(Federico Buffa e Giorgio Spalluto)
di Piero Emmolo
Per la consueta rubrica “A tu per tu con”, Spazio Tennis ha intervistato una delle voci, a giudizio della communis opinio degli appassionati, più “emotionally involving” del panorama tennistico televisivo. Già collaboratore della rivista mensile “Il Tennis Italiano” e prima voce di SuperTennis Tv, abbiamo avuto il piacere di intervistare Giorgio Spalluto. Tra una domanda sul circus e una sulle rising star, non ci siamo potuti esimere dall’approfondire brevemente le strategie future di management editoriale che l’emittente federale ha in serbo per gli appassionati.
Ti professi “malato di sport” nella tua descrizione su twitter. É solo un seguito televisivo/cronachistico o sei anche praticante di qualche disciplina nello specifico?
Trascorro talmente tanto, troppo tempo davanti a tv e pc (per lavoro, ma anche per diletto) che l’unico sport di cui mi definirei praticante, è quello di pigiare i tasti di tastiera e telecomando. Non ti annoierò con i miei trascorsi di campione mancato di tennis, pallamano, rugby subacqueo e hockey su monociclo…
Come altri membri della redazione hanno avuto modo di far intendere in altre sedi, il lavoro dietro le quinte a SuperTennis non si esaurisce alle mere telecronache, anzi. Si narra, fonte D’Alessandro, tu sia il “numerologo” dell’entourage, ( e la rubrica “Focus” n’è prova ). Ce ne vuoi parlare?
Cerco di dare il mio modesto contributo alla causa. Mi diverto a dare sfogo a una passione che non si esaurisce al solo tennis. Nel senso che do i numeri anche in altri ambiti… Nel corso degli anni, sin da quando da ragazzino scimmiottavo la camminata da “papero” di Andre, il servizio “egizio” di John e quello spacca-schiena di “Tacchino Freddo” Stefan, collezionavo dati più o meno elaborati, che mi hanno consentito di approcciare quello che sarebbe stato il mio futuro lavoro con una certa meticolosità. Il tennis è uno sport che, più di altri, dà rilievo alle classifiche che vengono stilate ogni settimana. Non solo ranking, ma anche graduatorie relative al rendimento in alcune situazioni di gioco facilmente codificabili e catalogabili. Il fatto che il pubblico tennistico sia molto sensibile a questo genere di notizie/curiosità, non fa che stimolare e alimentare ulteriormente questa “deformazione” statistica, esplicitabile da questo semplice esempio: se un tennista vince il suo primo titolo in carriera, a me viene spontaneo verificare quanti tornei abbia disputato, prima dell’agognato primo successo. A qualche mio collega, mentre provo ad argomentare il motivo di questa mia curiosità, viene spontaneo chiamare il 118 e prenotare un ricovero coatto…
Qual’è stato l’episodio più curioso che hai commentato durante una diretta? (Errani-Wickmayer è fuori classifica, con quella palla dentro 30 cm chiamata fuori).
Più che un episodio, ricordo un’intera telecronaca che, eufemisticamente, definirei surreale. Vina del Mar 2013. L’attenzione dei media è focalizzata sul rientro di Nadal al rientro dopo i noti problemi alle “rodillas”. Dopo aver commentato il suo quarto di finale vinto ai danni di Gimeno Traver, io e Marco Meneschincheri ci accingiamo a raccontare le gesta di Paolino Lorenzi, alle prese con un Jeremy Chardy piuttosto “caldo”. Tutto sembra procedere al meglio. Il riscaldamento tra i due fila liscio. Il match comincia normalmente, quando, gradualmente, prima la telecamera principale, e poi quelle secondarie cessano di funzionare. L’unica telecamera accesa, da cui verrà inquadrato il resto del match, è situato in uno dei vertici del campo, ad altezza comparabile a quella della piccionaia dell’Arthur Ashe di New York. Per farla breve, quello che all’inizio sembrava un problema di carattere tecnico, si rivelerà un clamoroso misunderstanding della tv locale che, dopo aver trasmesso normalmente i primi minuti di match, aveva poi deciso unilateralmente di non produrre l’incontro. Io e Marco abbiamo stoicamente provato a intuire quanto accadeva in lontananza, sino al termine del match. Aspettando, però, prima di qualsiasi commento, che il livescore facesse il suo corso…
Si parla tanto di maturazione sempre più tardiva nel tennis. I numeri lo confermano, ma da Wimbledon in poi questo trend sembrerebbe aver avuto una lieve inversione di tendenza: Kyrgios, Zverev, Coric. Episodi isolati o è un warm-up per un 2015 di consacrazione nel gotha professionistico ?
Alla base della maggiore longevità c’è il giro d’affari sempre più imponente che ha caratterizzato negli ultimi anni il mondo del tennis ai massimi livelli. I tanti soldi immessi nel circuito hanno fatto sì che i tennisti di vertice, grazie a un maggiore budget a disposizione, abbiano imparato a gestirsi con una meticolosità sconosciuta fino a poco tempo fa, attorniandosi di team sempre più ampi, dove non mancano fisioterapisti, preparatori atletici, nutrizionisti etc. Questo significa riuscire a perfezionare la propria fisicità, prolungare la fase culminante della propria carriera, allungandola di conseguenza. Il risultato è un ricambio generazionale inevitabilmente più difficoltoso rispetto al passato. I tre tennisti che hai menzionato, a mio avviso, non rappresentano un’inversione di tendenza, ma vanno considerati delle fenomenali eccezioni. Zverev ad esempio, rispetto a tanti altri, sa colpire molto bene e quindi ha bisogno di meno fisicità. Senza di essa, però, non potrà diventare competitivo nei tornei dello Slam, sulla distanza dei 5 set.
Spesso sentiamo: “SuperTennis detiene i diritti della manifestazione x”. Ma, concretamente, come e con quale interlocutore estero si intavola la negoziazione d’acquisto ?
Supertennis acquista i diritti della manifestazione da un gruppo detentore dei diritti che può essere rappresentato da società come IMG, IEC etc. I match di un qualsiasi torneo vengono prodotti televisivamente dall’host broadcaster locale che, a sua volta, intrattiene per questa fornitura, un contratto con il gruppo detentore dei diritti, che poi si occupa di negoziare la trasmissione dell’evento con le singole emittenti nazionali. Le contrattazioni possono portare ad accordi pluriennali (come nel caso dei tornei di prima fascia: Masters 1000, Premier), come anche ad accordi una-tantum per i tornei “liberi” sul mercato, che vengono acquistati in corsa.
É capitato che a volte il telespettatore abbia criticato alcune scelte di palinsesto di Supertennis. Alcuni hanno avanzato la proposta di accendere una seconda piattaforma per poter schedulare le trasmissioni con più ampio respiro, specie quando più eventi si accavallino. Pensi sia un’idea giusta o trascenderebbe in scelte di management editoriale ancora premature per l’emittente ? Ampliare la gamma di scelta nel bouquet televisivo s’è rivelata un’ottima scelta per tante altre emittenti, pur non sportivamente monotematiche e con budget superiori.
La nostra emittente ha già fatto tante sorprese ai suoi appassionati, quindi non mi sento di escludere nulla. Anzi dal 2015 ci saranno numerose novità che presto verranno rese note. La produzione in tecnologia Ultra HD 4K delle Finali di SerieA1, è solo la prima di una lunga serie. Riguardo alle scelte di palinsesto posso dirti che l’errore che spesso viene commesso (in totale buonafede, si intende) da chi critica, è dovuto alle incongruenze stesse relative alle produzioni di alcuni tornei “combined”. Il primo esempio che mi viene in mente è quello di Miami 2014, dove per il maschile sono stati prodotti 71 match, mentre per il femminile appena 26. Le immagini sono prodotte da ATP Media Tennis Partners Limited in questo caso. Può accadere così che su uno stesso campo secondario, i match maschili (visibili su Sky Sport) siano prodotti, mentre quelli femminili no, e questo non per mancanza di volontà da parte nostra. Sui tornei Premier va precisato che i diritti detenuti da Supertennis sono quelli relativi al World Feed, il segnale prodotto a livello locale e distribuito via satellite a tutte le emittenti che ne hanno acquistato i diritti. Nella maggior parte dei casi il World Feed copre solo uno dei campi, il Centrale.
Non appena Roger, Serena, Rafa, Novak, appenderanno racchetta al chiodo, si prospetterà uno scenario di grande omogeneizzazione qualitativa nel tennis; i confronti col passato magari si sprecheranno, e si dirà che il peso specifico dei Major vinti calerà drasticamente. Il variegato scenario di vedere tanti avveneristici Cilic-versione Flushing ti rende entusiasta, o pensi che un pò la sacertà (di Newportiana memoria ), che siamo soliti attribuire agli Slams, venga un pò “profanata” ?
Questi scenari apocalittici vengono invocati a piè sospinto al termine di ogni epoca, e immancabilmente i Bjorn, i Mac e gli Ivan, vengono sostituiti dai Boris e gli Stefan, che a loro volta sono rimpiazzati dai Pete e gli Andre. Faccio fatica a individuare nel tennis contemporaneo giocatori dall’imprinting così delineato, da temere l’omologazione da te paventata. Di tennisti con le caratteristiche di Cilic, in giro ne vedo solo uno… ed è lo stesso Cilic! Il problema semmai è che i primi 3 hanno talmente fagocitato l’interesse e l’attenzione di media e tifosi, da rendere il resto dei contendenti un misero “supporting cast”. Sono certo che i 3 giovani virgulti che hai citato in precedenza, avranno maggiore appeal rispetto a coloro che li hanno preceduti in questi anni, non solo perché saranno verosimilmente più forti, ma anche perché scemerà l’attenzione morbosa sui “mammasantissima” che adesso furoreggiano e che tra pochi anni appenderanno la racchetta al chiodo. Insomma, nessun rischio profanazione all’orizzonte.
Questa domanda potrà sembrare banale e strana nel contempo, dipende dai punti di vista, ma la ritengo molto pragmatica e attagliata al format di appassionati di “nicchia” del nostro sito. Un telecronista, come si predispone prima di un evento live? Dovrà curare un’alimentazione certamente non luculliana; un’idratazione adeguata; dovrà espletare improcrastinabili impellenze fisiologiche. Gli stacchi pubblicitari sono molto esigui e se in un Federer-Goffin a Basilea al tutto si può ovviare, un Robredo-Murray di Valencia richiederebbe un impegno quasi stoico. Ce ne vuoi parlare?
L’alimentazione è fondamentale. Nulla può essere lasciato al caso ai fini di un’ottima telecronaca. La famiglia ha in questo senso un ruolo fondamentale. Tutta la giornata viene organizzata in funzione di quella che sarà la telecronaca. Anche gli stessi protagonisti possono incidere sul tipo di dieta. Se commento Federer mi orienterò su un menu elegante, tagliatelle con tartufo con cioccolatino svizzero. Se il protagonista è Nadal, devo fare un pasto molto lungo, prendendomi tutto il tempo a disposizione tra una forchettata e l’altra. Con Djokovic in campo, cibo senza glutine, manco a dirlo. Mentre se commento la Sharapova, mi limiterò a portarmi in cabina delle caramelle colorate. Vuoi sapere la verità? La fortuna del telecronista sono i distributori di bibite e merendine. I più schizzinosi si cibano in rosticceria, portando il livello di colesterolo nel sangue a vette inaccessibili ai più. Ho commentato la partita più lunga della storia della Davis, il doppio vinto da Berdych/Rosol su Wawrinka/Chiudinelli, durato 7 ore e 1 minuto! Questo è il record ufficiale, di cui tutti sono a conoscenza. Quello meno noto è il tempo impiegato per trangugiare la provvidenziale pizzetta, nel corso delle infinitesime pause tra un ace di Rosol e una steccata di Chiudinelli. Tra il primo e l’ultimo trancio sono trascorsi 2 ore e 54 minuti, con 12 matchpoint non sfruttati dalla Repubblica Ceca!
Come giudichi la stagione di Camila Giorgi? Le sue valutazioni tendono sempre a dividere gli addetti ai lavori, anche per via di un tennis a dir poco ossimorico: “grande” con le grandi; un pò balbettante con le “piccole”.
Le reazioni che scatena Camila Giorgi sono paragonabili al gioco della maceratese: schizofreniche. Non ci sono vie di mezzo, non ci sono sfumature di grigio. Inutile soffermarsi sui progressi tecnici che l’hanno portata in 12 mesi a passare da n. 98 a 34. E’ chiaro che siamo di fronte a una ragazza dal potenziale enorme. I tanti problemi fisici hanno contribuito a rallentare la sua ascesa. Per esperienza e numero di match giocati in carriera, in questo momento va considerata alla stregua di giocatrici più giovani di lei di almeno un paio d’anni. Il 2014 è stato il suo primo vero anno sul circuito. Ha giocato 48 match a livello di main draw Wta, rispetto ai 19 del 2013. L’accusa di scarsa continuità non regge di fronte a un dato a mio modo vedere clamoroso: Camila chiude il 2014 da numero 34, senza aver mai superato un 2° turno a livello Slam, e con un’uscita all’esordio agli Us Open. Questo significa principalmente due cose: sia che durante il resto dell’anno ha raggiunto tanti ottimi risultati, sia che i margini di miglioramento sono tanti, in un contesto come gli Slam che, paradossalmente, dovrebbe esserle congeniale, data la capacità di esaltarsi nei grandi palcoscenici, e il fatto di non temere in alcun modo la personalità delle top. La Giorgi ha chiuso l’anno con un bilancio di 3-1 contro Top10. Solo 4 tra le migliori 10 al mondo, hanno archiviato il 2014 con un saldo positivo. La cosa che mi preme rimarcare è la sua capacità di regalare emozioni e di riuscire dopo pochi scambi a portare dalla sua i favori del pubblico. Nel tennis femminile questo può avere un impatto non indifferente sull’esito finale del match.
Una riflessione sulla costante ”orientalizazzione” del circus. I budget monetari ingenti fanno del Sol Levante e dintorni location sempre più gettonate dai giocatori. Pensi che l’ombelico del tennis seguirà inesorabilmente le vicende dell’economia planetaria (sempre piú proiettata ad est) oppure l’Europa sarà sempre, per appeal e tradizione, lo zoccolo duro del tennis mondiale?
Siamo sicuri che l’Europa sia lo zoccolo duro del tennis mondiale? Mi pare che vi si giochino il 50% degli Slam, il 44% dei principali tornei Atp maschili (Masters 1000) e il 25% dei principali Wta femminili (Premier Mandatory). Se anche considerassimo i restanti tornei Premier, scopriremmo che i tornei europei ammontano solamente al 33% con gli Internazionali Bnl d’Italia, unico torneo del vecchio Continente, incluso nei Premier 5. E’ gradualmente scomparsa la stagione autunnale europea al femminile. I tornei europei maschili fanno fatica a sbarcare il lunario (vedi Valencia), malgrado la quasi totalità dei Top10 sia europea. Il Masters maschile, dal 2016, quasi sicuramente si giocherà in Oriente. E questo indurrà tra pochi anni (dal 2019?) l’Atp a valutare seriamente la possibilità di trasferire integralmente la stagione post Us Open in Oriente.
A intervalli regolari c’è chi tira fuori la ridondante storia del GOAT. Perchè, secondo il tuo parere, gli appassionati sono così restii ad annoverare più atleti in coabitazione nell’Olimpo del tennis ? Considerare con mentalità meno escludente il giocatore per cui non s’è propensi a simpatizzare è così utopico? Mancanza di cultura sportiva anche nel tennis? O pensi che ”quell’orrendo calcio”, tanto vituperato dallo Scriba, abbia avuto strascichi postumi nel tennis, contaminandolo?
La faccenda del GOAT è decisamente appassionante. Diffido di coloro che, in mancanza di risposte credibili, la derubricano a semplice divertissement. Stabilire delle graduatorie è tutto tranne che esecrabile. E negli sport individuali può avere un senso decisamente maggiore rispetto all’orrendo calcio, dove non si capisce in base a quale arcano motivo, il GOAT se lo contendano in due: “O Rei” e il Pibe. E’ chiaro che spesso i protagonisti delle varie dispute siano piuttosto di parte, lo facciano per prevaricare il parere altrui, e siano molto influenzati dalla storia recente, anche perché spesso è l’unica che conoscono. Sulle supposte influenze negative del calcio, ritengo profondamente sbagliato pretendere di sancire una presunta superiorità culturale, denigrando altri sport. Che siano nazional-popolari o meno diffusi. Le contraddizioni del calcio si riflettono anche sul “nostro” sport, come i recenti accadimenti dimostrano. Non siamo immuni dalle degenerazioni del calcio. E non basta certo la (ahimè) minore esposizione mediatica ad illuderci di essere “migliori” di altri.
Un’ultima battuta sull’IPTL. Ritieni che queste tappe asiatiche possano, anche in parte, compromettere la preparazione in vista dell’anno nuovo? Molti tennisti, in barba ad infortuni o stagioni massacranti, hanno aderito con favore. Tra essi Tsonga: sembra proprio che strofinare i dollari dell’est sul gomito malconcio di Davis, abbia avuto un effetto antiflogistico evidente…
Se sapessi il significato della parola “antiflogistico” ti risponderei con maggiore accuratezza. Scherzi a parte, la disputa di un set e mezzo al giorno (considerando l’eventuale set di doppio), senza alcuna tensione agonistica (a meno che tu non ti chiami Maria Sharapova, oppure Ana Ivanovic… e devi affrontare la Sharapova!) non incide minimamente sul discorso infortuni. E poi i top player, che sono anche quelli più sottoposti al tour de force stagionale (giungendo sempre o quasi al termine dei tornei maggiori) giocano solamente una o, al massimo, due tappe di una manifestazione tacciata un po’ troppo frettolosamente, come semplice esibizione. Tanto, se non ci fosse l’IPTL, guadagnerebbero gli stessi quattrini andando a giocare a Honolulu per il “mecenate” locale…