(David Nalbandian dopo aver “infortunato” il giudice di linea al Queen’s)
di Salvatore Greco
Il tennis, specie tra chi lo segue poco o non lo segue affatto, ha attorno a sé un’aura alto-borghese se non nobile, di classe, eleganza, impeccabilità e pure un pizzico di ipocrisia. Ma il tennis professionistico è un mondo molto diverso fatto di uomini e donne di spietata solitudine, in due a dividersi un campo da cui dipendono gloria, soddisfazioni ma anche –e questo vale soprattutto per chi vive fuori dall’eden dei top100- reddito. Sapere che il proprio reddito dipende dalla capacità o meno di prevalere su un altro può causare una violenza che nemmeno il pugilato è in grado di sprigionare, e nel pugilato perlomeno la si può sfogare tirando dei pugni, pugni perfettamente legittimi.
Nel tennis ovviamente non è legittimo alcun contatto, figuriamoci quelli di tipo violento, motivo per cui la forza mentale è fondamentale per praticare questo sport a livelli altissimi. Ed è per questo che moltissimi tennisti che non sanno gestire la tensione perdono, molti rischiano di perdere, alcuni perdono… la testa e arrivano a compiere gesti tali da meritare la sconfitta a tavolino e di conseguenza la squalifica dal torneo. Ad alcuni, i più memorabili, di questi (anti)eroi dai nervi tesi oggi dedichiamo questo spazio.
Il recente episodio targato Darian King nel video qui sotto
Jimmy Connors – Jimbo di certo non è mai stato un mostro di simpatia né particolarmente corretto secondo gli standard degli anni ‘70, ma la squalifica che subì a Boca Raton, in California, nel 1986 durante un match contro Lendl non fu un episodio di plateale maleducazione o un gesto pericoloso: semplicemente a un certo punto si rifiutò di continuare a giocare. Quinto set della semifinale che avrebbe decretato lo sfidante per il titolo di Mats Wilander che aveva vinto la sua di semifinale contro Edberg, il fatto è il seguente: avanti 3-2 e 30-0, il cecoslovacco naturalizzato americano tira un diritto sulla linea di fondo che non viene chiamato out. Connors inizia a protestare vivacemente sostenendo che il colpo fosse fuori di vari centimetri, l’arbitro non ha nessuna intenzione di recedere dalla sua chiamata e anzi gli assegna un warning per perdita di tempo. Jimbo si infuria, dà dell’incompetente all’arbitro e chiede un’improbabile sostituzione sua e dei giudici di linea. Si ostina a non voler continuare a giocare e viene squalificato, ma esce dal campo scuro in volto non senza aver polemicamente stretto la mano all’arbitro.
John McEnroe – il più amato tennista di sempre, in coabitazione con Roger Federer, non è certo passato alla storia per la sua temperanza, come tutti sanno. Scampò in qualche modo la squalifica a Wimbledon nel 1981, l’edizione del famoso “you cannot be serious” e dei ripetuti insulti all’arbitro che gli costò -se non altro- la mancata ammissione all’All England Club. La goccia furiosa che fa traboccare il proverbiale vaso arriva agli Australian Open del 1990 dopo un lancio di racchetta, una vivace discussione con l’arbitro e ripetuti insulti alla moglie del suddetto proferiti a microfoni aperti. Decisamente troppo per arbitro e supervisor che squalificano immediatamente Big Mac assegnando gioco, partita e incontro allo svedese Mikael Pernfors (foto in home page).
André Agassi – il ragazzo di Las Vegas è sempre stato un tipo che non le mandava certo a dire e, anche se la sua autobiografia Open ha svelato alcune fragilità emotive che l’hanno accompagnato, certi atteggiamenti in campo non l’hanno reso un tipo facile, soprattutto agli occhi degli arbitri. L’episodio della sua seconda squalifica (la più “interessante”) risale al febbraio del 1999, durante il torneo di San Josè dove Agassi per altro si presenta da campione uscente. Durante il match di secondo turno contro il giovane connazionale Mamiit vince il primo set con un 6-0 più che agevole e al secondo si fa trascinare fino al tie-break dove subisce addirittura un parziale di 0-5. A quel punto inizia a imprecare tra sé (secondo lui), ma un giudice di linea sente distintamente le parole non certo shakespeariane di Agassi e le riferisce al giudice di sedia che lo ammonisce. Da lì Agassi ne fa quasi una questione personale, continua a imprecare “sfidando” il giudice di linea a fare di nuovo “la spia” e merita infine la squalifica dal torneo, la seconda per lui in carriera.
Stefano Pescosolido – Pure un tennista nostrano nella lista dei “cattivi”. Pescosolido, oggi commentatore Sky, ha subito una squalifica in carriera per una sfuriata con sé stesso anche se, a dire il vero, l’episodio scatenante è stato la conseguenza involontariamente violenta della sfuriata stessa. Andiamo per ordine grazie all’archivio storico del Corriere della Sera: Sidney, 1992, Pescosolido affronta il tennista di casa Johan Anderson e l’incontro arriva al terzo set; sul 3-2 e servizio per il tennista aussie, Pescosolido liscia una risposta, tira la racchetta per terra e approfittando del rimbalzo le molla pure un calcio. Avrebbe potuto essere un semplice warning, ma la racchetta fatalmente colpisce una spettatrice quasi sull’occhio destro ferendola al sopracciglio. Pescosolido si scusa immediatamente, addirittura raggiunge la donna e si sincera delle sue condizioni, ma ormai è fatta. Il rimbalzo fatale gli è galeotto. Squalificato dal torneo, vittoria Anderson.
Anastasia Rodionova – La “quota rosa” di questa speciale lista spetta alla tennista russa naturalizzata australiana. Durante un match di primo turno contro la Kerber nel 2007 a Cincinnati, la (allora) russa si trova sotto 1-0 nel terzo set quando, furiosa, scaglia una pallina contro gli spalti verso un gruppo di tifosi della tedesca. La stampa non riporta particolari di ferite o simili, ma il gesto di per sé è abbastanza per l’arbitro per invocare la condotta antisportiva e sbattere fuori la russa dal campo e dal torneo.
David Nalbandian – All’argentino l’amaro premio della squalifica più eclatante e l’onore beffardo di concludere questa nostra storia. L’evento è noto ai più: nel 2012 al torneo del Queen’s, Nalbandian gioca la finale contro Marin Cilic, sul 3 pari del secondo set subisce un break e -furioso- tira una pedata a un pannello pubblicitario di quelli che si trovano alla base delle sedie dei giudici di linea. Sarebbe tutto finito qui, come per Pescosolido, se non fosse che il pannello causa un profondo taglio nella gamba del giudice di linea che inizia a sanguinare copiosamente. Nalbandian squalificato, viene privato del premio in denaro per il finalista, costretto a pagare l’albergo dove era insediato, e finisce indagato da Scoltand Yard dopo la denuncia arrivata da parte dello zelante giudice di linea ferito. Chapeau.
Leggi anche:
- None Found