di Paolo Angella
Entrato nel tabellone delle qualificazioni del torneo Junior degli Australian Open, Marco Mosciatti, romano, 18 anni il prossimo luglio, arrivato nei primi 100 al mondo tra gli Juniores, mancino, rovescio incrociato impressionante e una rapidità di piedi unica, ci racconta la sua esperienza nella terra Down Under: il suo primo Grande Slam da giocatore di tennis.
Marco, cosa ti resta dell’esperienza agli Australian Open?
Tantissimo, è stato fantastico, Si respira un’aria completamente diversa, poter guardare quello che fanno i grandi campioni durante tutto il giorno, e vedere che alla fine non c’è niente di così diverso da quello che faccio io.
Il momento che ricordi con più piacere della trasferta australiana?
Senza dubbio Federer-Seppi, l’ho vista tutta dal box di Andreas, essere a pochi metri dal campo dove si è giocata una partita che resterà nella storia del tennis italiano e forse mondiale è stato davvero incredibile. Il sogno è quello di esserci io a giocarmela e magari vincere contro il re del tennis mondiale nel centrale di uno Slam. È sicuramente il sogno più grande della mia vita tennistica.
Tutti ricordi positivi della trasferta australiana allora?
Beh, non proprio, ho vinto la prima partita, ma poi ho perso all’ultimo turno delle qualificazioni. Ho perso 63 67 64 dopo una lotta di 3 ore sotto 35 gradi. Perdevo 63 42 e servizio lui che giocava 10 volte meglio di me, dopo aver subito 30 vincenti di dritto ho girato la partita mettendoci solo cuore e tanta ma tanta corsa. Al terzo sono andato 2-1 sopra e servizio ma vista la poca fiducia in me stesso non ho più avuto il coraggio di far gioco e quindi di muoverlo e mi sono ritrovato 4-2 sotto; poi di nuovo pari, 4-4 tra remate, giramenti di testa e bruciore ai piedi per il fuoco che c’era in campo. Se fossi riuscito a non pensare dal 2-1 e servizio al terzo probabilmente avrei giocato il main draw degli Australian Open… Detto questo c’è da dire che questo giapponese se l’è conquistata a forza di vincenti, ho lottato fino a sentirmi male ma ha giocato meglio lui, non è bastato il cuore. Peccato, ma ci saranno altre possibilità.
Parliamo del tuo gioco: colpo che ti riesce meglio e quello su cui sai di dover lavorare ancora
Il colpo che mi riesce meglio da sempre è il rovescio in spinta in diagonale. Ma devo dire che grazie al grande tecnico Fabrizio Zeppieri nell’ultimo anno ho migliorato moltissimo il dritto, che oramai mi porta più punti del rovescio. Anche con il servizio e i colpi a rete, dopo molto tempo di completa confusione, ho acquistato buona sicurezza che però devo portare maggiormente in partita dove ancora rischio di perdermeli più che per la tecnica per motivi legati alla testa, nel senso che mi capita di credere troppo poco in me stesso e nelle mie qualità e si sa che se non credi in te (come mi è successo in Australia) poi non riesci a esprimerti al meglio. Comunque sto lavorando bene con il mio team anche su questo aspetto, ora capita raramente di regalare punti importanti o interi games agli avversari.
Parli sempre molto bene del team che lavora con te, ci ricordi con chi ti alleni?
Lo faccio con molto molto piacere, perché devo a loro tutto quello che sono riuscito a fare negli ultimi anni. Il mio allenatore principale è Fabrizio Zeppieri, ma lavoro anche con i maestri Giuseppe Fischetti (ex sparring della Schiavone e di altre giocatrici importanti) che mi ha fatto migliorare moltissimo durante tutto l’anno e con Federico Lucchetti che mi segue insieme a Zeppieri da moltissimi anni. Poi c’è il mio preparatore fisico Alessandro Cesario con il quale mi trovo molto bene e spero di rimanere con lui per tutta la mia carriera tennistica. Poi ormai da un anno seguo una certa alimentazione con il mio nutrizionista Marco Traversa e ho avuto un grande giovamento anche da questo punto di vista.
Pensi di continuare con tornei Junior o di passare definitivamente ai Pro quest’anno?
Adesso gioco questa settimana un ITF Junior ad Hammamet in Tunisia e la prossima a Casablanca in Marocco poi penso di continuare con tornei junior fino a luglio per cercare di giocare il main draw di Roland Garros e Wimbledon (con al massimo 2-3 10.000 Pro) e poi dopo Wimbledon penso solo tornei pro e se ho fatto abbastanza punti spero di entrare anche allo US Open Junior.
La vita del tennista è molto diversa da quella di tanti tuoi coetanei. Ti manca qualcosa di quello che fanno i ragazzi della tua età?
No, anzi, mi sento più fortunato, perché ho un sogno preciso e tutti i giorni sono impegnati per raggiungere quel sogno; e in più questo sport mi permette di girare il mondo che penso sia un desiderio di molti miei coetanei e inoltre i sacrifici che si fanno vengono ripagati con le vittorie che solo uno sport individuale come il tennis rende così speciali. E devo dire che andare spesso in discoteca o bere e fumare (che è purtroppo quello che fanno buona parte dei diciottenni) non mi manca affatto. L’unico dispiacere è dover vivere sempre rapporti a distanza con le ragazze, sia se vivono in un’altra città sia nel caso in cui anche lei sia di Roma, visto che passo più giorni fuori che a casa. E penso alla vita da normale ragazzo senza un minimo stress solo quando arrivano brutte sconfitte, ma sono solo attimi o al massimo nottate per la frustrazione… L’unica cosa che mi dispiace veramente è che sono stato costretto ad andare in una scuola privata vista l’impossibilità che danno i licei italiani di studiare e fare sport a livello agonistico…
E’ positivo che tu parli in questi termini della scuola e dello studio…
Si perché mi gratificava molto prendere bei voti alle interrogazioni e ai compiti in classe soprattutto nelle materie scientifiche, che mi piacevano di più, infatti il primo anno di liceo ho seguito le lezioni in un normale liceo pubblico scientifico prima di essere costretto a lasciarlo per dedicarmi completamente al tennis. L’anno prossimo avrò comunque la maturità e mi auguro di fare molto bene anche a scuola.
So che sei molto bravo anche a calcio, hai mai avuto dubbi su quale sport scegliere?
Sì tante volte, ti dico solo che nei momenti più difficili del mio tennis penso: “ma perché non ho continuato con il calcio?”, ma poi mi passa e non ho dubbi su quale sia lo sport in cui primeggiare.
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