Tathiana Garbin è stata una delle tenniste italiane più importanti dell’ultimo decennio, è arrivata ad essere numero 22 del ranking mondiale nel 2007 e nel 2004 è stata la prima italiana di sempre a battere la numero uno del mondo (in quel momento Justine Henin), oltre 400 vittorie nel circuito professionistico, che arrivano ad essere oltre 700 se si considerano i doppi.
Una carriera quindi di tutto rispetto dentro i campi da gioco, ma dal momento del suo ritiro, nel 2011, ha iniziato una nuova attività sempre nel mondo del tennis. Prima ha iniziato a occuparsi per la FIT delle Junior e ora è la responsabile del progetto Over 18 femminile, e si occupa di tutte quelle ragazze che, in una fase delicatissima della carriera, non avendo più l’età per fare tornei junior si avviano al mondo professionistico.
La scorsa settimana, una di queste ragazze seguite da Tathiana, Alice Matteucci, ha vinto il torneo ITF da 10000 dollari di Le Havre in Francia.
Tathiana, parlaci di questo progetto che vuole aiutare le ragazze che entrano nel tennis professionistico?
Fino ad alcuni anni fa c’era una politica diversa sulla gestione dei ragazzi che praticavano tennis agonistico, si arrivava a seguirli fino ai tornei junior e poi dovevano in qualche modo cavarsela da soli. Ora abbiamo visto che l’età media si è alzata notevolmente e quindi abbiamo constatato la necessità di creare un settore dedicato agli over 18. E’ stato creato un settore per il maschile e uno per il femminile di cui ne sono la responsabile
E’ una fase molto critica il passaggio da junior a pro…
E’ una fase delicatissima, è una sorta di limbo, basta un nonnulla per perdere alcuni talenti per strada, abbiamo tanti esempi eclatanti, il nostro lavoro è appunto quello di sostenere le ragazze in questo periodo di transizione molto particolare. In qualche caso le persone attorno alle giovani tenniste non hanno consigliato nei migliore dei modi e ci sono state cocenti delusioni da cui non si sono più riprese.
Magari per le eccessive aspettative e pressioni che hanno avuto.
Sì, chi ha vinto tanto da junior ha iniziato a vedere i primi sponsor, i primi guadagni “facili”, pensava di avere ormai la strada spianata per una carriera strepitosa e poi alla prima difficoltà si è visto crollare il mondo addosso. Io per esempio da junior non ho vinto tantissimo, ma ho capito che se volevo diventare una tennista professionista dovevo solo lavorare tanto e bene.
L’età di ingresso nel professionismo si sta spostando più avanti, credi che sia un bene?
E’ sicuramente un bene, le ragazze hanno una consapevolezza maggiore dei propri limiti e delle proprie potenzialità, è bene che continuino a studiare, tanto poi iniziando più avanti le carriere si possono allungare. Credo abbia poco senso esplodere a 15 anni e terminare la carriera a 21 come ha fatto la Vaidisova, anche se adesso sta tentando di rientrare. Non è facile reggere le pressioni che si hanno in questo mondo soprattutto se sei vista come un prodigio, è meglio arrivare qualche anno dopo ma prendere tutto con più calma e consapevolezza.
Chi sono le ragazze che stai seguendo per la FIT?
Io sto seguendo Alice Matteucci, Martina Trevisan e Jasmine Paolini. Non le seguo da sola, c’è un team che lavora con me. La parte tecnica è seguita anche da Antonella Serra Zanetti. La preparazione fisica è fatta dai bravissimi preparatori e fisioterapisti del Centro Tecnico Federale di Tirrenia coordinati dal dott. Parra.
Al di là degli aspetti di tipo tecnico e tattico credo che sia importante per loro avere a disposizione la tua grande esperienza.
La Federazione, credo in modo molto lungimirante, ha deciso di avvalersi non solo di me, ma tanti altri ex giocatori e ex giocatrici proprio per mettere a disposizione dei ragazzi e delle ragazze in nostro know how, il nostro bagaglio di esperienza e credo proprio che questa possa essere la mossa vincente per aiutarli a crescere tennisticamente e umanamente.
Si è instaurato un bel rapporto con loro?
Bellissimo, hanno tre caratteri completamente differenti, hanno maturità differenti, le devo prendere in tre modi diversi ma ormai ci ho fatto l’abitudine e devo dire che mi trovo davvero benissimo con tutte e tre. Del resto un buon allenatore è quello che riesce a capire l’atleta e deve rapportarsi nel modo migliore possibile con lei. Il comportamento che ho con una di loro deve necessariamente essere differente da quello che ho con le altre due, questo per farle rendere al meglio tutte e tre. La dote migliore di un allenatore è capire cosa sia il meglio per il tuo allievo, che vale solo per lui, non ci possono essere regole generali in questo.
Secondo te è meglio fare un percorso graduale di crescita oppure cercare di aumentare il livello di tornei e confrontarsi subito con le più brave?
E’ sicuramente meglio confrontarsi subito con le più brave e avere un programma ambizioso. Adesso dovevamo partire per andare in Sud America a fare un importante 50.000 dollari, ma purtroppo abbiamo dovuto cancellarci per varie vicissitudini e diversi problemi fisici che hanno avuto tutte e tre. Comunque il mio obiettivo è alzare il livello dei tornei durante la stagione, certo c’è il problema che qualche volta non entrano nei tabelloni, spesso rischiano di perdere al primo turno di qualificazioni, ma confrontarsi con ragazze più brave di loro non può che far bene per l’esperienza per migliorare su tutti i punti di vista. Spero di riuscire a farle entrare presto in qualche tabellone di qualificazione di tornei WTA, dove si vive tutta un’altra atmosfera rispetto agli ITF. Con tutto il rispetto per chi li fa, continuare a fare (e magari anche a vincere) 10.000 senza salire di livello non si diventerà mai un tennista di valore. Detto questo però voglio ricordare che il 10.000 vinto da Alice a Le Havre la settimana scorsa era di un buon livello con tante giocatori forti, lei ha battuto tre giocatrici in area 200 nel ranking.
Il rischio di un programma ambizioso è però quello di fare meno punti e ritardare la scalata nel ranking.
Esiste il rischio di sacrificare la classifica nel breve e medio periodo, ma se vogliamo lavorare con potenziali campionesse non dobbiamo guardare al ranking, quello verrà da solo come conseguenza di un lavoro serio e importante che evidentemente non può essere fatto in pochi giorni ma presuppone un percorso lungo e costante. Prima o poi i frutti del lavoro arriveranno sicuramente e con esso anche una buona posizione nella classifica. L’obiettivo che ci siamo poste è di tipo tecnico tattico, vedere i loro miglioramenti negli allenamenti e nelle partite mi interessa più che non vedere che hanno guadagnato qualche posizione nella classifica della settimana precedente.
Sei quindi ottimista sul futuro delle “tue” ragazze?
Assolutamente sì, hanno doti tecniche notevolissime, sono serie e costanti nel lavoro, non so quando ma sicuramente arriveranno ad essere delle campionesse. Non bisogna avere fretta, hanno tanti anni davanti di carriera da costruirsi, se continueranno ad avere pazienza e lavorare come stanno facendo, sicuramente ce la faranno.
Ti piace il tuo lavoro attuale o vorresti magari diventare la coach personale di una tennista in particolare?
Sono veramente soddisfatta del mio attuale lavoro. Non potrei chiedere altro. In passato ho giocato, ho vinto, ho avuto altri ruoli importanti, non cambierei nulla di quello che ho fatto, ma in questo momento credo davvero di aver trovato la mia dimensione ideale nel tennis di oggi. Ho sempre detto, dal giorno in cui ho smesso di giocare che il mio sogno sarebbe stato quello di lavorare con le ragazze giovani e aiutarle a diventare le campionesse del domani. Il tennis mi ha dato tanto, ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto “restituire” qualcosa della fortuna che ho avuto e credo che quello che sto facendo ora sia un po’ in qualche modo un mettere a disposizione di tutti quello che ho imparato in questi anni.
Rispetto a quando giocavi, immagino che sia diverso l’approccio alle partite, ti manca l’adrenalina di quei momenti?
Ti assicuro che l’adrenalina è la stessa. Essendo a bordo campo vivo le stesse emozioni di quando giocavo. Vinco con loro e perdo con loro.
Cambieresti qualcosa nel tennis attuale?
A me piace molto il “coaching on court”, però così come è adesso non serve a molto, io lo farei restare tutta la partita in panchina, come avviene nella Davis e nella Fed Cup. Un bravo allenatore deve essere in grado di cambiare la tattica durante la partita, l’atleta spesso non ha la lucidità necessaria per farlo.
Secondo te siamo ad un momento di svolta nel tennis mondiale con le giovani che stanno crescendo, oppure almeno per quest’anno vedremo vincere ancora le solite note?
Beh Simona Halep, pur essendo giovanissima è ormai assolutamente entrata tra le grandissime, in grado di vincere qualsiasi torneo, tra le più giovani io vedo benissimo Garbine Muguruza, è una tennista solida, completa, credo davvero che potrebbe essere una futura vincitrice di Slam. Io la ricordo nel 2013 quando allenavo la Burnett che la sconfisse nel torneo di Stoccarda, mi aveva già allora fatto un’impressione incredibile. Poi spero veramente di vedere presto tra le top player anche Camila Giorgi, questa ragazza ha un talento eccezionale, sono convinta che sia ormai prossima a fare il grande salto di qualità, è migliorata tantissimo nell’ultimo periodo anche dal punto di vista tattico, se riuscirà ad avere ancora un pochino più di pazienza negli scambi, davvero potrebbe vincere qualsiasi torneo.
Il fatto che Camila si sia trasferita a Tirrenia e lavori anche con i tecnici federali credi che possa esserle stato di giovamento?
Sì, lei è arrivata nel 2013 con un grave problema alla spalla, mal curata negli Stati Uniti, e si è ritrovata subito coccolata da tutti a Tirrenia, credo che il ritorno “a casa” le abbia dato molta serenità in un momento importante e difficile della carriera, e credo anche che tutto il gruppo di preparatori e tecnici di Tirrenia si sia integrato molto bene con lei e con Sergio Giorgi.
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