di Marco Mazzoni (@marcomazz)
Il primo giorno di uno Slam è sempre un affascinante vortice di emozioni. Lo è ancor di più se è il primo Slam dell’anno. Down under, per una nottata di tennis da vivere intensamente. Una solitudine mai così dolce nel cuore della notte. Tu e la tv, in stretta simbiosi, e magari la macchina del caffè già pronta all’occorrenza… Silenzio intorno. Solo il tennis a coccolarti e tenerti sveglio, passando da un campo all’altro con un occhio (semichiuso…) che scruta il livescore per vivere la continua alternanza di risultati e situazioni. Emozioni forti, che il vero appassionato deve provare almeno una volta, come il viaggio a Wimbledon.
E’ successo già molto in questa primissima giornata di gare all’Australian Open, da poco conclusa. Tra le tante storie che meriterebbero un racconto, ho puntato la mia personalissima lente su Thanasi Kokkinakis. A malincuore ho scelto di “tradire” Bolelli (bravissimo!) per seguire il match esplosivo tra il talento di Gulbis, altra racchetta a me piuttosto cara, e l’emergente teenager aussie, un altro che non può passare inosservato. E non solo per quella divisa fluo, … forse ideale a tenerci svegli dopo troppe ore di tennis live!?!
Battute a parte, quello che davvero interessa del gigante Thanasi è il suo gioco: potente, dirompente, ricco di qualità ideali a spaccare in due una partita ed issarlo molto rapidamente nel tennis che conta. L’anno scorso l’avevo seguito alcune volte, dandomi l’impressione di sprazzi di qualità altissima in troppi momenti di vuoto. Poca esperienza, aggravata da una esuberanza tecnica ed agonistica troppo giovanile per scardinare tennis e nervi degli esperti marinai che navigano da anni il tour Pro. In inverno leggevo che ha lavorato molto, su tutto, arricchendo pure il suo box con Jason Stoltenberg. Altro aussie tutt’altro che banale. Uno che pur dotato di un fisico medio e di un talento discreto ma non eccezionale riusciva a toccare la palla alla grande, e mettere spesso in difficoltà anche i big cambiando se stesso all’occorrenza da attaccante puro a contrattacante improvvisato ma non sprovveduto. Uno “smart”, si direbbe oggi. Proprio uno “giusto” per incanalare il talento fisico e tecnico di un Kokkinakis all’interno di una condotta di gara più razionale.
Il sorteggio non ha voluto male a Thanasi: Gulbis. Uno forte, potenzialmente fortissimo, ma che da mesi latita ad altissimo livello, e che ha come pochissimi altri la subdola capacità di costruire ed allo stesso tempo distruggere meraviglie balistiche da un momento all’altro. Uno che ti può massacrare ma che può anche regalarti tanto. Uno che non ti da mai ritmo, che può travolgerti alla battuta diventando ingestibile, come cambiare in un amen velocità di palla ed angoli.
Il vero “cavallo pazzo”, difficile da affrontare e contenere. Era quindi un bel test per Kokkinakis, perché a sua volta è un giovane che deve costruirsi un gioco “suo”ad altissimo livello, e quindi il dover tentare di interpretare il match con la sicurezza che questo sarebbe stato volubile e ricco di strappi era ancor più complesso. In questo Kokkinakis mi ha alquanto sorpreso.
Mi ha sorpreso per la vittoria in rimonta, con il finale thrilling dopo 4 ore 7 minuti di tennis a tratti anche divertente (ma ricco di errori), segno di tenuta fisica e mentale. Davvero un fighter non inferiore al “gemello” Kyrgios, figli prediletti della loro terra aspra, sincera e bellissima. Attributi notevoli per Thanasi, che non s’è risparmiato mai, tirando Ace su palle break, pure con la 2a di battuta, e rischiando il tutto per tutto pizzicando millimetri di riga nei momenti più cruciali. Questo è accaduto soprattutto nel finale, dall’epilogo del quarto set, quando Ernesto è stato ad un passo dal vincere, più volte.
Nella prima parte di match Kokkinakis invece ha tenuto una condotta tattica (e tecnica) diversa, che inizialmente mi aveva lasciato sorpreso, e in parte anche perplesso. Il piano tattico iniziale era chiaro: non regalare il match, lo deve vincere Gulbis. Tattica particolare un per un teenager che ama invece spaccare lo scambio ed imporre il proprio tennis. Ma è stato molto interessante vederlo e scoprirlo in questa nuova versione più conservatrice. Il tutto abbinato a qualche novità tecnica rispetto all’ultimo “Kokki” che avevo visto l’estate 2014. Evidente come stamattina lavorasse molto di più la palla, con ogni fondamentale, battuta inclusa. Botte sì, ma non solo a spaccare la riga, anche a far rispondere male Ernests con kick vigorosi. Sul dritto poi era evidentissimo come la testa della racchetta entrasse meno piena nella palla, cercando un colpo più sicuro anche nella spinta. Mossa interessante, in prospettiva, per dotarlo di un tennis un filo più consistente, con più di margine. Tuttavia in troppe fasi iniziali Kokkinanis mi ha dato l’impressione netta di eccedere in questo “controllo” del colpo, tanto da castrarne la naturale esuberanza e qualità. Ripeto: sono sensazioni, e da un singolo match (pure di inizio stagione) non è corretto trarre giudizi definitivi. Il tutto aggravato dal fatto di giocare in casa, con un discreta pressione addosso accentuata dalle comparsate pre-torneo in esibizioni a fianco di Federer & C. Nella prima parte di match quel dritto potente ma fin troppo arrotato non faceva molto male, anche perché era abbinato ad una posizione troppo dietro la riga di fondo. Nonostante la potenza, così si fa fatica a trovare il punto e sfondare l’avversario. Non solo poi colpi fin troppo lavorati, ma anche una ricerca della consistenza a tutti i costi forse eccessiva, sempre nella prima parte di match. Poche variazioni di ritmo, che abbinato a quell’attendismo lo ha messo spesso in balia delle accelerazioni vincenti del lettone. Addirittura nei momenti peggiori Thanasi si incaponiva a giocare cross modesti sul rovescio di Gulbis, finendo preda dei suoi winners.
Poi ad un certo punto Kokkinakis ha svoltato. Forse si è liberato anche di un po’ di tensione o paura; forse ha deciso che era arrivato il momento di giocarsela più a viso aperto, e di provarci fino in fondo. La sua racchetta ha iniziato a fendere l’aria più veloce, retta e “cattiva”, andando ad impattare la palla più piena, cercando la massima velocità. Ha avanzato la posizione in campo di almeno un metro, cercando maggiore anticipo. Ha preso così in mano il gioco, con parecchi rischi ma anche trovando bellissimi vincenti, e mettendo molta più pressione a Gulbis.
E che “attributi” in tante occasioni, come le delicatissime palle break sul 3 pari al quinto, una annullata con uno strettino di dritto delicatissimo… oppure, poco dopo, altra palla break cancellata con uno scambio a bassa velocità, con un improvviso strappo inside in che ha sorpreso il rivale portandolo all’errore.
E’ stato molto interessante vedere questi 2 Kokkinakis. O meglio, vedere che Kokkinakis sta lavorando molto, sta provando nuove strade, tecniche e tattiche, cercando di completarsi e di esser in grado di cambiare il suo tennis a seconda dei momenti del match. E’ il classico segnale della qualità del giocatore, di uno sveglio o comunque abbastanza versatile da potersi adattare al contesto e di cambiare in corsa il suo gioco. Da “conservativo”, via via si è liberato diventando sempre più produttore di gioco, lasciando andare di più il braccio anche nei momenti di tensione maggiore (altro indizio di qualità superiore).
Dovrà continuare a lavorare così, cercando l’ideale bilanciamento tra spinta e difesa. E dovremo rivederlo molte volte, soprattutto contro tennisti meno esplosivi di Gulbis ma più continui, che lo costringano a correre di più lateralmente, ad impattare molte palle in serie magari meno tese e più lavorate.
Kokkinakis era il mio “cavallino” per la maggior crescita nel sondaggio di fine stagione 2014 qua su Spazio Tennis. La prima impressione è stata discretamente “impressionante”…
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