo dalla tua vittoria in quel di Pescara. Qual è stata la tua progressione nel torneo? Quali sensazioni hai provato durante la finale?
Il torneo è stato abbastanza duro, ho giocato tante partite perché sono entrata dal tabellone di terza categoria. Ero andata lì con l’obiettivo di qualificarmi ma con poco allenamento alle spalle: non ho tanto tempo per conciliare il lavoro, l’allenamento e altri impegni. Le prime partite sono andate via abbastanza tranquillamente perché io ormai vado ai tornei per divertirmi senza pressioni né troppi problemi. Complessivamente ho giocato bene senza particolari dolori fisici. Ma più andavo avanti più sentivo piccoli problemini legati alla scarsa preparazione. In finale contro Martina Zerulo ero molto agitata anche perché non giocavo un torneo così importante da tanti anni, volevo qualificarmi, volevo assolutamente andare al Foro quindi ero tesissima. Alla fine dopo un primo set chiuso 6/4 con un po’ di tensione, non ho avuto particolari difficoltà nel secondo e ho vinto per 6/1. A parte il fatto che mi è uscita una vescica sotto il piede e ho avuto qualche problema dovuto all’acido lattico per le partite precedenti ma nulla di grave.
Avevi già provato a vincere la wild card in altri tornei?
Si, a fine marzo ho partecipato al torneo di Gioia Tauro e ho perso ai quarti di finale con la Papamichail che è numero 348 Wta. Peccato perché è stata una partita combattutissima, finita 7/6 al terzo set, poi lei ha vinto facile il torneo, ha chiuso semifinale e finale in due set ma almeno io l’ho fatta sudare!
Chiudi gli occhi e pensa: tra due settimane sono a Roma. Cosa ti passa per la testa?
Un po’, anzi parecchia ansia! Il pensiero mi dà tantissima carica ma comunque sono consapevole che il livello sarà altissimo, chiunque capiti sarà qualcuno che gioca davvero bene. Quindi speriamo in un sorteggio discreto e in un po’ di fortuna.
Com’è organizzata la tua preparazione in vista delle pre-quali? Chi ti segue in questi giorni?
Sono autodidatta ma ho mio padre che mi aiuta nei momenti di crisi! Oggi ad esempio mi sono rimessa a fare cesto dopo ben 7 anni. In questi ultimi anni ho fatto solo delle partitelle… ma con la preparazione atletica non posso esagerare perché se faccio 15 giorni di preparazione intensiva arrivo a Roma che sono distrutta. Quindi devo riuscire a dosare molto bene le energie non sovraccaricandomi ma nemmeno prendendo la cosa troppo alla leggera.
Facciamo un salto nel passato e riviviamo la tua carriera juniores. Hai giocato e vinto tantissime partite, quale momento di quegli anni ricordi con maggior emozione?
Il momento più bello per me è stato il secondo anno da under 16, quando sono salita a numero 13 del mondo. Ho un ricordo speciale in particolare: in semifinale all’Avvenire persi con la Hercog che oggi è attorno al numero 60 Wta. Anche in doppio fummo sconfitte in finale ma prima avevamo vinto contro la Giorgi e la Giovine. Quello è stato un momento in cui mi sono divertita parecchio. Poi da under 18 ho avuto un po’ di difficoltà, non giocavo tanto bene i tornei Itf perché avevo tanta pressione addosso. Francamente mi sentivo più tranquilla in altri tornei dove avevo solo che da guadagnarci.
La tua storica compagna di doppio è stata Anastasia Grymalska, siete ancora amiche come un tempo?
Siamo ancora migliori amiche e ci sentiamo praticamente ogni giorno. Sono molto contenta per la sua carriera, l’anno scorso aveva una classifica migliore ma ognuno ha i suoi momenti di crisi, poi piano piano passerà e tornerà in alto pure lei. Non ci vediamo spesso ovviamente perché lei è sempre in giro… ma siamo comunque molto legate. Per esempio la scorsa settimana a Pescara sono stata ospite a casa sua, mi ha fatto da sostegno psicologico, da sparring partner e da coach.
Hai viaggiato tantissimo nella tua adolescenza, in tutta Europa, in Sud America e in Australia solo per citare alcuni posti dove sei hai giocato. Quale paese ti è rimasto nel cuore?
L’Australia senza dubbio. A gennaio 2008 ho giocato il primo turno dell’Australian Open juniores. Ero molto tesa, io partivo dalle qualificazioni e la federazione spesava il viaggio solo se entravo in tabellone principale, quindi ho giocato abbastanza nervosamente le qualificazioni, poi per fortuna sono entrata in tabellone. È stato stupendo, stare lì è qualcosa di pazzesco…girarsi e avere di fianco giocatrici tipo la Sharapova è il massimo. Sono passata dal giocare un 10.000 dollari in Sicilia all’Australian Open, un altro mondo decisamente. Ho perso al primo turno mi pare contro una thailandese giocando devo dire non bene. Poi comunque al secondo turno avrei incontrato la Halep, quindi diciamo che non sarebbe stato un match facilissimo… Siamo stati un mese in Australia a fare due tornei nelle settimane prima per abituarsi al caldo, al fuso orario e ho trovato anche il tempo per fare un pochino la turista.
Il passaggio da junior a pro è un momento molto delicato nella carriera di un tennista, soprattutto per le ragazze. Tu hai sentito questa pressione?
No in realtà ho continuato a fare sia l’uno che l’altro: non c’è stato proprio un passaggio netto al professionismo. I primi 10.000 dollari ho cominciato già a farli a 15 anni, quando ho preso i miei primi punti, devo dire anche con un po’ di fortuna…. Poi quando mi era possibile alternavo tornei da 10.000 e 25.000 dollari, non è stato nulla di terribile.
Cosa ha fatto Lara Meccico negli ultimi 5 anni?
(Ride) Intanto ho risolto i miei problemi fisici. Per 2 anni non ho mai toccato la racchetta. Poi ho iniziato ad insegnare, ho fatto il corso di istruttrice di primo livello e quest’anno quello di secondo. Qui allo Sporting Cosenza abbiamo dei ragazzi che giocano bene a livello 3.2 e 3.3 e con la scusa mi sono dovuta rimettere a giocare, anzi sono stata costretta a riprendere ad allenarmi se volevo stare dietro a loro, e pian piano mi è tornata la voglia di fare i tornei.
Che cosa ti ha spinto ad abbandonare la racchetta per tutto questo tempo?
È stata tutta una questione mentale. Ero satura, totalmente esaurita, perché a volte la prendevo davvero male, sia perché ci tenevo tanto, sia perché sentivo troppa pressione addosso. Ora invece gioco tranquilla perché gioco per me stessa e basta, sono molto più rilassata e anche se perdo mi dico “Vabbè andiamo avanti, alla prossima!”. Ai tempi d’oro invece avevo sempre problemini fisici perché ero leggermente sovrappeso. Poi quando ho smesso ho cominciato a dimagrire da sola, senza che nessuno mi dicesse più nulla. Penso che anche i problemi fisici si siano risolti proprio per questo motivo.
Hai rimpianti se ti guardi indietro?
Si, ogni volta che ci penso ho dei rimpianti. Purtroppo a quel tempo non avevo la mentalità che ho ora, ero più piccola e quindi non riuscivo a capire tanto bene alcune cose. Ora la penso diversamente ma purtroppo è andata cosi. Venticinque anni tennisticamente parlando sono abbastanza.
Come ti trovi ad allenare le nuove generazioni, potrebbe essere il tuo lavoro futuro?
Eh dipende da chi ti trovi davanti. Se la persona che alleni è portata, si impegna e ha piacere di giocare, per il maestro è una grande soddisfazione. Se invece si gioca con un bambino costretto perché i genitori vogliono che faccia tennis allora no, non è il massimo. Sì, potrebbe essere il mio lavoro, mio padre gestisce il circolo S.S. Sporting Cosenza quindi io lì faccio un po’ di tutto, non sto solo nei campi: la gestione del circolo è quello che vedo nel mio futuro. Mi ero anche iscritta all’università di Parma a Psicologia, mi mancavano quattro esami ma non li ho più dati.
E tu quando ti sei avvicinata al tennis?
Io ho iniziato a 10 anni a fare la SAT due volte a settimana poi mi sono “specializzata”. Poi a 14 anni sono stata tesserata dal Tennis Parioli e a 15 sono stata convocata a Tirrenia. Per 8 anni ho giocato anche la serie B per il Tennis Club Castellazzo a Parma.
Cosa ti piace fare quando non sei in un campo da tennis?
Ho una passione sfrenata per i cani, ho dei cani lupo e due chihuahua. Quasi tutto il tempo libero che ho a disposizione lo dedico a loro… anzi diciamo tutto!
E infatti uno dei due piccoli chihuahua non ha smesso di abbaiare un secondo nel corso dell’intervista, tra le risate argentine della sua padrona. Dietro di lei la verde infinità selvaggia del Parco della Sila, i boschi e i laghi che non ti aspetti di trovare in Calabria, che hanno ridato a Lara la serena tranquillità che cercava. Buon fortuna a questa campionessa finalmente ritrovata!
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