di Federico Mariani
Tra esperti ed addetti ai lavori del tennis, così come in altri sport, è comune esaltare e poi distruggere il giocatore di turno con la stessa facilità. Un atteggiamento piuttosto discutibile che ormai si è abituati a vedere. L’ultima vittima di tale particolare disciplina è Alexander Zverev.
Nelle ultime settimane di relativo digiuno dai grandi appuntamenti del circuito dopo il torneo di Wimbledon, i riflettori si sono spostati su questo ragazzino. Alexander, classe ’97, è fratello di Mischa modesto pro di dieci anni più grande ormai scivolato oltre la quattrocentesima posizione mondiale. Prima del torneo 500 di Amburgo Alexander non era conosciuto ai piani superiori del tennis mondiale, ma la sua cavalcata nel torneo tedesco ha fatto sobbalzare dal divano tutti o quasi. In effetti il suo cammino ha quasi dell’incredibile per gli avversari che ha battuto e per come è riuscito quasi sempre a trovare una soluzione. A ben vedere, anche due settimane prima Zverev aveva stupito tutti andando a vincere il challenger di Braunschweig, uno dei tornei più ricchi di categoria, battendo anche in quel caso signori giocatori come Golubev e Mathieu.
Tornando ad Amburgo, qui il giovane Alexander ha vissuto probabilmente la settimana più bella ed intensa della sua vita sportiva. Ha lasciato due game ad Haase, rifilato due set a zero a Youzhny e Giraldo e rimontato un set di svantaggio perso per 6-0 a Kamke, prima di essere “giustamente” annichilito da Ferrer in semifinale.
Non sono cose da tutti se si hanno soli 17 anni, anzi le stimmate del predestinato sono palesi e un futuro da top ten fisso (quantomeno) è molto più di una semplice speranza. Non si può però esaltare oltremodo un giovanissimo che, per quanto talentuoso, non può ancora dirsi pronto per il circuito professionistico dove ogni settimana si deve resettare il torneo appena concluso e ripartire quasi da zero. E’ sbagliato, soprattutto perché così facendo il rischio di danneggiare il giocatore è concreto. Succede così che dopo la settimana di grazia, arriva una netta sconfitta in due set ad Umago contro Montanes (avversario tutt’altro che irresistibile) e, soprattutto, arriva il pesantissimo 6-1 6-0 inflittogli da Schwartzman ieri a Kitzbuhel.
Risultati così stridenti tra loro sembrerebbero in un primo momento quasi inspiegabili: come si può piallare Haase (6-0 6-2) e fare un game con Schwartzman a distanza di una settimana? La spiegazione è da ricercare nell’età di Zverev: a diciassette anni, per quanto si può essere fenomeni, non si può possedere quella continuità che i professionisti hanno settimana dopo settimana. Il picco di rendimento di Zverev è già più alto di molti suoi colleghi pro, ma il ripetersi torneo dopo torneo ancora manca e questo è più che normale e giustificabile, è fisiologico.
Il tennis che ci ha mostrato e la personalità che Zverev ha messo in campo ad Ambugo sono quelle di chi sarà campione. Le nette scoppole rimediate tra Umago e Kitzbuhel ci ricordano che ancora campione non è e che va lasciato crescere.
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