La Coppa Davis è quella meravigliosa manifestazione a squadre che può regalare emozioni che anche gli Slam faticano a riproporre. Una manifestazione nella quale giocatori non troppo noti al grande pubblico riescono a compiere imprese fuori dalla loro portata, trascinando la propria nazione a risultati insperati. La Gran Bretagna che supera gli Stati Uniti, Il Kazakistan che batte l’italia nel quinto e deciso match e la Colombia che si qualifica per gli spareggi del World Group. Questi sono solo alcuni esempi freschi delle ultime ore, senza considerare poi che Mayer e Souza hanno dato vita all’incontro più lungo della storia della Davis, abbattendo praticamente qualsiasi altro record già esistente.
Andiamo però a vedere chi sono stati i veri eroi della tre giorni di Davis appena conclusasi. Week-end che ha determinato le squadre qualificate ai quarti di finale del World Group e quelle che si contenderanno un posto per farne parte nell’edizione del 2016 negli spareggi che andranno in scena a settembre.
James Ward (GBR) – Anno nuovo, epilogo invariato. Il londinese, classe 1987, si presenta all’impegno di Davis con pochi match nelle gambe e solamente tre incontri vinti, di cui due a Dubai nelle tabellone cadetto contro Copil e una WC locale. Andy Murray batte un ritrovato Donald Young in 4 set, tocca allora a John Isner portare a casa il secondo singolare per rimettere in parità l’incontro. Lo statunitense si aggiudica i primi due set col punteggio di 7-6 e 7-5, ma il britannico non ci sta e grazie ad una prestazione semplicemente incredibile trascina la partita al quinto e di solo cuore vince per 15-13 un’ultima frazione giocata ad un’intensità spaventosa da entrambi. Per il secondo anno consecutivo, Ward, si rivela eroe nazionale. Nel 2014 aveva avuto la meglio, sempre nel secondo singolare e sotto 2 set a 1, contro Sam Querrey, regalando anche allora alla Gran Bretagna uno storico quarto di finale.
Aleksandr Nedovyesov (KAZ) – Tutto è possibile. Nato e cresciuto in Ucraina, si trasferisce ad Oklahoma nel 2007 per frequentare l’Università situata a Stillwater, dove studia e gioca a tennis, diventando in poco tempo uno degli atleti NCAA più forti e conosciuti di sempre. Tra il 2004 e il 2006 frequenta con regolarità i tornei minori ottenendo anche buoni risultati sia a livello futures che challenger, con il suo “ritorno a casa” nel 2011 viene poi naturalizzato kazako ed inizia a pieno regime la carriera tra i professionisti. Nel 2012 vince tre Futures e nel 2013 compie il salto di qualità giocando tornei più importanti e collezzionando tre Challenger nel giro di un mese e mezzo, raggiungendo per la prima volta in carriera la Top 100. Il passaggio tra i grandi, però, non avviene con la stessa facilità. Inizia con le quali 250, 500 e 1000 con scarsa fortuna, qualificandosi solo per l’ATP di Mosca e nel 2014, grazie alla buona classifica, inizia a giocare nei tabelloni principali dei più importanti tornei del mondo. Il kazako, però, non riesce a sfruttare questa possibilità fino in fondo e, dopo essersi issato sino alla posizione numero 72 del ranking, facendo sempre più fatica a integrarsi in un ambiente completamente diverso da quello con cui aveva avuto a che fare durante tutta la carriera, perde posizioni in classifica e si vede costretto a ricominciare da capo per l’ennesima volta in carriera. Tra le altre cose, però, ottiene la convocazione in Davis nel quarto di finale contro la Svizzera, dove assieme all’amico Golubev, riesce a sconfiggere la coppia formata da Wawrinka e Federer, dando l’illusione di poter compiere il miracolo. Il 2015 inizia con la finale nel Challenger di Begamo, viene poi chiamato all’appello da Doskarayev per la sfida contro l’Italia e risponde, naturalmente, presente. Il venerdì non vede il campo, il sabato tenta insieme a Golubev di sconfiggere un’altra super-coppia del tennis mondiale, quella formata da Bolelli e Fognini, questa volta senza riuscire a ribaltare il pronostico. La domenica decisiva, vede l’Italia in vantaggio per 2-1. Tutto, però, si capovolge: Kukushkin batte agevolmente Seppi, rimandando all’ultima sfida l’epilogo di un incontro giocato sul flo del rasoio. Barazzuti sceglie Fognini, ma il CT Kazako sorprende tutti scegliendo a sua volta Nedovyesov e non Golubev. Quel che è stato, è ormai storia. Alla seconda presenza in Davis in carriera e costretto a rimontare uno svantaggio di 2 set a 1. Il 28enne di origini ucraine riesce ad avere la meglio del numero 22 del mondo dopo una partita in cui è successo veramente di tutto. Kazakistan ai quarti per la quarta volta negli ultimi cinque anni, ma questa volta non è solo merito dell’ormai affiatatissima coppia che ha reso questa squadra così grande.
Thanasi Kokkinakis (AUS) – No Kyrgios? No problem! La Repubblica Ceca, priva di Berdych, ospita una delle squadre più temibili del panorama mondiale: l’Australia. Anche quest’ultimi, però, decimati da una grave assenza, quella di Nick Kyrgios. Il match inaugurale è affidato a Thanasi Kokkinakis, costretto ad affrontare un giocatore molto più avanti di lui in classifica e con molta più esperienza, sia in singolare che in doppio. La partita inizia male per il giovanissimo Aussie che, in balia del proprio avversario, non riesce a trovare il bandolo della matassa, andando sotto di due set dopo poco più di un’ora. Le cose sono destinate a cambiare nell’immediato. Thanasi sale tanto con la prima di servizio e senza paura inizia a costruire le basi per un successo incredibile. Il 18enne, che aveva fatto il suo esordio in Davis contro la Francia nel 2014, perdendo contro Benneteau l’ultimo singolare a risultato già acquisito, rimette in piedi una partita ormai compromessa, aggiudicandosi 6-3 7-5 7-5 i tre successivi parziali. Per Tomic, vincere contro Vesely e le macerie di Rosol, è una formalità. L’Australia, grazie a questa splendida impresa, si qualifica per i quarti di finale dove troverà il Kazakistan.
Alejandro Gonzalez (COL) – Semplicemente trascinante. Una delle sfide più intriganti del Group I di Coppa Davis, si è conclusa con il successo della Colombia ai danni dell’Uruguay dei fratelli Cuevas. A compiere l’impresa non è stato Santiago Giraldo, ma Alejandro Gonzalez, ragazzo umilissimo e giocatore dal grande potenziale che, alla seconda apparizione in Davis, supera a sorpresa Pablo, al termine di un match incredibile e pieno di colpi di scena, e nel quinto e decisivo match spazzia via senza troppi problemi il ben meno dotato Martin. portando la propria squadra agli spareggi del World Group per il terzo anno consecutivo. Risultato storico per la nazione Sudamericana che sia nel 2013 che nel 2014 ha sfiorato il primo ingresso nella serie maggiore, cedendo però in entrambi i casi per 3-2 rispettivamente contro Giappone e Canada.
Leonardo Mayer (ARG) – Quando giochi e vinci il match più lungo della storia della Coppa Davis contro un giocatore che meno di 48 ore prima aveva vinto un’altra battaglia contro un tuo connazionale, sei un eroe, probabilmente il più grande di questo week-end di sfide. Leo Mayer, giocatore balzato agli onori delle cronache solamente l’anno scorso quando riuscì da totale outsider a vincere il 500 di Amburgo, ha centrato la Top 30 da allora non l’ha mai più abbandonata. Decisivo anche lo scorso anno contro Israele nei Playoff del World Group, l’argentino è stato capace prima di battere un giocatore ostico come Bellucci in quattro set e poi, dopo essere stato avanti di due set, di vincere un match che definire epico è poco, contro un Joao Souza fantascientifico, che nel giro di tre giorni è stato in campo quasi dodici ore. 7-6 7-6 5-7 5-7 15-13 il punteggio finale dopo 6 ore e 41 minuti di gioco.
Meritatissima menzione d’onore anche per Henri Laaksonen (SVI) che vince in maniera epica entrambi i suoi match di singolare contro Bemelmans e Darcis, ma che non riesce a portare la sua Svizzera ai quarti di finale.