di Carlo Carnevale
Cristiana Ferrando, giovane speranza del tennis rosa italiano classe 1995, ha recentemente ottenuto il suo primo trionfo in un torneo professionistico, come scrive il nostro direttore in questo articolo, nel diecimila dollari sul cemento di Solarino. Nipote d’arte, in quanto parente di quella Linda Ferrando che ha conquistato un titolo WTA nel ’92 e conquistato un quarto turno agli US Open di due anni prima, Cristiana ha ottenuto il suo best ranking di numero 728. Per carpire le sensazioni del team della diciannovenne di Santa Margherita Ligure, abbiamo raggiunto il padre e coach part-time Paolo, che ci ha concesso un’intervista con estrema simpatia e disponibilità.
Iniziamo parlando di Cristiana; come sappiamo non ha trascurato la scuola, quindi come ha vissuto il tennis fino al trionfo di Solarino?
Mi piace definire quello di Cristiana “un percorse sano di tennis”; faccio il maestro da tanto tempo ormai, e una volta datole l’input, quando aveva sette anni, mi sono subito reso conto che il capitale di partenza era davvero notevole. Ciononostante, non ho mai voluto si allontanasse da una vita normale, quindi ha seguìto la strada di qualsiasi allieva di circolo, senza stress; l’istruzione prima di tutto, poi allenamenti tre volte a settimana per un paio d’ore, quindi niente di estremo. Con la sua crescita, sono poi conseguentemente cambiati gli obiettivi. Ancora oggi comunque, per diventare giocatrice professionista ce ne vuole.
Che influenza ha avuto e ha tutt’ora sua sorella Linda, sulla personalità e sul gioco di Cristiana?
Non positiva all’inizio; Cristiana ha un carattere molto particolare, al tempo stesso croce e delizia per lei, ed essere paragonata o comunque messa in relazione alla zia, che ha conseguito un più che discreto successo ai suoi tempi, l’ha spesso messa in difficoltà, insomma la pressione è grande. Con il tempo, Cristiana sta imparando comunque ad apprezzare i consigli di Linda, non tanto sul piano del gioco, che è molto cambiato dagli anni in cui mia sorella girava il circuito, quanto su quello dell’approccio ad un’eventuale situazione di professionismo. Linda rimane comunque una presenza importante nella cerchia di Cristiana.
(Linda Ferrando, ex numero 36 Wta, e la nipote classe 1995 Cristiana Ferrando)
A Solarino, Cristiana ha vinto tre partite consecutive al terzo set, due delle quali nello stesso giorno, una addirittura in rimonta, dimostrando quindi grande condizione atletica; quali sono gli aspetti del gioco o del carattere nei quali crede che sua figlia possa migliorare?
Fino allo scorso luglio, Cristiana si è sempre allenata part-time; scuola al mattino e attività al pomeriggio, raramente campo e atletica nello stesso giorno. I margini di miglioramento erano mostruosi, e da quando la federazione ci ha permesso di svolgere le sedute a Tirrenia, due volte al giorno, la condizione fisica di Cristiana è si è sviluppata sensibilmente; certo all’inizio non era abituata e ne ha risentito, ma aver giocato 85 games in poco più di ventiquattr’ore è un chiaro segnale di come il livello del suo atletismo sia cresciuto, ed anzi è in crescendo. L’importante è evitare di caricarla eccessivamente di lavoro, altrimenti i margini di miglioramento si assottigliano troppo in fretta, e una volta giunta in età di maturità tennistica non ci sarebbe più nulla da poter far progredire. Sul piano tecnico il discorso è simile, se avessi forzato tutti i campi del gioco sin da quando era piccola, avrei polverizzato le sue potenzialità; Cristiana ha un grande talento, ma ancora non sfrutta ad esempio la rete o gli spostamenti verticali. Abbiamo lavorato sui fondamentali di base, lei sente molto bene la palla, in proiezione c’è tanta strada da fare ma anche grande fiducia; ho già avuto esperienza nell’allenare professioniste (mia sorella era una mia atleta), quindi sento di avere materiale grezzo che può essere raffinato al meglio.
Avete aspettative chiare per questo 2015? Quali le prospettive future?
Con Daniele Ceraudo, oggi coach di Cristiana, abbiamo deciso di seguire una linea impostata sulla concretezza; fissare obiettivi troppo numerosi o gravosi comportano soltanto una grande pressione per l’atleta. La strategia è quella di fissare standard e orizzonti sempre nuovi, adattandoci a quello che viene; in ogni caso, pensiamo che un’aspettativa ragionevole sia chiudere l’anno a metà tra la 500esima e la 400esima posizione, per poi fare un salto di qualità nella prossima stagione. Solo a fine 2016 riusciremo a capire a che punto sarà davvero Cristiana, e quali grandi traguardi poterci porre. Poi magari vince gli Internazionali d’Italia (ride), ma per il momento è giusto, oltre che costruttivo, essere realisti.
Parliamo della sua figura: come vive il rapporto padre-figlia, in relazione a quello allenatore-atleta?
Ho sempre cercato di spingere mia figlia verso nuove esperienze; allenarsi lontano da casa è senz’altro una grossa opportunità, e per questo mi sono affidato ad un team di persone di cui mi fido (Daniele Ceraudo, Tathiana Garbin, Antonella Serra Zanetti). Personalmente devo stare molto attento a come mi pongo nei confronti di Cristiana; la mia opinione, da padre o coach che sia, è ancora molto influente, e contrastare con le idee dei tecnici o della federazione non farebbe il suo bene. Per questo ho deciso di starle lontano per un po’, perché era troppo abituata alla mia presenza sul campo ed era giusto iniziasse a fare qualche passo sulle sue gambe; ciò non toglie che prima di un incontro parliamo praticamente sempre, anche se non la seguo in loco. Solarino, ma prima ancora la finale a Santa Margherita, è stata una verifica, una conferma; vederla giocare e lottare per più partite consecutive ha certificato i miglioramenti che ha conseguito negli ultimi mesi senza di me, e allo stesso tempo è stata una grossa soddisfazione, avendo lavorato con lei per tutti questi anni.
Grazie infinite per la sua cortesia e simpatia, in bocca al lupo per il futuro!