di Alessandro Nizegorodcew (Articolo apparso sul quotidiano “Il Tempo” del giorno 8-3-2015)
«Il tennis è lotta e divertimento allo stato puro». Parole e musica di Sara Errani, numero 12 del mondo e giocatrice più forte d’Italia. Così vede la vita e lo sport «Sarita», come raccontato sapientemente da Roberto Commentucci nel libro Excalibur. Intenstià, grinta, ambizione e una folle (per gli altri, non per lei) voglia di entrare nel gotha del tennis, hanno rappresentato per anni la colonna sonora della sua crescita esponenziale. Oggi, dopo un lungo infortunio che l’ha costretta ai box per alcuni mesi a fine 2014, la Errani è tornata a fare la voce grossa nel circuito Wta.
Dopo tanti problemi fisici e una preparazione invernale svolta in maniera parziale, la domanda nasce spontanea: come sta Sara Errani?
«Mi sento bene. Sono sempre stata dell’idea che nel tennis un giorno puoi sentirti in grande forma e quello successivo avere pessime sensazioni. Personalmente cerco di essere preparata mentalmente a ogni tipo di evenienza. La cosa importante è allenarsi bene evitando qualsiasi tipo di infortunio. Ho iniziato il 2015 consapevole di non aver potuto svolgere la preparazione nella maniera opportuna. I primi tornei dell’anno li ho utilizzati per allenarmi e migliorare la condizione fisica deficitaria. Finalmente inizio a sentirmi in forma».
A Rio de Janeiro è arrivato il primo titolo Wta dell’anno. A prescindere dall’importanza del torneo, quanto è stato importante trionfare in Brasile dal punto di vista mentale?
«È stata una settimana molto dura sotto tutti i punti di vista, condita dai 35-40° di Rio de Janeiro. Ho sofferto tanto e sono orgogliosa di essere riuscita a vincere un torneo in una settimana così. Trionfare in un evento Wta è sempre pazzesco e speciale».
A proposito, in Brasile tra poco più di un anno ci sarà l’Olimpiade. Troppo presto per parlarne?
«È un bellissimo sogno, ma in effetti è un po’ presto per parlarne e ci sono ancora tanti mesi di tennis da qui a Rio 2016. Peccato che non si giochi sulla terra battuta, che giocando in Brasile credevo fosse quasi scontata come superficie. Ma ormai purtroppo i campi in «rosso» si stanno estinguendo…».
Facciamo un passo indietro sino alla sconfitta in Fed Cup contro la Francia. Sono arrivate tante critiche e pochi complimenti alle vostre avversarie. È un problema di cultura sportiva prettamente italiano?
«La Francia ha meritato la vittoria: Mladenovic e Garcia hanno giocato singolari e doppio in maniera fantastica, per cui la sconfitta può starci. Il discorso sulla cultura sportiva in Italia sarebbe molto lungo. Da noi si fanno fatica ad apprezzare i propri atleti, nel tennis come in tutti gli altri sport. Tanta gente scrive cattiverie gratuite e immotivate, ma come ho già ripetuto in passato a me non piace dare importanze a persone del genere, perché significherebbe togliere tampo ai tantissimi fans che mi seguono e sostengono. Ricevo tantissimo lettere e emal da tutto il mondo e questo rappresenta un motivo di grande soddisfazione e orgoglio. Sono contenta e fiera di quello che sto facendo nella mia carriera».
Ultimamente si è parlato a lungo del problema «scommesse» e match truccati nel tennis. Rimedi? Soluzioni?
«Per come vivo lo sport e la vita credo che la radiazione totale e definitiva sia l’unica soluzione possibile per chi ha infranto le regole. Non vedo alternative».
Non si sa molto della vita privata di Sara Errani. Quanto è stata dura aprirsi per il libro «Excalibur»? Quanto conosciamo realmente di lei?
«Roberto Commentucci, autore del libro, è stato davvero molto bravo e lo ringrazio ancora oggi. Vi sono ragazze che amano la luce dei riflettori, mentre a me piace tenere riservate le faccende personali. Non ho mai amato le interviste e l’essere al centro dell’attenzione, anche se poi in alcune circostanze, come da Cattelan, mi sono divertita molto. Due anni fa ho girato uno spot per Supertennis Tv e spero di poterne fare altri. In generale le interviste possono risultare belle e divertenti quando il giornalista non invade troppo la tua sfera privata».
Quali sono i passatempi durante i momenti di relax?
«Quando sono in Spagna o in Italia dai miei genitori vince la pigrizia e mi ritrovo spesso sul divano. Quando sono invece in giro per tornei ascolto musica e mi lancio nello shopping».
Facciamo finta di tornare indietro nel tempo. Quale sport sceglieresti se non potessi optare per il tennis? E quale disciplina faresti provare, in futuro, a tuo figlio?
«Tornando indietro sceglierei sicuramente il basket! Mi è sempre piaciuto tantissimo, anche se la mia statura non aiutava molto. Quando avrò un figlio sarà lui a decidere…».
Tornando al tennis, quali sono gli obiettivi per il 2015 e quale delle giovani tenniste ti ha impressionata maggiormente?
«Non mi piace pormi obiettivi di ranking. L’importante è cercare di allenarmi bene e fare del mio meglio. A fine anno tireremo le somme. Nel circuito Wta attualmente ci sono tantissime ragazze che giocano davvero bene e devo dire che il livello si è alzato notevolmente. Quella che mi ha impressionato di più è la spagnola Garbine Muguruza, ma ce ne sono davvero tante…».
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