di Dario Pennino (DP Sport Management)
Quale associazione ne deriva secondo voi dal nome Canon? Ovvio, mi si risponderebbe, macchine fotografiche, o anche il famoso rollino verde, quando gli scatti venivano immortalati sulle pellicole, e poi prendevano vita nella camera oscura. “Canon – esordisce Matteo La Torre, responsabile marketing del servizio Canon Academy in Italia del colosso nipponico con sede a Tokyo – è prima di tutto macchine per la stampa, engineering, brevetti. Noi ci definiamo un’azienda di tecnologia che investe circa il 10% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo, una delle attività principali infatti è quella di inventare tecnologia e vendere brevetti. Questa cosa, mi rendo conto, sfugge al grande pubblico. Come anticipato, tecnicamente potremmo dire che gli uffici centrali sono localizzati nella capitale, ma vantiamo numerose aziende di un certo spessore sparse in tutto il Giappone. In Europa, invece il cuore è situato a Londra. In Italia, siamo nell’hinterland milanese.
Ma cosa c’entra tutto questo con il tennis? Canon è un’azienda protagonista di una delle attività più interessanti che si sono avute recentemente in ambito tennistico, la ‘’Canon Academy’’. A Genova, in occasione delle finali dei campionati a squadre lo scorso dicembre, alcuni appassionati non-professionisti si sono cimentati in scatti d’autore, rigorosamente focalizzati sul gioco del tennis: scambi, battute, smash, diritti incrociati, elevazioni, tutte immagini riprese dalle macchine Canon. “Si è vero – afferma Matteo – una bella esperienza. Ma partiamo da lontano per spiegare meglio il nostro coinvolgimento nel tennis. Alla base di tutto c’è la volontà di rendere un servizio agli appassionati, ai professionisti, a tutti coloro i quali vivano di fotografia per passione o per lavoro. Siamo partiti tre, quattro anni fa con un programma di servizi denominato ‘’Passion Suite’’, premiato dal presidente Giorgio Napolitano, nel quale spiccava un progetto chiamato ‘’Canon Academy’’: con esso l’azienda scende in campo ed offre un servizio esclusivo che permette un contatto diretto tra il produttore e l’utente finale, una sorta di scuola se vi piace il termine, con il quale trasmettiamo consigli, suggerimenti, tecniche, il tutto per utilizzare al meglio le nostre macchine, e dare così un contributo alla formazione professionale dei nostri clienti. I corsi dell’Academy si svolgono su tutto il territorio nazionale, presidiamo praticamente l’Italia, e le attività si esplicano nell’arco di uno o due giorni, in qualche caso realizziamo anche corsi di una settimana”.
Il tennis è divenuto per la Canon un terreno prediletto, in quanto si associano e si concentrano stili di fotografia variegati, quali la componente sportiva (la velocità), la ritrattistica (il soggetto-giocatore), il reportage (il dossier sulla partita). Tra i docenti dell’Academy citiamo Giorgio Maiozzi, fotografo professionista e giornalista dal 1989, il quale ha seguito durante gli anni novanta il circuito mondiale del tennis professionistico. Ha lavorato con tante testate specializzate, e non manca un appuntamento con gli Internazionali d’Italia dal 1988. Maiozzi dispensa la sua esperienza agli allievi con consigli legati al ‘’come’’ e ‘’cosa’’ si fotografa da bordo campo. “I corsi della Canon – prosegue La Torre – sono a pagamento, ma con dei costi ragionevoli, in quanto l’obiettivo è quello di raccogliere entusiasmo da parte degli utilizzatori delle nostre macchine, ma soprattutto creare, trasferire cultura dell’arte fotografica. A Genova posso dire che il 50% dei partecipanti alle finali erano allievi dell’Academy, per cui il coinvolgimento sul lato pratico è alto. E il tennista è un soggetto perfetto: si dimena tra impegno fisico e sforzo mentale, la sua abnegazione è di straordinaria vitalità per uno scatto”.
Ad un certo punto faccio una domanda un po’ provocatoria, o forse semplicemente una curiosità, e chiedo: “Meglio fotografare un uomo o una donna?”. “Un distinguo tra il gesto atletico maschile e quello femminile effettivamente va fatto – puntualizza La Torre – la gravità, la pesantezza dell’azione, la forza, la fase di compressione della pallina sulla racchetta, sono questi gli elementi che risaltano per gli uomini; per le donne sceglierei alcuni connotati fondamentali come l’aspetto estetico, il gesto si’ fisico ma più aggraziato; anzi, nelle ragazze trovi delle immagini di muscoli che subiscono delle contrazioni molto particolari”. Un’altra domanda mi viene spontanea: “Ma esiste una parte del mondo dove è più bello fotografare? “Beh, probabilmente non possiamo identificare il posto ideale in assoluto, dipende dalle stagioni, e quindi i giochi di luci, le albe, i tramonti, gli effetti, le ombre, tutto può variare e tutto può essere inquadrato in uno scenario potenzialmente di grande interesse. Ogni paese offre sfondi e cornici caratteristiche. Vorrei però dire che il luogo, o meglio la circostanza, l’occasione sportiva più amata dai fotografi è data senza dubbio dall’Olimpiade. Un concentrato di emozioni, di colori, di valori ineguagliabili.
Esiste ‘’la’’ macchina fotografica che meglio può ritrarre il tennis in tutte le sue sfaccettature? La Canon identifica in questo il modello EOS 1DX, particolarmente performante, ma anche costoso. Se invece si cerca un attrezzo di assoluta qualità ma allo stesso tempo a dei prezzi possibili si raccomanda la EOS 7D Mark2, lanciata proprio in occasione delle finali di Genova. E a questo punto, non ci resta che augurarvi un buon anno ricco di belle foto sul tennis.