Il talento, diceva Robert De Niro, sta nelle scelte. E mai come nel fine settimana di Astana si parrà la nobilitate di Corrado Barazzutti. La routine si capovolge. Stavolta non c’è pretattica che tenga, la coppia di doppio Bolelli-Fognini è l’unica certezza. Il resto è un gioco di geometrie variabili, di instabili equilibri e convergenze parallele. È il paradosso solo apparente di Fognini che, numero 1 d’Italia e primo a battere Nadal in una semifinale sul rosso in dodici anni, non è sicuro di un posto da titolare. Perché da una parte conta il passato di uomo Davis, rivedere per credere la lezione a Murray naufragato a due passi dal golfo di Napoli, dall’altro conta un presente segnato da una programmazione sul rosso, centrata sulla Golden Swing in Sudamerica, che dorata lo è stata di sicuro, Berlocq a parte.
Ma aggiunge una nuvola di dubbi alla bellezza della Davis e alla prima volta dell’Italia sotto le monumentali e vuote architetture di Astana. Per provare a diradarla, abbiamo chiesto un parere a tre ex giocatori, che hanno vissuto da più punti di vista la Davis e le competizioni a squadre: Mosé Navarra, Stefano Pescosolido e Vincenzo Santopadre. Il presupposto da cui partire è uguale per tutti: Barazzutti dovrà decidere all’ultimo i singolaristi da schierare, dovrà vedere come si allenano sul duro, come rispondono alle condizioni di gioco. “Per sapere chi far giocare dovrei essere lì” sostiene Santopadre. “Sarebbe giusto che giocassero tutti e tre, ma per me il dubbio principale è tra Fognini e Seppi. Perché Fabio ha sempre giocato benissimo in Davis, mentre Seppi ha sofferto di più le partite a squadre. Andreas però si è programmato meglio sul veloce, è più preparato a giocare sul duro, nelle condizioni che troveremo. E Corrado Barazzutti potrebbe anche essere orientato a mantenere Fognini più fresco per il doppio. Anche se, dovessi decidere io, farei giocare Bolelli e Fognini. Perché Fabio si esalta e potrebbe sopperire al fatto di aver giocato tanto sulla terra dopo l’Australian Open”.
“E’ una bella indecisione” commenta Stefano Pescosolido, che ha iniziato l’esperienza in Davis nella palude di Maceiò; chiamato a sostituire Camporese nel primo singolare della domenica, ha lasciato il campo tradito dal caldo e dai crampi, portato fuori a braccia. È uomo Davis, Pesco, che sulla terra battuta di Madrid nel 1994 ha rimontato due set a Carlos Costa e dato per due set una lezione difficilmente dimenticabile a Sergi Bruguera, forse il migliore al mondo sul rosso all’epoca. La superficie, per Pesco, che di Santopadre è grande amico, è la variabile principale che deve orientare la scelta di Barazzutti. “Fognini sta evidentemente bene” sottolinea, “ma non si può non considerare che arriva dalla trasferta sudamericana. Bolelli e Seppi sono più allenati di lui sul duro, stanno giocando di più sulla superficie che troveremo in Kazakhstan. Io sceglierei loro due in singolare, e ovviamente Fognini e Bolelli in doppio”.
Parla anche da capitano, Mosè Navarra, che è stato responsabile della nazionale under 16 prima e under 18 poi, e ha vinto la European Summer Cup 2013 con Matteo Donati, Filippo Baldi e la riserva Antonio Massara (2-0 in finale ai padroni di casa della Francia a La Rochelle). E da capitano mette in evidenza un aspetto fondamentale. “Un capitano non deve scegliere i singolaristi solo sulla base dei risultati. La Davis è una competizione diversa dai tornei, le variabili sono tante e vanno tutte considerate”. Quanto contino le variabili, Mosé l’ha sperimentato direttamente, personalmente, a Helsinki, nel quarto di finale della zona Euro/Africa del 2001. Nel trionfo di un’Italia giovane, con i big che disertano dopo il naufragio di Mestre di fronte ai fratelli Rochus, Navarra nemmeno avrebbe dovuto scendere in campo. Lo scopre il giorno prima di essere stato scelto, e stordisce di serve and volley Jarkko Nieminen. Poi il sabato raddoppia e regala il punto decisivo in doppio con Santopadre. “Fossi in Barazzutti, in Kazakistan farei come quel giorno a Helsinki, deciderei all’ultimo in base alla condizione dei giocatori a Astana. Se si giocasse domani, per quanto successo negli ultimi due mesi, io sceglierei Bolelli e Seppi”.
Sarà una partita molto difficile, prevede Navarra. “Abbiamo tutto da perdere e niente da guadagnare. Per me finirà 3-2 per noi”. Più ottimista Santopadre: “Vinciamo 3-1”. Addirittura trionfale Pescosolido: “3-0 secco per l’Italia”. Non svegliateli, in questo inizio d’anno così azzurro per il tennis maschile. Non ancora.
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