La tradizione della semifinalista a sorpresa agli Australian Open, tipica degli ultimi anni, continua anche nell’edizione del 2015 e per ora viene pienamente e clamorosamente rispettata da Madison Keys, giovanissima 19enne americana che alla prima esperienza nella seconda settimana di uno slam sconfigge di potenza e carattere una veteranissima del circuito. Nulla ha potuto infatti Venus Williams, in una giornata che poteva consacrarla di nuovo nella top10 del ranking WTA e che invece ha mostrato tutti i limiti che fanno ancora parte del suo gioco, che piano piano sta cercando di tornare quello che qualche anno fa la teneva saldamente nelle parti altissime della classifica.
Salta così la potenziale semifinale tutta in famiglia tra le sorelle Williams, mentre, dopo Stephens e Bouchard, è la Keys colei che tenta una repentina scalata del ranking in questa nuova stagione già a partire da Melbourne. Per ora, inutile dirlo, si issa provvisoriamente al suo best ranking, raggiungendo la posizione numero 20. In questo Australian Open aveva peraltro già battuto una delle favorite al titolo, Petra Kvitova.
Madison è allenata da Lindsay Davenport, inquadrata più volte sugli spalti, con la quale condivide numerose caratteristiche fisiche e tecniche, tra tutte l’impressionante potenza nei colpi ed un’ottima risposta potente nei piedi dell’avversaria (“purtroppo” condivide anche una velocità non certo da centometrista, ma non si può chiedere troppo). Inoltre, curiosamente, condivide con Venus Williams la nascita della sua passione per la racchetta: fu infatti nel 1999, guardando giocare la Venere del tennis nella semifinale degli UsOpen (poi persa), che la Keys, a 4 anni, si innamorò di questo sport. Ed è proprio contro Venus che Madison ottiene il risultato più importante della sua giovane carriera, quasi in rappresentanza di un passaggio di testimone.
Il match odierno comincia subito in modo molto particolare. I primi due punti sono vinti dalla Keys con l’aiuto del nastro a favore. Eppure, è poi Venus quella che sembra gestire meglio la pressione e ad essere più efficace, nonostante un gioco già in partenza più orientato a subire e controllare il gioco della giovane avversaria, piuttosto che un gioco aggressivo ed alla ricerca degli angoli per far correre la non-agile Madison. I primi sei game rispettano i turni di servizio, con la Williams a chiudere i propri game più agilmente della Keys. Ancora, quando il match sembra aver preso una certa piega, tutto cambia: la Keys alza in maniera impressionante il livello di gioco e da attaccante diventa inarrestabile conquistatrice di campo e di vincenti, tanto da schiacciare con due break consecutivi la povera Venus, che dal 3-3 subisce un parziale dei 12-2 punti e crolla per 3-6 sotto le cannonate della meno esperta Keys.
Le statistiche parlano chiaro: 14 vincenti a fronte di soli 9 errori per colei che ha chiuso vincente il primo set ed un preoccupante 4 contro 14 per la Williams; numeri che esprimono chiaramente l’incapacità della Williams di creare gioco, sia per “volontà” propria, sia per impossibile resistenza ai colpi dell’avversaria, sempre e comunque all’attacco. Non è peraltro solo la potenza pura a portare punti a Madison, che almeno in due occasioni mostra ottime capacità di volo, chiudendo gli scambi con volée particolarmente apprezzabili anche per la loro difficoltà.
Di nuovo, sembra tutto troppo facile e liscio per un match WTA di tale importanza, e la sfortuna vuole partecipare allo spettacolo. Dopo un primo game al servizio dominato da parte della Keys, si ripresenta a chiedere dazio un infortunio che per la terza volta in pochi mesi e per la terza volta in occasioni particolarmente importanti vuole dare fastidio alla giovane americana. Come era successo ad Eastbourne (torneo poi vinto) ed a Wimbledon (dove invece si era ritirata contro la Shvedova), la Keys subisce un infortunio alla coscia sinistra, che prima la rallenta palesemente e poi, prima di un medical time-out, la trascina sotto 1-4, con doppio break da recuperare.
Venus non sembra in ogni caso dare segnali positivi. Contro un’avversaria in evidente difficoltà e particolarmente ferma, la meno giovane delle Sorelle non cambia la sua tattica passiva, scegliendo di remare da fondo campo piuttosto di far correre l’avversaria, aumentando le sue provvisorie difficoltà fisiche e psicologiche. Infatti, nei quattro game consecutivamente vinti, la Williams ha segnato 2 soli vincenti, nonostante le sue note capacità di attaccante (è vero, sono anche stati numerosi gli errori della Keys, ma Venus sembrava non voler proprio attaccare).
Al ritorno in campo, le cose non cambiano dal lato di Venus e, contestualmente, il gioco d’attacco della Keys viene esasperato, per affrettare gli scambi e non affaticare una gamba che le provoca più volte smorfie di dolore e zoppichii. La tattica della giovane funziona ed i due break vengono immediatamente recuperati con un parziale di 12-3 punti che porta al 4-4, ma un successivo game al servizio da parte della Keys, in cui finalmente Venus dà qualche segnale positivo, porta al break alla terza occasione (dopo che Madison aveva salvato meravigliosamente le prime due palle break, con un ace ed un rovescio lungolinea vincente). Questa volta, un po’ di esperienza della 34enne americana viene messa sul piatto ed un turno di servizio tenuto a 15 rimanda le sorti del match al terzo parziale.
Il terzo set entra pienamente a far parte della lunga lista di altalenanti drammi sportivi del tennis femminile. La chiara favorita ora è Venus: ha vinto il secondo set, ha dalla sua 15 anni di esperienza in più, la sua avversaria sembra ancora patire le conseguenze dell’infortunio alla coscia ed in più, la Williams, parte in netto vantaggio anche nel punteggio. Infatti, dopo un primo turno di servizio tenuto con grosse difficoltà da parte della Keys, chiuso con un’altra volée perfetta ed un rovescio lungolinea vincente, la Williams brekka e si porta in vantaggio per 3-1 dopo otto punti consecutivi. Eppure, chi vincerà non è la plurivincitrice slam (a cui però ancora manca il titolo degli Australian Open).
La reazione della Keys, quasi aggrappata ad un ultimo barlume di disperazione, arriva repentina. Il suo gioco sempre all’attacco torna preciso ed efficace, mentre di nuovo Venus si perde in una tattica completamente sbagliata, fatta di un gioco passivo e soprattutto di un gioco spesso spostato sul rovescio della Keys, che così patisce meno le conseguenze dell’acciacco alla coscia, meno interessata dagli appoggi per il rovescio. Il break viene immediatamente recuperato dopo un combattutissimo e spettacolare sesto game, ma se l’inerzia del match è tornata dalla parte della 19enne, è un nuovo break della Williams a sconvolgere nuovamente tutti i piani e le previsioni degli spettatori.
Quest’ultimo break subito è però solo una piccola falla del progetto chiamato semifinale, ben chiaro nella testa della Keys. Ancora una violenta reazione spinge Venus lontana dal campo, in difese impossibili che si tramutano una dopo l’altra in punti per Madison. Ed è ancora un netto parziale di 12-3 punti e di due break a portare in vantaggio la Keys, questa volta definitivamente. Dopo un dritto da metà campo, scagliato nell’angolo destro del campo della Williams, Madison può alzare le braccia al cielo, per la felicità propria e della Davenport e chiudere il match per 6-3 4-6 6-4.
Sono ancora le statistiche a parlare chiaro. Per la Keys, 14 vincenti e 18 errori nel solo terzo parziale, mentre solo 3 vincenti a fronte di 13 errori per Venus. Il totale è ancora più sconfortante per la Williams: 10 vincenti (in 29 game!) ed il quadruplo degli errori (mentre per Madison sono 34 i punti diretti e 45 gli errori).
In semifinale, arriverà probabilmente l’altra componente della famiglia Williams, Serena, che alle motivazioni legate a rivincere finalmente l’Australian Open dopo qualche brutta figura di troppo nelle ultime edizioni aggiungerà anche la voglia di sportiva vendetta, complicando ancor di più le già critiche speranze di Madison Keys di raggiungere la finale. Speranze peraltro azzoppate da un infortunio alla coscia che non è detto la lascerà in pace da qui a venerdì, quando sarà giocato il match. Ma dopotutto niente e nessuno potrà cancellare quanto la giovane Madison ha già fin qui ottenuto: la prima semifinale in carriera a livello slam quando ancora non è 20enne, la vittoria contro una delle sue più grandi beniamine, il nuovo best ranking contestuale alla top20 e la sempre maggiore consapevolezza di essere dotata di un gioco, quando in fiducia, praticamente inarrestabile, supportato ed insegnato da un’allenatrice che di questo stile potente e preciso ne sa e ne ha fatto la chiave (giochi di parole a parte) di una delle più grandi carriere che una tennista abbia mai vissuto.
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