di Big Lebowski
Gli appassionati di tennis desiderosi di vedere qualche bella partita nel finale di stagione (e spesso ce ne sono ancora, sia partite sia spettatori, intendo dire), devono convivere con una formula che mal si adatta alle tradizionali regole del loro sport.
Mi riferisco a quella adottata nei tornei cosiddetti Master che prevede che i protagonisti, che sono sempre 8, vengano divisi in due gruppi di quattro giocatori ciascuno nei quali si affrontano in gironi definiti (chissà perché) “all’italiana” o “round robin” e che qualificano alla fase successiva i primi due classificati di ciascun raggruppamento.
Oltre a verificarsi spesso la situazione che i puristi contestano, e cioè che il vincitore della manifestazione possa subire negli incontri precedenti una sconfitta (cosa che giudicano contraria a quello che ritengono un principio “sacro” del Tennis), quello che rischia di condizionare la regolarità dei Master è il fatto che capita spesso che alcuni match si rivelino inutili per uno dei contendenti e fatalmente avvantaggino l’avversario diretto oppure un altro tennista esterno al match in programma.
Questo fatto è reso ancora più frequente perché le terze ed ultime partite del cosiddetto round robin o girone all’italiana, non possono essere giocate in contemporanea (c’è un solo campo di gioco ed inoltre le televisioni hanno l’esigenza di mostrare tutti i match in diretta cosa che fa comodo d’altronde anche ad organizzatori e sponsor), per cui l’ultima partita in programma avviene in condizioni di evidente vantaggio per coloro deputati a giocarla, conoscendo già la situazione di classifica e ovviamente il risultato utile all’uno, all’altro e qualche volta ad entrambi i giocatori.
Un caso piuttosto emblematico è sicuramente capitato a Simona Halep durante le recenti WTA Finals che si sono giocate a Singapore. Una sconfitta in due set contro la Ivanovic avrebbe qualificato entrambe alle semifinali ai danni di Serena Williams: sarebbe stato un indubbio vantaggio per la romena che si sarebbe sbarazzata della rivale più pericolosa e, contemporaneamente, avrebbe potuto giocare un match sostanzialmente di allenamento agonistico traendone un chiaro vantaggio il giorno successivo.
Quindi, per farla breve, alla Halep sarebbe convenuto perdere in due set per avere maggiori chance di aggiudicarsi l’ambito titolo e il prize money conseguente, stratagemma che non ha messo in atto guadagnandosi l’apprezzamento certamente di Serena, ma anche dei molti che hanno lodato il suo fair play.
Quel che è certo è che così facendo ha decretato la sua sconfitta, cosa che si scontra in qualche modo con i diritti di un professionista a trarre il massimo vantaggio dalle situazioni che gli si presentano per arrivare alla vittoria finale.
L’adozione di questa formula risponde all’obiettivo di consentire ad ogni tennista di giocare almeno tre match con conseguenti maggiori guadagni e agli organizzatori di vendere alle televisioni ben 15 incontri contro i tradizionali 7 come richiederebbe la formula dell’eliminazione diretta.
A mio parere, non c’è chiaramente nulla di male se si vuol dare a queste manifestazioni di fine stagione un carattere anche di “esibizione” e puntare ad una differenziazione nei confronti degli altri grandi appuntamenti, anche se forse ci sarebbero altre possibilità per rendere il meccanismo più regolare.
La prima è di allargare il campo di ammissione; 16 invitati anziché gli attuali 8 garantirebbero lo stesso numero di partite, un torneo altrettanto avvincente con incontri tutti “dentro o fuori”, nello spirito più classico del tennis, e normalmente più emozioni.
Ovviamente la formula non sarebbe altrettanto originale, ma non esiste comunque un altro torneo nell’anno dove i più forti si possono trovare tutti insieme negli ultimi turni senza le precoce eliminazione di qualcuno di loro nei turni precedenti e quindi sarebbe comunque un unicum.
La seconda possibilità che vi sottopongo è una modifica più facile da mettere in pratica che da spiegare: rimanendo i due gironi da 4 giocatori, il secondo giorno si affronterebbero tra di loro i vincitori e i battuti degli incontri della prima giornata. Colui che vince il match tra i vincitori accede alle semifinali come primo classificato; colui che perde giocherebbe il giorno successivo contro il vincitore dell’incontro tra i perdenti: entrambi sarebbero con una vittoria e una sconfitta e darebbero vita ad un match di spareggio piuttosto importante per l’accesso alle semifinali come secondo classificato. Chi ha perso entrambe le due partite sarebbe eliminato come d’altronde mi sembra giusto mentre chi ha vinto entrambe le prime due partite godrebbe nei confronti degli altri semifinalisti del, meritato sul campo, vantaggio di un giorno di riposo. Evireremmo di dover guardare a complicate classifiche avulse di set e game che spesso sfuggono alla comprensione dei più e sarebbe una formula unica nella quale inoltre ogni singolo incontro assumerebbe un significato importante.
Si sgombrerebbe inoltre il campo a qualsiasi ipotesi di possibile combine (una volta è andata bene, ma alla lunga sappiamo che “l’occasione fa l’uomo ladro”) e la rinuncia a due match verrebbe ampiamente compensata dal maggior interesse di ogni singolo incontro.
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