Riproponiamo un omaggio a Flavio Cipolla scritto nel giorno in cui il tennista romano e’ stato scoperto dal grande pubblico disputando un incontro di secondo turno contro Rafael Nadal al Roland Garros. La stagione di Flavio, come narrato mirabilmente in questo blog, e’ proseguita in modo straordinario, ma ci piace riproporre le sensazioni e i pensieri suscitati dall’esperienza parigina di Flavio Cipolla che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona grazie soprattutto alla straordinaria gentilezza di Flavio stesso e del padre Quirino.
di Massimo Capone
Parigi – 31 Maggio 2007
Oggi pomerggio Flavio Cipolla e’ sceso in campo contro Rafael Nadal nel secondo turno del Roland Garros. Un evento che per mille motivi induce a tentazioni retoriche, che cercheremo di evitare in ogni modo, ispirandoci alla frase che piu’ di ogni altra Quirino Cipolla, padre ed allenatore di Flavio, ripete durante gli incontri: “Giochiamo a Tennis“. Flavio ha giocato, e giochera’ a tennis. Noi cercheremo di parlarne.
Sull’incontro di oggi non c’e’ tantissimo da dire, purtroppo. Chiedere a Cipolla di opporre resistenza a Rafael Nadal, date anche le caratteristiche dei due giocatori, sarebbe stato troppo. 6-2 6-1 6-4 il punteggio per il dominatore del tennis sul rosso. Punteggio indubbiamente severo che pero’ risente del fatto che Flavio non puo’ certo fare affidamento totale sui suoi turni di servizio, a differenza di molti altri giocatori. E tutti sappiamo quanto sia difficile strappare ogni quindici all’iberico.
Cogliamo l’occasione della fine del torneo per il giocatore romano per qualche considerazione generale su quella che al momento e’ la miglior settimana della sua carriera.
Considerazioni che ci permettiamo di fare avendo avuto la fortuna di assistere a buonissima parte del percorso di Flavio nelle qualificazioni e nel tabellone principale del Roland Garros.
Seduto sugli spalti dei vari campi, non mi sono sentito spettatore di una favola, e non penso che Flavio abbia interpretato un ruolo da Cenerentola. Ne’ vorrei perdermi nella retorica del lavoro, del sacrificio, e della dedizione.
Credo di aver assistito ad una bella storia di sport, o piu’ che altro ad un capitolo importantissimo di questa storia. E non penso di aver assistito ad un miracolo, ma a qualcosa che e’ nelle possibilita’ di Flavio Cipolla, e di diversi altri giocatori spesso ignorati o villipesi da chi avrebbe il compito di promuovere il movimento tennistico nazionale.
In questo torneo Flavio ha messo in fila avversari di vario tipo e caratura, attraverso partite molto diverse l’una dall’altra, che hanno mostrato tutta la ricchezza di situazioni e di emozioni che il tennis puo’ dare. E Flavio Cipolla ne e’ stato grande protagonista, mostrando soprattutto una cosa: di sapere giocare a tennis, e anche molto bene.
E non voglio scrivere “nonostante il suo fisico non straordinario”, perche’ preferisco mettere l’accento su quello che Flavio ha fatto, che non su quello che non potra’ certo avere.
Ha battuto Davide Sanguinetti, giocatore ostico per tutti, e a maggior ragione per un italiano, Marcel Granollers-Pujol, che potra’ non incantare ma ha comunque raggiunto i quarti dell’ATP di Valencia, un avversario ostico come Ballerer, fino alla ciliegina sulla torta della vittoria su Teimuraz Gabashvili, che dietro alle movenze rigide e alla personalita’ difficile nasconde un tennis a tratti devastante, che lo ha gia’ portato al numero 76 del mondo. In questo match Flavio ha saputo giocare una partita “giusta”, contrapponendo alla palla pesante del russo di evidente origine georgiana una serie di palle con rotazioni diverse, atte a disorientare l’avversario. E con un gioco sempre aggressivo e attento ha colto una grandissima vittoria in tre set in un incontro giocato in due giorni, ulteriore difficolta’ per un giocatore con poca esperienza ad altissimo livello come Cipolla.
Cipolla ha vinto partite in cui e’ stato nettamente sotto (fino al match point contrario contro Granollers-Pujol), partite che sembravano sfuggire di mano (contro Balleret) e partite condotte insperabilmente (contro Gabashvili). E tutto grazie al suo tennis, uniti alla grinta, alla concentrazione e alla lucidita’, ma la chiave di tutto e’ il tennis. Dico questo perche’ per me Flavio non e’ una “curiosita'”, ma un buonissimo giocatore, che potra’ dare ancora molto.
E Flavio non e’ l’unico ragazzo italiano che sa giocare a tennis del quale il grande pubblico non ha mai sentito parlare. Oggi Flavio e’ l’alfiere di quei tennisti che si impegnano nel circuito e che vengono sempre etichettati come “non giocatori” o “mezzi giocatori” da importanti adetti ai lavori.
L’esempio piu’ lampante di questo comportamento e’ stata la scelta delle wild card per le qualificazioni del foro italico, in cui a giocatori come Flavio, come Paolo Lorenzi e Simone Vagnozzi sono stati preferiti dei giocatori nati nel 1989 che non riescono al momento a superare un turno nei futures da 10000$ (per inciso tra i tre giovanissimi, quello meno considerato e’ stato Trevisan, che poche settimane dopo sarebbe divenuto numero uno del mondo junior).
In Francia molti piu’ giocatori sono aiutati, infatti Roger-Vasselin, Llodra e Patience, che nella classifica francese non sono certo tra i primi 5 o 6, sono giunti al terzo turno del Roland Garros. Non capiamo perche’ il tennis italiano, che per altro non ha certo tanti giocatori di vertice come quello francese, possa permettersi di bollare come “inesistenti” giocatori come Flavio.
Con una conduzione piu’ attenta a quello che il nostro tennis ha da offrire, vivremmo piu’ avventure di questo tipo, come infatti capita ai cugini transalpini.
A Flavio, e a tutti i giocatori come lui, possiamo solo ripetere “pensa solo a giocare a tennis”, e ringraziarli per quello che trasmettono a chi crede in loro.
Leggi anche:
- None Found