di Federico Mariani
Con gli Us Open alle porte ci avviciniamo all’ultima parte di stagione e con tanti risultati e verdetti alle spalle. Con tre quarti di stagione archiviata, è giusto iniziare già a tracciare dei primi giudizi sugli interpreti della stagione in corso. Prima di farlo però sorge spontaneo domandarsi se è giusto far fede esclusivamente sul Ranking o se, invece, anche la Race potrebbe essere un indicatore altrettanto valido se non migliore. La seconda opzione in alcune circostanze è da preferirsi in quanto talvolta il Ranking,ed il sistema col quale questo è calcolato, potrebbe portare a risultati fuorvianti, in alcuni casi perfino bugiardi. Per questo può essere spesso più utile andare a vedere la graduatoria “Race”, ovverosia la classifica che tiene conto solamente dei risultati ottenuti dai giocatori nell’anno solare in corso. Facendo un raffronto tra Ranking e Race si scoprono dati e situazioni molto interessanti sia a livello maschile che, soprattutto, femminile.
Nelle gerarchie del vertice del tennis maschile a primo impatto poco cambia tra Ranking e Race con le prime quattro posizioni che sono confermate da entrambe le graduatorie e con le uniche variazioni presenti rappresentate dagli avvicendamenti tra Raonic e Ferrer, e Dimitov e Berdych.
Ad uno sguardo più attento, però, ci si accorge che il vuoto di punti che il duopolio targato Djokovic-Nadal ha creato nel Ranking non è poi confermato dai risultati conseguiti da gennaio ad ora e, quindi, nella Race. Nello specifico Federer, che vede la vetta del Ranking distante ben 4000 punti, nel solo 2014 è molto vicino alla coppia di testa (in caso di vittoria in Ohio lo svizzero andrebbe addirittura a tamponare Nadal a 490 punti di distacco, accorciando a “soli” 1270 punti la distanza che lo separa dal numero uno dell’anno) e non si può escludere a priori il possibile aggancio del basilese in vetta alla Race.
Per quanto riguarda le altre posizioni di vertice, come detto, poche sono le variazioni, mentre decisamente più interessante è la situazione nelle retrovie. Tra i giocatori più “penalizzati” dal Ranking troviamo i talenti cristallini di Goffin e Kyrgios. Nel primo caso, solo 36 giocatori si sono comportati meglio del belga quest’anno anche se la classifica ufficiale lo relega in 63sima posizione. Stessa storia più o meno per il greco-malese che ha stupito tutti battendo Nadal a Wimbledon: sono, infatti, ben quindici le posizioni di discrepanza tra Race e Ranking (numero 45 contro numero 59).
Anche nella realtà del tennis italiano ci sono interessanti casi del genere: Simone Bolelli, ad esempio, in questo meraviglioso anno della rinascita sarebbe molto vicino ai primi cinquanta essendo da gennaio ad oggi il cinquantasettesimo giocatore del mondo; nel ranking però la sua posizione è la numero 88 con oltre trenta posti di differenza. Come il talento di Budrio, anche Luca Vanni, altro azzurro che molto bene si sta comportando nel 2014, vede il suo posto nel ranking oltre trenta posizioni dietro rispetto ai punti raccolti nell’anno (considerando solo il 2014 Vanni sarebbe il quinto tennista italiano davanti a Cecchinato, Volandri e Starace).
In campo femminile la differenza tra Race e Ranking è decisamente più marcata e sin dalle prime posizioni è possibile cogliere delle piccole rivoluzioni. La più importante è senza dubbio alcuno quella legata a Maria Sharapova. La siberiana, infatti, nel 2014 ha raccolto più punti di tutte ma non secondo il Ranking dove figura addirittura sesta ad oltre 3500 punti da Serena. Oltre a Masha, tutto il tennis di vertice in gonnella è soggetto a variazioni tra le due classifiche basti pensare che solo la seconda piazza tra le prime 10 posizioni ha la stessa proprietaria (Simona Halep) sia nella Race che nel Ranking. Come è stato testimoniato dai tornei dello Slam disputati sin qui, quella che tutti all’unisono considerano la dominatrice incontrastata del tennis femminile, Serena Williams, così tanto dominatrice quest’anno non lo è stata, anzi. E la Race rende giustizia a quello che i fatti testimoniano e “declassa” Serena dal numero uno al numero tre. Per il resto, la Race ci aiuta ad apprezzare la costanza di Radwanska (numero 4) e gli ottimi risultati di Genie Bouchard (numero 6), mentre penalizza due delle tre vincitrici di Slam come Li e Kvitova (nell’anno rispettivamente quinta e settima, mentre nel Ranking terza e quarta).
Con questo non si vuole attaccare nel modo più assoluto il meccanismo di calcolo del Ranking che può giustamente ritenersi corretto. Ed è anche ovvio che le due classifiche si andranno ad uniformare a fine anno, ma appare altresì solare che, per avere un quadro più veritiero possibile, la Race possa essere considerata più attendibile del Ranking.
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