di Luca Brancher
Quando si vuole discettare di talenti, a dire il vero in molti casi sprecati, le più disparate sentenze vengono pronunciate, lette e udite. Molte volte, quantomeno nella maggior parte dei casi, è il cuore che ci spinge a parlare, perchè il talento, ben si sa, ha mille sfacettature ed una definizione univoca è pressochè impossibile. Allora, perchè non lasciare spazio alle emozioni che maggiormente i tennisti, soprattutto quelli di casa nostra, ci hanno regalato? Trasecolo e forse esco dai ranghi, cerco l’emozione laddove sarebbe preferibile parlare di tecnica, ma purtroppo quando vedo un mio beniamino sfoderare una prestazione eccellente, è il cuore che guarda il match, non la mente o gli occhi.
E quali sono i talenti che maggiormente impressionano noi fanatici di tennis italiano? C’è chi si scalda per Federico Luzzi, chi ammira Daniele Bracciali, chi, ancor più emotivamente, torna indietro a rimembrare a cosa sarebbero potuti essere Florian Allgauer o Mosè Navarra. Questi sono tutti tennisti che vengono fedelmente seguiti da uno stuolo di appassionati: poi c’è Andrea Stoppini, ed allora nel novero dei tifosi entro a far parte anche io.
Andrea Stoppini è un vero talento. Ironicamente, direi, non sarà il fatto di non avere il rovescio ad una mano, oppure di preferire una tipologia di gioco da attaccante da fondo, a togliermi dalla testa che un giocatore così merita di essere catalogato tra i talenti puri. Ed a mio modo di vedere non è una frase detta tanto per stupire: Stoppini è, senza indugi, il più forte tennista italiano tra quelli che mai sono entrati tra i top-100. Perchè è completo, perchè può giocare bene su tutte le superfici, anche sulla terra battuta, campi sui quali dovrebbe fare più fatica, perchè entrambi i colpi da fondo viaggiano, perchè ha un buon servizio, perchè..perchè..perchè..
Ma di fronte alle classiche problematiche di tutti i talenti inespressi, alle mai realmente credibili leggende che incombono su questi giocatori (paura di volare compresa), non possiamo non esimerci dal rammaricarci per vederlo ben lontano da quello che potrebbe essere il suo livello di gioco. Pazienza, non siamo qua di certo a celebrare epitaffi, bensì a rendere omaggio ad un giocatore che ha saputo lasciarmi qualcosa.
Un epitaffio che molti in realtà hanno cercato di dedicargli parlando a sproposito della sua vittoria su Andre Agassi, poche settimane prima che il Kid appendesse racchette, scarpe e quant’altro ad un chiodo dorato. Perchè, per quanto battere Agassi possa essere un’emozione unica, non possiamo ricondurre la carriera di un giocatore come il trentino ad un unico match, per altro di un secondo turno di un Atp. Appare quasi svilente, denigrante per un tennista del suo lignaggio, a mio modo di vedere: sarebbe come negargli le potenzialità, far risaltare troppo un successo, seppur contro un giocatore di tale nome.
Gli anni sono ormai ventisette, le occasioni ci sono state e molte non sono state sfruttate, ma quando io so che Andrea Stoppini sta per scendere in campo e sta per impugnare la sua racchetta, beh, dentro di me la speranza di vederlo recuperare il tempo perduto giocando il SUO tennis non muore mai. Sognerò, ma se c’è un modo di farlo, questo è senza dubbio il migliore.
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