Era il 2009 quando per la prima volta vidi un ragazzo algerino, quale Lamine Ouahab, giocare in uno dei tanti appuntamenti del circuito challenger italiano, nello “storico” challenger di Barletta, importante appuntamento del calendario, famoso per essere stato vinto tra gli altri da giocatori quali Gasquet, Almagro e, soprattutto, Nadal. Io e il mio amico Giovanni ci recammo li per assistere a vari incontri di secondo turno. Tra gli incontri in programma c’era il match che vedeva opposto il marocchino all’italiano Alessio Di Mauro. Giovanni che aveva già visto giocare Ouahab nei challenger marocchini mi disse che dovevo aspettarmi un ottimo match poiché il marocchino era un giocatore di buon talento, con un ottimo rovescio bimane d’anticipo e dotato di una palla letale, ma era un giocatore un po’ incostante con continui blackout mentali. Non nego che ero incuriosito da quello che mi aveva detto il mio amico anche perché ha sempre avuto un buon occhio per queste cose. Purtroppo per lo spettacolo in quel match Ouahab non scese praticamente in campo sbagliando di tutto, da rovesci facili tirati fuori dal rettangolo di 3 metri a palle corte che finivano praticamente tutte a rete. Quello che colpiva era soprattutto la mancanza di reazione e la totale apatia del marocchino quasi non gli importasse. Ovviamente il suo atteggiamento attirò le ire del pubblico che inizio a fischiarlo pesantemente. Di Mauro dal canto suo all’epoca si limitò a fare il compitino e a portare a casa il match con facilità per 60 64.
Quasi 6 anni dopo, Lamine è ancora li, nelle mille difficoltà del circuito Challenger /futures ma il 2015 sembra avere un sapore diverso, diverso perché Lamine torna, quasi inaspettatamente, alla vittoria finale in un Challenger, a Casablanca, dominando tutti gli avversari e lasciando soltanto un set per strada (contro il francese Rufin, perdendolo 63). Nella finale del challenger di Casablanca la maggior parte degli appassionati di tennis e i bookmaker si aspettavano un successo del giovane talento spagnolo Javier Marti. Quasi nessuno avrebbe scommesso su una vittoria del algerino, naturalizzato marocchino, Lamine Ouahab : invece Lamine mette in mostra un ottimo tennis fatto di top profondissimi e di palle corte e vola sul 60 30 in poco meno di 40 minuti. A quel punto complice un leggero calo fisico del marocchino, un pò di “braccino”( Ouahab è sempre stato caratterizzato da blackout mentali molto frequenti) e una reazione di Marti portano al contro break di Marti e si arriva al tiebreak dove alla fine Ouhaab riesce a vincere il match. Con questo successo e con tutta una stagione da giocare il marocchino si piazza intorno alla 350 posizione del ranking.
L’algerino classe 1984, naturalizzato marocchino nel 2014 dopo il matrimonio, inizia quindi la stagione con un successo challenger che mancava dal 2006(anno in cui vinse i challenger di Tunisi e Moutauban sconfiggendo tra gli altri Marc Gicquel in Francia e Jiri Vanek in Tunisia). Il suo tennis è molto bello da vedere caratterizzato da un ottimo rovescio bimane (suo colpo naturale con cui è in grado di trovare molto spesso rovesci lungo linea letali) e un ottimo tocco che si evidenzia dalle numerose palle corte vincenti. Con questi due colpi sicuramente letali a livello challenger avrebbe potuto ambire a una carriera da top 100 tranquillamente. Invece una vita non propriamente da atleta (spesso, quando l‘ho visto giocare si notava una pancia abbastanza evidente) e una mentalità non completamente da giocatore gli hanno precluso fin ora questo risultato.
Risultato che sembrava possibile dopo i suoi importanti traguardi da junior, la semifinale al Roland Garros e la finale a Wimbledon del 2002 dopo aver sconfitto 63 75 un certo Rafa Nadal. Passato professionista sostanzialmente dal 2003, fino al 2005 oscilla tra la 300 e 600 posizione vincendo qualche futures in Africa tra Algeria e Marocco e giocando sostanzialmente solo su terra. Purtroppo per lui i successivi due anni alternano discreti risultati a livello challenger (qualche vittoria su top 100 come Vassallo Arguello, Gimeno-Traver, Oscar Hernandez, Potito Starace, ovviamente sempre su terra rossa) a periodi di buio totale. Si riprende un po’ sul finire del 2008 quando torna in finale in un challenger (Napoli) e vincendo un paio di futures ritorna intorno alla 220esima posizione.
Il suo anno migliore tra i professionisti è il 2009. Supera per la prima volta le qualificazioni in uno slam (Australian Open) battendo Guez, il giovane Mathieu Moncourt (morto qualche anno fa), e Ryan Sweeting (appena tornato sui campi da tennis), perdendo poi al primo turno da Florian Mayer in 3 rapidi set; raggiunge una finale nei challenger di Marrakesch e Trnava (dove perde in finale dall’ucraino Dolgopolov) e una semifinale a Meknes; a tutto questo si aggiungono la qualificazione nel torneo Atp di Monaco di Baviera e il terzo turno di qualificazioni del Roland Garros che lo portano a raggiungere il suo best ranking al numero 119 del ranking Atp.
Sembra che finalmente possa fare il salto di qualità, ma la mancanza di fondi, i blackout mentali, e una vita non esattamente da atleta fanno il resto e lo fanno precipitare anche fuori dalla top-500. Il tennis però da chance a chiunque, a qualunque età, come dimostra Estrella Burgos debuttante agli Australian Open a 34 anni. Per questo, dopo la vittoria, il marocchino può ancora provare, per l’ennesima volta, a raggiungere la tanto agognata top 100.