di Alberto Cambieri
La tennista australiana classe ’91 Olivia Rogowska ha concluso la stagione tra le prime 180 del ranking per il quarto anno di fila e si è affidata ad un coach italiano, Jacopo Tezza, per compiere il definitivo salto di qualità ed entrare finalmente tra le prime 100 giocatrici del ranking mondiale. Dall’Australia si è trasferita in Florida, a Boca Raton, per allenarsi presso l’accademia di Chris Evert e ha descritto la sua personalità, il mondo del tennis dal suo punto di vista e non solo nella seguente intervista.
Ciao Olivia, per cominciare: come ti sei avvicinata al mondo del tennis?
Mio padre è sempre stato un grande appassionato di tennis, abbiamo da sempre guardato ogni singolo torneo del Grande Slam in televisione insieme e mi ha sempre accompagnato ad assistere “live” agli Australian Open; giocava spesso con gli amici e da bambina mi piaceva andare a vederlo scontrarsi con loro. Fin da piccola mi ha insegnato le basi del tennis e, dopo aver notato la mia ottima coordinazione occhio-mano, ha deciso di pagarmi un coach privato dall’età di 6 anni. Ho spesso giocato contro di lui e finalmente a 12 anni sono anche riuscita a batterlo!
Qual è il tuo colpo preferito? Sei una giocatrice piuttosto aggressiva: ti è sempre piaciuto giocare questo tipo di tennis?
Il mio colpo preferito è sempre stato il rovescio; ho sempre avuto un ottimo timing con questo colpo, che è parecchio difficile da leggere per le mie avversarie: se gioco bene riesco a cambiare con facilità la direzione di questo fondamentale e rendo difficile la vita alle mie avversarie in questo modo: mi piace farle correre!
Da chi sei allenata attualmente? Hai avuto tanti coach nella tua carriera o preferisci una situazione di maggior stabilità?
Proprio nel 2014 ho deciso di lasciare l’Australia per allenarmi a Boca Raton presso la Chris Evert Academy seguita dal mio nuovo coach Jacopo Tezza. Non ho cambiato spesso allenatore perché non mi piace l’idea di doverlo cambiare per forza quando emergono sul campo le difficoltà. Prima di incontrare Jacopo ho avuto due coach per periodi di tempo piuttosto lunghi.
Che tipo di cambiamenti ha apportato al tuo gioco Jacopo?
Ha portato una ventata di aria nuova e ha insistito in particolare su nuovi aspetti del mio gioco: da quando lavoro con lui ho aumentato la potenza di tutti i miei colpi e ho imparato ad usarli meglio a livello di varietà, tecnica nell’esecuzione e nel gioco di piedi; riesco a sfruttare meglio i miei punti di forza grazie a lui. Ha lavorato e lavora ancora adesso sul farmi credere in me stessa, preparare a livello mentale al meglio gli incontri, approcciando con calma e professionalità gli allenamenti.
Hai altri hobbies al di fuori del tennis? Come ti descriveresti in tre parole? Quanto sei andata avanti con gli studi?
I miei passatempi oltre al tennis sono la musica, l’arte e gli sport acquatici. Mi descriverei come determinata, sempre ben disposta al dialogo e di mentalità aperta. Ero una studentessa modello, mi piaceva studiare. Ho terminato il liceo e ho provato a continuare con l’Università, ma ho dovuto smettere a causa dei viaggi e degli impegni legati al tennis.
Hai già avuto l’occasione di giocare in campi importantissimi: mi ricordo averti vista giocare, quando eri ancora molto giovane, nel 2009 sull’arthur Ashe Stadium contro l’allora numero 1 WTA Safina e venire sconfitta in tre lottati set, poi sempre su grandi campi a Melbourne contro Li Na e ancora a New York contro la Errani; come descriveresti la sensazione che si prova nel giocare in palcoscenici così prestigiosi?
E’ la sensazione più bella che a mio avviso si possa provare quella di giocare in uno stadio grande: ti senti così piena di energia e senti l’adrenalina scorrere nelle tue vene. Quando ho giocato contro la Safina, è stata la sensazione migliore che abbia mai provato e mi sono divertita tantissimo: sono stata in campo per quasi tre ore e ho amato ogni singolo minuto di quel match. Quello è il motivo per cui lavoro duramente in allenamento, per poter vivere il maggior numero possibile di momenti del genere.
Negli ultimi 4/5 anni sei sempre stata classficata nella fascia 100-180 del ranking WTA: entrare tra le prime 100 è il tuo più grande obiettivo? Hai da poco ottenuto la tua miglior classifica (numero 102 nel mese di agosto): controlli il tuo ranking ogni settimana?
Certo, entrare tra le prime 100 è sempre stato il mio più grande obiettivo: questo è ciò per cui lavoro e che spero di raggiungere il più presto possibile, mentre nel lungo termine vorrei arrivare tra le prime 50. Prima controllavo il mio ranking ogni settimana, poi ho smesso di contare i punti e guardare la classifica ogni lunedì e mi sono concentrata solo sul giocare bene: se ti esprimi al meglio i punti vengono di conseguenza!
Come descriveresti le condizioni del tennis ora in Australia? Hai ancora 23 anni e avete molte “young guns” come Barty, Kyrgios, Kokkinakis, e Jasika ha appena vinto il titolo Juniores maschile all’Open degli Stati Uniti.
Sì è vero, abbiamo tanti giovani talenti e la cosa è parecchio esaltante per il futuro. Le donne hanno parecchio ricambio generazionale e in entrambi i circuiti ci sono tennisti di diversa età tra i primi 200/300 del ranking.
Approfondendo gli aspetti legati alla tua persona al di fuori del tennis, cosa ci puoi dire della tua famiglia?
La mia famiglia lavora molto duramente: ha sacrificato molto del suo tempo e dei suoi soldi per far sì che io e mia sorella raggiungessimo i nostri obiettivi. Siamo davvero molto uniti, sono in ogni situazione una parte fondamentale del mio team e cerchiamo sempre di supportarci. Mia madre mi aiuta in particolare nell’ambito dell’alimentazione e nel curare i miei infortuni, mentre mio padre vuole garantire il mio benessere psicofisico e per questo si interessa in particolar modo di fare “coaching” non solo a livello tennistico ma anche mentale.
Hai raggiunto il secondo turno dell’Open d’Australia un paio di volte: è il torneo dell’anno che preferisci? Giochi sempre molti tornei sia a livello WTA che ITF nella tua Australia: qualche volta avverti la pressione di giocare in casa?
Amo giocare in Australia e in particolare a Melbourne. Il supporto da parte dei fan è pazzesco: fanno sempre tifo per noi e in generale il pubblico è fantastico. Mi piace giocare di fronte alla mia gente e soprattutto ad amici e parenti che non hanno spesso la possibilità di vedermi competere dal vivo. Non penso di avvertire pressione, anzi penso di giocare proprio in Australia il mio miglior tennis!
Ultima domanda: sei ancora molto giovane e ti auguro di avere un gran futuro, ma hai mai pensato a cosa farai una volta terminata la tua carriera da tennista professionista?
Oh grazie! Dopo il ritiro mi piacerebbe entrare nel mondo dei mass media e diventare commentatrice, giornalista o presentatrice. Adoro la parte “media” del tennis, condividere emozioni, pensieri e tenere interviste.