Negli anni ’90 c’erano Sampras e Philippoussis, ora Kyrgios e Kokkinakis sono pronti a rinverdire i fasti di quell’antico assunto, che vuole i giocatori d’origine greca dotati di uno spiccato talento, in maniera particolare sulle rapide superfici del circuito mondiale. Una piccola variazione sul tema potrebbe presto però palesarsi, perché sulla falsariga di Nick e Thanasi dovrebbe fare capolino con decisione anche un tennista che di greco non ha solo le origini, ma anche il passaporto. Si tratta di Stefanos Tsitsipas, classe 1998, recente finalista all’Orange Bowl nella categoria under 18 – fermato solo da Kozlov – la cui madre, Julia Salnikova, ex giocatrice, Wta si è gentilmente concessa ai metaforici microfoni di Spazio Tennis.
Julia ed il tennis. “Ho giocato molto a livello nazionale ed attorno ai 16-17 anni sono diventata la numero 1 russa, ma anche al di fuori dei confini ho ottenuto discreti risultati, con tre finali disputate ai campionati giovanili continentali. A 20 anni, però, decisi di smettere per dedicarmi allo studio, frequentando l’università di Mosca, dove ho intrapreso la facoltà di giornalismo. Dopodiché ho provato a riprendere l’attività, girando soprattutto in Europa e ho raggiunto al massimo una posizione vicina alla numero 100 del ranking.” Erano chiaramente altri tempi. “E’ tutto molto diverso, il livello ora è vertiginosamente più alto, ma noto che, dopo un periodo di grandissima diffusione, stanno cominciando a venire meno quelle condizioni che permettevano a tutti di competere. Tra i giorni attuali ed il mio periodo sono sostanzialmente due le condizioni che si sono modificate in grande misura: la maggiore cura del lato atletico, ed il fatto che attorno a ciascun giocatore ci sia un team di specialisti, non più soltanto l’allenatore.” Ci incuriosisce in particolare questo riferimento al fatto che, secondo lei, le occasioni per i tennisti sarebbero limitate e le chiediamo maggiori delucidazioni “E’ ridicolo che i torneo per professionisti, quali sono quelli del circuito ITF, non garantiscano l’ospitalità”. Ah, l’antico dilemma…
Stefanos ed il tennis. “Stefanos è il figlio primogenito mio e di mio marito Apostolos, e, giocando entrambi a tennis, lo abbiamo, in un modo o in un altro, iniziato alla disciplina, ma non appena ha avuto un età confacente lo abbiamo iscritto ad un circolo dove prendesse regolari lezioni. Il suo allenatore ha fatto un ottimo lavoro, è riuscito ad instaurare un rapporto molto stretto con mio figlio – e non è una cosa così semplice visto che lui è piuttosto chiuso, un ragazzo molto sensibile, che ama gli animali, e dallo spiccato senso per l’umorismo – e così sono rimasti assieme circa sette anni. Nel frattempo però lui è emerso come uno dei migliori prospect nazionali ed è stata una naturale conseguenza che cominciassimo a viaggiare: dal momento che il suo coach non era intenzionato a fare questo tipo di vita, Apostolos ha iniziato a seguirlo in prima persona, e devo dire che ha proseguito in maniera egregia quello che era stato fatto, non rischiando di sovraccaricarlo di aspettative a livello mentale.” Emergere in Grecia non deve essere stato affatto facile. “Per nulla, è sempre raro trovare uno sparring partner all’altezza, e ho notato che in generale l’attitudine e le motivazioni non sono esattamente ideali per competere. Allo stesso tempo, però, spostarsi voleva dire imbarcarsi in una spesa che non ci saremmo potuti permettere. Ultimamente la situazione è migliorata, il livello interno si è alzato e Stefanos ne ha di conseguenza beneficiato.” Mentre per quanto concerne gli altri eredi della stirpe Tsitsipas-Salnikova. “Loro giocano per divertirsi, non credo intraprenderanno la carriera del fratello, ma comunque vedremo.”
Stefanos ed il professionismo. Da promessa nazionale a brillante riferimento della sua generazione per tutta l’Europa, fino al colpo definitivo: la finale all’Orange Bowl dello scorso dicembre, dove ha sconfitto tennisti di grandissima caratura, più anziani di lui, come Paul, Fritz, Rublev, arrendendosi solo di fronte al celebrato Stefan Kozlov, al terzo parziale. “Di sicuro quella finale è stata manna dal cielo: cominciano a considerarlo come un tennista di un certo calibro, gli è stato proposto un’importante contratto di sponsorizzazione, col quale è stato possibile ampliare il team che lo segue, che senza non si sarebbe potuto permettere. E’ importante che ora Stefanos continui ad allenarsi e a giocare con regolarità, in questo modo migliorerà” Considerando che il ragazzo sta attraversando un periodo davvero particolare “Il passaggio da junior al professionismo è la fase più delicata, soprattutto per i ragazzi. Negli ultimi anni l’età media per un giocatore di un certo livello si è alzata drasticamente, per cui, tra i 18 e i 22 anni sarebbe già notevole arrivare attorno alla 100-150esima posizione, poi ci sono le eccezioni, i fenomeni, però la norma è ormai questa. Ritengo dunque importante che un giovane, in età, sia giusto che frequenti il circuito junior, almeno gli Slam ed i tornei Grade A, sebbene sia più utile concentrarsi sul gioco e sulla tecnica, che non sui risultati e sulla classifica.”
Julia e Stefanos. Nello specifico, però, che cosa ci si aspetta da Stefanos? “Quest’anno mi auguro semplicemente possa stare bene, così da prendere parte ai tornei che abbiamo in programma lui faccia, vale a dire gli Slam Juniores, e poi prevalentemente challenger piuttosto che i futures.” In effetti la stagione è partita proprio dall’Australia, con il fallito assalto alla corona del primo major junior stagionale – sconfitto ai quarti dall’uzbeko Karimov – prima di trasferirsi in Tasmania, dove ha preso parte a due challenger: nel primo, a Launceston, ha centrato la qualificazione, mentre nel secondo, Burnie, ha anzitempo alzato bandiera bianca. “Come ogni ragazzo con un certo gusto, Stefanos ama Roger Federer e a lui si ispira, a partire dal rovescio, rigorosamente ad una mano. Il suo è un tennis fatto di attacchi continui, non lesina serve and volley, anche sulla seconda, dal momento che, essendo alto 194 centimetri, la difesa non è in alcun modo il suo punto forte. Apprezza molto anche Wawrinka, per il suo rovescio, ed in generale è un giocatore bello da vedere, con un tennis piuttosto vario, pur vantando una grande attitudine mentale: ha un record molto positivo nei tie break ed una serie di partite vinte dopo aver annullato match point.” Ed il rapporto genitori/allenatori vs figlio/allievo? “E’ sempre problematico, ed è il motivo per cui inizialmente io e Apostolos lo abbiamo affidato ad un coach esterno alla famiglia, perché allenare il proprio figlio può essere un fattore positivo, ma allo stesso tempo nasconde problematiche che in un secondo momento possono compromettere il rapporto di base. Noi lo abbiamo lasciato decidere e lui stesso ha scelto il proprio padre: certo, a volte ci sono delle tensioni, ma questo è naturale “
(Julia Salnikova e Apostolos Tsisipas)
Julia e la Russia. Ok, la Grecia, il figlio, il futuro e le promesse, ma Julia Salnikova è pur sempre una ex tennista russa, e non possiamo esimerci da discutere di quello che è stato, è e potrà essere il tennis di una nazione che nell’ultimo ventennio ha fatto parecchio parlare di sè. A partire da un ultimo periodo che, Sharapova a parte, non si è rivelato all’altezza di quello che le premesse lasciavano intendere. “Non mi stupisce, è una semplice conseguenza di come viene gestita la Federazione Russa, e di quale sia la sua politica. Non viene mai elargito un aiuto ai giocatori, e infatti non appena emerge qualche buon elemento, questo pensa a dove andare ad allenarsi oltre confine, perché sa che andarsene è meglio che restare, poiché se accadesse qualcosa di negativo, di sicuro nessuno accorrerebbe.” Eppure nell’ultimo anno i giovani giocatori russi sono stati protagonisti, almeno a livello juniores, in particolare sulla terra battuta, col successo al Bonfiglio di Safiullin, e di Rublev e della Kasatkina al Roland Garros. “Sono tutti tennisti che conosco e che ho avuto modo di vedere, seguendo Stefanos nelle varie competizioni. Mi piacciono per vari motivi: Daria sente molto bene la palla ed è una tennista molto intelligente, ma nel tennis moderno non basta questo ed è dura affermarsi ad alti livelli senza un colpo vincente, ed è una lacuna evidente nel suo gioco. Di Rublev adoro il suo coraggio, la sua voglia di lottare e di non mollare mai – da giovane ho avuto modo di affrontare sua madre, e posso confermare che quelle qualità non le ha di certo prese da lei – mentre Safiullin è il classico giocatore che nessuno vorrebbe mai affrontare, è molto solido, e per sfidarlo nelle migliori condizioni possibili ti devi calare con lo stesso spirito con cui andresti in ospedale per un esame senza appuntamento: devi essere molto, molto paziente. Credo che Roman e Andrey, al di là dei gusti personali, siano due tennisti di grande prospettiva, ma ci sono tanti piccoli dettagli da sistemare affinché ciò avvenga, e francamente non me la sento di discuterne pubblicamente…. (ogni riferimento alla federazione è sottinteso)”
Questo è quello che si cela dietro il mondo di Julia Salnikova e del figlio, Stefanos Tsitsipas, che, se siete curiosi di seguire più da vicino, potreste farlo attraverso la sua pagina Facebook Tenniscore International Tennis News, dove scrive, in maniera disincantata ed ironica, di attualità tennistica, sia sua sia quella dei dei grandi campioni. Con la velata speranza che in futuro questo voglia dire trattare la stessa materia.
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