(Alessandro Nizegorodcew e Luca Fiorino) dal Lemon Bowl (Roma), Luca Fiorino
Sveglia puntata alle ore 8:20, colazione mezz’ora dopo rigorosamente con caffè e cornetto vuoto (il dramma di avere i trigliceridi alti), il tutto calcolato sul filo dei secondi. Non si tratta della giornata tipo raccontata da Paolo Villaggio in “Fantozzi” ma del mio primo giorno in qualità di vice addetto stampa del torneo Lemon Bowl 2015.
Sono ormai le 10:30, è arrivata l’ora di partire. Non appena metto piede fuori di casa intuisco immediatamente chi sarà il protagonista indiscusso della giornata: il freddo. Mi armo quindi di scaldacollo, maglioncino e giubbotto pesante e mi dirigo verso il Centro Sportivo Eschilo 2. Dopo poco più di tre quarti d’ora di macchina, arrivo ai campi in terra (e sale a dire il vero) dove ad aspettarmi c’è Max Dell’Acqua al seguito di alcuni suoi allievi. “Oggi il freddo ed il vento non aiutano – mi racconta il tecnico nazionale della Arezzo Tennis Academy – ma va bene così, i ragazzi devono abituarsi a giocare anche in queste condizioni”. Chiacchiero con lui poco più di mezz’ora e noto una forte inclinazione all’insegnamento, è davvero un piacere sentirlo parlare, soprattutto quando nomina i suoi ragazzi. Saluto Max e mi inizio ad avviare al New Penta 2000 dove ad attendermi questa volta c’è Alessandro Nizegorodcew. Una stretta di mano ed un abbraccio come fra amici di vecchia data e subito si entra nel vivo: Ale è già al lavoro pronto ad intervistare Vincenzo Santopadre.
Neanche il tempo di trarre degli spunti interessanti che si sono fatte già le 13:00. E’ scoccata la mia ora, il mio primo incarico di giornata non prevede nessun consiglio poiché mi sento preparato già di mio: è giunto il momento di pranzare. Ale va contro tradizione rinunciando alla cacio e pepe preferendo i tonnarelli al sugo mentre io mi mantengo “leggero” con hamburger e patatine. Un caffè e via, si lavora per davvero questa volta.
Conosco il direttore del torneo, Paolo Verna, e sistemo il mio materiale di lavoro all’interno del bungalow riservato agli addetti stampa. Mi munisco di pass e buona volontà ed inizio dapprima a scrutare qualche giovane talento, poi ad intervistare qualche maestro. Il mio occhio cade subito su una tuta con su scritto: “Centro Tennis Perugia”. La persona che indossava tale capo è il maestro nazionale Romeo Lavoratori: “E’ la seconda stagione qui al Lemon Bowl anche se ormai sono anni che esercito questa professione. Abbiamo portato ben 24 ragazzi dal Centro Tennis Perugia, una struttura di prim’ordine nata dalla vecchia accademia di Alberto Castellani e dotata di 8 campi (terra, erba sintetica e cemento), bar, ristorante e piscina. E’ una manifestazione importante, una delle migliori a livello giovanile e ritengo sia giusto che i ragazzi possano fare questa esperienza”. Ringrazio il maestro e con Alessandro decidiamo di seguire qualche match.
La mia attenzione è tutta su Daniele Minighini, under 12 maschile, capace di giocare con estrema facilità un po’ tutti i colpi e di servire decisamente bene per un ragazzo della sua età. Il suo avversario è bravo ma Daniele è di un’altra categoria, il match termina con un perentorio 6-3 6-2. Mentre Ale decide di lavorare sul comunicato del Lemon Bowl e curare altri dettagli, io intervisto un genitore proveniente da Bari, al seguito del figlio di 10 anni. “Mio figlio Vittorio (Cutolo) gioca da due anni presso il Bari Ct. Abbiamo deciso di venire qui per fare una nuova esperienza e fino ad oggi non siamo assolutamente pentiti di questa scelta, l’organizzazione è davvero ottima. A questa età la cosa più importante è che i ragazzi vedano questo sport come un puro divertimento. Il tennis responsabilizza i ragazzi e fa sì che maturino in fretta essendo questo uno sport individuale. Il rapporto con i maestri? Siamo contenti di loro e di come gestiscono ed aiutino i nostri ragazzi. Credo che noi genitori siamo solamente dei semplici osservatori, gli unici consigli che possiamo dare riguardano alcuni atteggiamenti che i nostri figli potrebbero avere fuori e dentro al campo. La parte tecnica dovrebbe essere lasciata ai maestri, affidandoci totalmente a loro”.
Sono quasi le 17:00, il vento è sempre più gelido ma non mi do per vinto. La voglia di assistere a qualche match fra i tanti campi del New Penta 2000 è tanta ed allora come un’ape che vola da un fiore all’altro, mi soffermo su Silvio Mencaglia. Un talento naturale, figlio d’arte (il padre è Marco Mencaglia, ex B1), che gioca al circolo Sporting Club Eur. Riesco a rintracciarlo subito, non me ne voglia ma i suoi capelli rossi e lunghi sono riconoscibili a metri di distanza: “Dopo tanti anni al Tennis Club Parioli ho lasciato per problemi personali di lavoro ed oggi i miei ragazzi si sono trasferiti allo Sporting Eur, dove siamo stati accolti benissimo. Qui al Lemon Bowl giocano sia mia figlia Carlotta (classe 2003) che Silvio (classe 2004) – ci spiega il maestro nazionale – e voglio che per loro questa manifestazione rappresenti un divertimento. Quanto è difficile la figura del maestro-genitore? Basta saperli prendere e far capire loro sin da subito cos’è il sacrificio, ma ad oggi devo dire che mi trovo benissimo. Conosco comunque colleghi che hanno difficoltà a scindere il ruolo di padre con quello del maestro, questo è vero. La soddisfazione più bella per me è stata leggere una lettera di mia figlia in cui c’era scritto testualmente: “Gioco bene a tennis ma la verità è che io ho il maestro più bravo del mondo, papà”. Al momento i risultati sono ottimi e spero che possano ripetersi anche qui, in questo torneo. Più che Babbo Natale di questo periodo aspettano il Lemon Bowl…”.
Il cielo è sempre più buio, consegno gli ultimi video e foto ad Alessandro contento di potermi recare al bungalow, non tanto per lui e il direttore Paolo (non me ne vogliano), quanto per riscaldarmi. Il mio compito volge al termine, saluto i miei compagni di lavoro e faccio un bel selfie col “Nize” (foto in Home Page, riguardo l’aggettivo lascio giudicare gli altri). Accendo la macchina e aziono l’aria calda. Sono le 17:30 circa, sono quasi totalmente ibernato ma felice come un bambino. Non vedo l’ora di rimettermi al lavoro, perché la passione verso questo sport è più grande di qualsiasi ondata di freddo…
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