di Sergio Pastena
Ritrovarsi non è mai cosa facile. Non lo è in particolare quando vieni catapultato di colpo sul palscoscenico maggiore, che il mese prima giocavi i Challenger e quello dopo parti come un razzo a Parigi e arrivi fino alla finale facendo fuori Cilic, Murray e Tipsarevic. Non lo è quando l’impresa dà il via ad un anno fantascientifico con i quarti di finale a Roma e, soprattutto, le semifinali in quel di Wimbledon facendo soffrire Murray. Non lo è quando ti trovi al numero 13 al mondo e la gente non si chiede se entrerai nella Top Ten come il grande Fibak ma quando lo farai.
E poi magari entri in loop, qualche problema fisico peggiora la situazione, non raggiungi più una finale ed esattamente un anno dopo ti rendi conto che, alla scadenza dei punti Slam, sei finito fuori dai primi 50 al mondo e la tua bacheca non contiene ancora un titolo che sia uno, ben lontano dai 15 del vecchio Wojtek. Ecco, per Jerzy Janowicz non sarà stata facile e ancora non lo è, ma se non altro la finale di Winston Salem unita ai buoni segnali di Cincinnati, sembra restituire al grande pubblico un tennista che si era perso per qualche mese e che poche settimane fa, in Canada, era stato allegramente steso al primo turno da Polansky.
La vittoria, però, non è andata a lui: a prendersela è stato un Lukas Rosol combattivo oltre ogni limite e capace di arrivare in fondo tra rimonte, prima contro Andujar e poi contro Janowicz, e qualche colpo di fortuna, visto che Harrison si è ritirato in vantaggio e Isner gli ha concesso un walk over ai quarti di finale. Nel complesso, però, vista la maratona in semifinale contro Lu, i due match point annullati al polacco in finale e il fatto che il ceco sia arrivato alla terza finale stagionale, non ci sono dubbi sul fatto che il trofeo sia meritato.
Italiani: c’era solo Seppi e resta qualche rimpianto, visto che dopo aver mandato a casa Delbonis e Mahut si è incagliato nei quarti contro Lu, che vive uno dei momenti migliori della sua carriera ma di certo non è un avversario di quelli improbi. Big non pervenuti: Anderson esce in maniera scialba contro Querrey, Leonardo Mayer viene travolto da Goffin all’esordio, Robredo si schianta contro Mahut e Isner si ritira prima del suo quarto di finale. Quattro favoriti, neanche un semifinalista: un po’ pochino.
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