Abbiamo raggiunto Claudio Pistolesi a New York, dove era al seguito del suo nuovo allievo Michael Berrer. Abbiamo parlato della disfatta azzurra (al maschile) a Flushing Meadow, soffermandoci poi sulle interviste dei giorni scorsi a Paolo Ricci e Massimo Ardinghi e sul ruolo della federazione in questi ultimi 10 anni.
(Claudio Pistolesi – Foto Nizegorodcew)
Intervista di Alessandro Nizegorodcew
Per prima cosa Claudio, due parole su Michael Berrer che, dopo un periodo molto negativo, ha superato le qualificazioni a New York, perdendo poi da Zeballos al primo turno del tabellone principale.. Quali erano le aspettative sul torneo?
“Stiamo lavorando bene insieme e questa è l’unica cosa che ci si deve aspettare dal rapporto tra un tennista professionista ed un coach professionista.”
Come giudichi la trasferta americana dei nostri alfieri azzurri? Alcuni erano match complessi, ma un solo set vinto (da Flavio Cipolla con Benneteau) è davvero troppo poco..
“Certo vedere uno 0-5 è molto pesante. Ma da troppo tempo sono convinto che l’ambiente italiano del tennis maschile sia inquinato da un atteggiamento ostile da parte della fit, condita spesso da insulti e umiliazioni contro giocatori e coach; ingerenze aggressive della fit dilettantistica nell’attività svolta dai professionisti italiani nel circuito mondiale. Questo è, da dieci anni, il limite più grande che i nostri giocatori si trovano ad affrontare. Crescono male tennisticamente, parlando con mentalità da circolo. Per quanto riguarda i coach, quando sono abbastanza forti da affrontare il circuito maggiore, è davvero dura farli uscire da questo “pensare piccolo”. Come dice giustamente Riccardo Piatti, bisogna fare un lavoro doppio, di “recupero” dall’inquinamento di mentalità sbagliata, dalla quale i ragazzi sono circondati sin da quando fanno i primi tornei under 12. I giovani tennisti e i loro genitori sentono che la fit è un elemento importante per poter salire di livello, invece è un elemento inutile e piuttosto focalizzato sulla propria immagine politica, più che sul risultato tecnico di alto livello. Bisognerebbe, secondo me, abolire la fit da tutto ciò che riguarda il tennis professionistico. Ad esempio, a mio avviso, Trevisan senza la fit sarebbe già nei primi 100 del mondo.”
Nei giorni scorsi si è parlato con Massimo Ardinghi e Paolo Ricci dei problemi relativi alla federazione.. Ardinghi ha detto “si pensa troppo alla politica e poco allo sport”.. cosa ne pensi?
“Penso che Massimo Ardinghi e Paolo Ricci sono delle persone serie e degli uomini liberi, capaci di esprimere il proprio pensiero senza paura. La loro testimonianza dimostra che chi lavora tutti i giorni sul campo si sente ostacolato e danneggiato da binaghi e da questa gestione autoritaria del piffero. Ardinghi ha ragione e invito tutti i maestri o coaches o giocatori o dirigenti, e so che ce ne sono tanti, ad alimentare sempre più questo movimento di opinione che denuncia questa arroganza della fit in parecchie realta’ del nostro tennis. Mi è piaciuta molto la metafora dei “lupi e delle pecore “. Ci sono pochi lupi e troppe pecore nel tennis italiano di oggi. In particolare le parole di Paolo Ricci rafforzano l’idea che questo famoso “carattere spigoloso” di binaghi, presidente fit, e “il virus di Cagliari” di cui coach Ricci ci ha parlato, sia un peso troppo grosso da sopportare per il tennis italiano maschile e dopo dieci anni di sua presidenza mi sembra chiaro che binaghi abbia pesantemente fallito il suo compito ed e’ ora di pensare ad una alternativa molto più di spessore alla presidenza. In realtà io amo la federazione perche’ sono rispettoso delle istituzioni ma ai miei occhi e, come abbiamo visto, anche agli occhi di una moltitudine di colleghi, la fit di binaghi cerca di imporre uno stile troppo aggressivo e autoritario che lega le scelte degli uomini piu’ alla fedeltà che al merito acquisito in campo (sconcertante aver cambiato Paolo Bertolucci con Barazzutti come capitano di Davis). Per non parlare dell’operato della giustizia, della ricerca di delegittimazione di chi non la pensa pro-federazione (come nel caso del sottoscritto) etc. Per fortuna c’è internet al giorno d’oggi e tutte queste cose sono documentabili e facilmente supportate da dati inconfutabili. Ogni forma di criticismo e’ letta come slealtà.”
Se dovessi stilare un bilancio degli ultimi 10 anni di tennis italiano in chiave federale.. Cosa salvi e cosa invece ritieni insufficiente? Per quanto riguarda Binaghi, molti parlano di risentimenti personali nei tuoi confronti; cosa ne pensi?
“Non e’ tutto da buttare. Ad esempio fino a due anni fa avevo avuto delle discussioni costruttive e di buon livello con Raimondo Ricci Bitti, consigliere federale, e con lui forse mi sarebbe possibile parlare, almeno parlare. Gianni Daniele poi, un altro consigliere (non so se lo sia ancora) mi spiego’ bene e in maniera onesta che aria tira all’interno del consiglio… Poi sono comunque legato a Daniele Bracciali e ho un bel feeling con suo fratello che è una persona straordinaria. Una volta ho anche aiutato Daniele a qualificarsi in uno Wimbledon di tanti anni fa e sono certo che se ne ricorda. Penso comunque che abbia sbagliato ad accettare di fare il consigliere di binaghi perché lo spazio di lotta nelle decisioni contro i giocatori (vedi la insulsa squalifica di fatto contro Bolelli dell’anno scorso in una conferenza stampa di binaghi) e’ troppo ridotto. Dopo quell’episodio Braccio avrebbe dovuto dare le dimissioni a mio avviso. Come giocatore non si discute. Su binaghi parlano i fatti. Ha un atteggiamento autoritario, dannoso per il nostro tennis. Fa il tifo più per la fit che per l’Italia; altrimenti non avrebbe privato la squadra l’anno scorso di un giocatore fondamentale come il Bolelli formato 2008. Si è ben guardato dal venire a tifare Italia nelle ultime due trasferte in Israele e in Croazia, dove era durissima stare in panchina con il pubblico inferocito contro di noi. Io lo so perchè, al contrario di binaghi, ero presente al fianco dei giocatori come uno dei coach della squadra. Sarà imbarazzante vedere binaghi a Genova nel match contro la Svizzera quando Bolelli e Seppi sono stati insultati e dileggiati da binaghi stesso, e, un po’ piu’ indietro nel tempo (ricordate la lettera di Sammarini) anche Starace venne maltrattato. Insomma, paradossalmente, per il bene della squadra, per evitare tensioni inutili, binaghi dovrebbe vedersi il match in televisione. E invece, ne sono certo, sara’ li’ a farsi fotografare con la squadra per poi fare la copertina di “supertennis” con lui insieme alla squadra. E’ troppo prevedibile. Come non mi stupirei se adesso cominciasse a parlare bene dei coaches (al di fuori di me ovviamente) e magari fare sua la MIA idea di trasformare le accademie già esistenti in centri tecnici vicini all fit per ovviare al FALLIMENTO TOTALE del settore tecnico e del centro tecnico federale di Tirrenia.“
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