di Roberto Commentucci
Negli ultimi giorni due argomenti hanno tenuto banco: i problemi del nostro movimento, e i mali della FIT, e l’inizio del campionato di Serie A riservato agli affiliati alla Federazione A mio avviso i due temi sono strettamente interconnessi. La serie A costituisce un lampante esempio che i circoli non sono, in effetti, interessati allo sviluppo dei nostri giocatori. Mi spiego. Nelle squadre partecipanti, figurano quasi tutti i nostri migliori atleti (compresi Starace e Volandri) e parecchi dei nostri giovani, che utilizzano la serie A per incrementare le entrate e pagarsi le tante spese connesse con l’attività agonistica. Ma ovviamente, a questo mondo nulla è gratis. Il povero Seppi, nemmeno 24 ore prima di andare a dare 62 62 a Baghdatis a Vienna, sul veloce indoor, ha giocato la serie A, dove ha disputato, sulla terra rossa, singolo e doppio…
Gianluca Naso, il nostro miglior ‘87 dopo Fognini, che dopo un lungo periodo di crisi sta iniziando a trovare risultati di buon livello nei challenger italiani, ha addirittura annunciato che si dedicherà interamente alla serie A e quindi, credo anche per motivi economici, non farà la tourneè sudamericana di tornei challenger che chiude la stagione, rinunciando così a capitalizzare in termini di punti il suo buon momento di forma. Insomma non ci vuole un genio per capire che questa serie A, se pur porta loro qualche soldo, è un elemento di forte disturbo per la programmazione dei nostri giocatori con ambizioni di classifica mondiale.
Ma il discorso più antipatico è un altro. Quante risorse investono i circoli, per finanziare la squadra di serie A, spesso ingaggiando (e quindi sostenendo economicamente) anche giocatori stranieri? Quanto più utilmente queste risorse potrebbero essere dedicate al miglioramento delle scuole di agonistica, al supporto di mini-team di giovani e coach che vogliono tentare la carriera professionistica? Perché le energie che vengono profuse nella ricerca degli sponsor per la serie A non prendono un’altra direzione? Ve lo dico io perché: in parte, perché siamo un popolo di inguaribili campanilisti…
(…Aho’, avemo vinto lo scudetto!!…)
E in parte per far divertire i soci, quelli che pagano la retta del circolo.
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