di Salvatore Greco
La mancata conferma di Janowicz ai livelli di Wimbledon 2013 sta spostando le attenzioni del tennis polacco sul promettente Kamil Majrchzak, classe 1996, fresco campione olimpico juniores . Ma dove può arrivare il giovane talento che in patria iniziano a paragonare nientemeno che a Novak Djokovic?
Appena sceso dall’aereo che l’ha riportato a Varsavia dalla Cina, fresco di conquista della medaglia d’oro alle olimpiadi giovanili nel torneo di singolare, Kamil Majchrzak ha rilasciato una breve intervista al quotidiano sportivo Przegląd Sportowy nella quale ha dichiarato, naturalmente, di essere felicissimo per il risultato ottenuto e ha confermato che con il torneo olimpico è giunta la fine della sua carriera juniores. Nei giorni successivi, fedele a questo progetto, ha saltato l’ultimo slam della stagione juniores (del quale difendeva il titolo in doppio assieme al compagno e amico Jan Zieliński) per preparare il Futures di Poznań (dove ha perso in finale dal ceco Lojda) e il Challenger di Szczecin (Stettino) durante il quale ha battuto due giocatori tra i primi 250 del mondo per poi arrendersi nei quarti all’estroso tedesco Dustin Brown, una piccola impresa che gli è valsa la scalata del ranking fino alla posizione 448. Negli ultimi giorni, tramite la sua pagina facebook, ha detto di essere molto stanco, ma anche soddisfatto di non essersi cullato sugli allori e di essersi confrontato duramente in un torneo di livello challenger. Insomma, se è vero quel che si dice spesso a proposito dell’importanza della solidità mentale nel tennis contemporaneo, Kamil Majchrzak si sta ritagliando un posto tra i grandi.
Il giovane polacco –nato in una cittadina non troppo distante da Varsavia e che studia e si allena a Sopot, sul mar Baltico – sta portando a compimento un 2014 di transizione dal circuito juniores a quello maggiore gestito con intelligenza e professionalità. Dopo la vittoria del suo primo titolo tra i grandi, al torneo Futures di Cartagena, ha giocato da junior tornei come il Bonfiglio (dove ha raggiunto il terzo turno in singolare e ottenuto il titolo in doppio) e gli slam “centrali” (senza però superare il secondo turno né a Parigi né a Wimbledon) per poi tornare a disputare e vincere un torneo Futures, in Slovacchia, prima di arrivare alla fase già descritta con l’olimpiade e i due tornei polacchi. Una scelta, quella di abbandonare in maniera graduale il circuito juniores, che ha indubbiamente pagato visti i risultati ottenuti, ma molto è dipeso dal carattere del ragazzo che ha saputo gestire l’alternanza di risultati, i cambi (a volte repentini) di superficie e le grandi pressioni. A tal proposito, vale più di ogni descrizione, la visione della finale olimpica (chi ne avesse voglia può riguardarla qui) durante la quale – a parte alcuni comprensibilissimi momenti di tensione – Kamil ha mantenuto una fermezza quasi incredibile per un giocatore così giovane in un contesto così importante, limitando gli errori e giocando sempre lucido i punti più importanti.
La solidità mentale di Majchrzak, per altro, si rispecchia molto bene nel suo tennis estremamente regolare, fatto di scambi da fondo, colpi per lo più incrociati, difesa tenace e un elevato rendimento in risposta come dimostrano le sue prestazioni nei tornei Futures quest’anno dove ha trasformato il 46% delle palle break conquistate e strappato il servizio nel 35% delle volte in cui si è trovato a rispondere. Insomma, uno stile di gioco e un’attitudine che rendono quasi scontato il confronto con il miglior ribattitore del circuito nonché attuale numero 1 del ranking, Novak Djokovic. Confronto che la stampa polacca ama fare ogni volta che Majchrzak ottiene risultati notevoli, evidentemente senza troppa scaramanzia né temendo di confondere un giovane in fase di crescita. Persino uno dei maggiori tennisti polacchi del passato, Wojciech Fibak, in un’intervista rilasciata durante il challenger di Poznań a cui Majchrzak ha partecipato arrivando al secondo turno, ha dichiarato:
“[…] Kamil in risposta gioca in modo geniale. Ha lo stesso gioco di Djokovic: sente benissimo la palla, gioca benissimo in risposta e colpisce dei passanti davvero degni di nota […]”.
Il paragone, che torna sempre di più, rischia di scatenare il classico effetto boomerang specie nella delicata fase di passaggio che Majchrzak sta attraversando, visto che di certo sentirsi Djokovic non aiuta a farsi strada nei Challenger, e inoltre molte cose vanno decisamente migliorate, a partire dalla sua presenza fisica che sembra ancora troppo asciutta per poter sostenere pienamente un gioco da fondocampo come quello che per adesso predilige (per quanto, da doppista di talento qual è, abbia anche in repertorio buoni colpi a rete che però usa di rado), per passare alla profondità dei colpi che, per lo stesso motivo, non è sempre all’altezza e che è un difetto perdonabile a livello juniores, ma spesso fatale nel tennis dei grandi.
Quello che spinge a essere ottimisti è l’atteggiamento del giovane che, nonostante i proclami della stampa si rincorrano da inizio anno, non sembra aver perso la volontà di migliorarsi e macinare risultati e piazzamenti preferendoli alla facile gloria, come dimostra la rinuncia allo slam Juniores per andare a giocare un Challenger e per di più su terra rossa, dopo i fasti cinesi sul cemento. Per concludere, se il percorso di crescita di Majchrzak sarà costante e ordinato come è stato finora forse non avremo comunque un nuovo Djokovic, ma la Polonia potrà contare su un tennista più affidabile e continuo di quel diamante mai del tutto sgrezzato che è Jerzy Janowicz.
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