di Nicola Ceragioli
Coach, dall’ungherese Kocsis, passando dal francese coche (carrozza) fino ad arrivare al nostro cocchio e al suo cocchiere, ovvero colui che lo conduce, che lo guida. Il coach è quindi letteralmente quella persona che porta qualcuno da dove è a dove vorrebbe essere, sia fisicamente, come veniva inteso nel passato, sia professionalmente come viene percepito oggi nella sua accezione più moderna.
Abituati al ritmo frenetico della vita e dalla quantità di informazioni che ci circondano, diamo per scontato il significato di alcune parole ma molte volte sbagliamo, basta però tornare alle origini delle stesse e tutto diventa più chiaro. L’Insegnante è invece colui che insegna, ovvero lascia un segno (dal latino in-signire, segnare, tracciare dei segni dentro), e ha lo scopo di far imparare qualcosa a qualcuno.
Queste due persone sono tra le più importanti nella crescita di un giovane tennista, spesso però la figura del Coach gode di più ampia stima e considerazione rispetto a quella dell’ Insegnante, a mio avviso erroneamente. Come abbiamo visto sopra, l’Insegnante ha la responsabilità di formare quei solchi indelebili nella mente e nel fisico degli allievi, di costruire solide fondamenta coordinative, tecniche, tattiche, fisiche e mentali che serviranno come base d’appoggio per i sogni di una carriera da campione.
Il coach dovrà lavorare su queste basi e condurre gli atleti attraverso programmazioni, allenamenti e tornei, lungo la strada del professionismo e il suo lavoro sarà tanto più semplice quanto migliore sarà stato quello dell’Insegnante. L’uno dipende dall’altro ma non viceversa. Avrà inoltre l’onore e l’onere di essere il leader di un team di professionisti da coordinare: dal preparatore fisico allo psicologo, dal medico al fisioterapista, dal nutrizionista al manager. In questa ottica si capisce quanto sia importante il ruolo dell’Insegnante, ed è per questo che mi ha sempre incuriosito capire, e possibilmente conoscere, chi sia stato l’artefice della formazione dei campioni di oggi.
Voglio citare alcuni nomi che per i non addetti ai lavori, e quindi per la maggior parte dei genitori dei giovani tennisti e delle giovani tenniste, potranno suonare sconosciuti ma spero che gli aiutino a non cadere nelle trappole di chi appende una targa al circolo con scritto coach, o racconta di essere coach semplicemente perché ha accompagnato a qualche Futures il numero 800 ATP.
Mi viene in mente l’umiltà di Marcelo “El Negro” Gomez (nella foto a sinistra con un giovanissimo Del Potro) che ho avuto la fortuna di conoscere in Argentina e nel periodo in cui Del Potro giocava i tornei Juniores, e che a Tandill viene considerato un vero e propio mago. È stato il mentore di Gonzalez, Junqueira, Monaco e Del Potro, ma non viaggiava molto e ha preferito il lavoro al suo circolo rispetto alle luci della ribalta del circuito ATP, ma la sua filosofia: sacrificio, coraggio e rispetto, l’ho ancora ben impressa nella mia mente.
Una domanda che mi ero sempre posto era come fosse stato possibile che da un isola con meno di un milione di abitanti fossero potuti uscire due numeri uno del tennis mondiale. La risposta l’ho avuta quando ho conosciuto Jofre Porta (nella foto a destra in mezzo e Rafa Nadal e Bartolome Salva) recandomi a Maiorca qualche anno fa: un autentico “crack”, come dicono in Spagna. Un mix di conoscenza, entusiasmo, umiltà e altruismo che sono stati alla base della formazione di Carlos Moya e Rafa Nadal (insieme a zio Toni), quest’ultimo seguito fino ai sedici anni quando Jofre era direttore del Centro Tecnico delle Isole Baleari.
Rick Macci (foto a sinistra), anche se forse è il più conosciuto, probabilmente non tutti ricordano che ha formato giocatori del calibro di Venus e Serena Williams, Jennifer Capriati, Mary Pierce, Anastasia Myskina e Andy Roddick. Non l’ho conosciuto personalmente, ma quest’anno sono andato a trovare il mio amico Leonardo Caperchi (ex coach di Fognini) che lavora presso la sua Accademia in Florida ed ho potuto ammirare con quanta passione e semplicità passava ore in campo a dare lezioni a bambini e bambine spesso poco più alti della rete, insistendo molto sulla cura della tecnica e costantemente motivandoli a dare il massimo. Il tutto con uno sfondo musicale che si diffonde tra i campi rendendo il contesto veramente coinvolgente.
Infine, vorrei citare Jelena Gencic (nell foto in basso insieme ad un Djokovic poco più che ragazzino) che non ho avuto il piacere di conoscere e che è scomparsa da poco tempo, ma sono certo sia stata una grande Maestra di tennis e di vita per molti giocatori della ex-Jugoslavia, tra i quali Iva Majoli, Goran Ivanisevic, Monica Seles e Novak Djokovic. Penso che questo basti per indicare le sue qualità professionali, ma ancora di più penso valga l’abbraccio che Nole le ha dato a casa sua, dopo tanti anni, stringendo insieme il primo trofeo di Wimbledon conquistato nel 2011.
Queste persone sono tutte accomunate da un aspetto fondamentale: sono Insegnanti di Tennis. Sono accomunate da una passione immensa ed un rispetto profondo nei confronti del nostro sport, hanno una grande conoscenza del gioco ed una sensibilità speciale che li accomuna ai loro allievi nella visione e nell’illusione che diventare campioni nel Tennis sia semplicemente possibile. Parlando da padre, vorrei avere la fortuna di poter affidare mio figlio a persone come loro al posto di rinomati coach “internazionali”, ed è l’augurio che faccio a tutti i genitori perché, come scriveva Rudyard Kipling nella sua Lettera al figlio:
“Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio!”
Nicola Ceragioli, classe 1977, è uno dei tecnici più rinomati d’Italia.
In carriera ha lavorato, tra gli altri, con Gianluigi Quinzi, Karin Knapp, Corinna Dentoni, Andrea Arnaboldi, Andreas Seppi e Simone Vagnozzi (a Caldaro con Massimo Sartori), Fedeico Gaio e Alessandro Giannessi (al Centro Tecnico Federale di Tirrenia sotto la guida di Renzo Furlan).
Dopo due anni alla direzione tecnica del Tc Lido di Camaiore, è oggi alla guida del Tc Poggibonsi (Siena).