Berankis riparte da Astana

berankis

di Piero Emmolo

Scrutando i main draw dei tornei e buttando l’occhio sulla sigla a tre lettere che indica lo Stato di provenienza dei giocatori, talvolta si rimane dubbiosi. Quel ” BIH ” di Dzumhur o quel ” MDA ” di Albot possono essere esempi calzanti in tal senso. L’effetto sorpresa è parzialmente attenuato se quella nazione può vantare tradizioni eccelse in contesti sportivi estranei al giuoco del tennis. É il caso della Lituania. Paese di talentosi cestisti e patria del giocatore che questa settimana cercheremo di conoscere meglio. Trattasi di Ricardas Berankis, nato nella capitale Vilnius 24 anni fa e vittorioso in settimana nel challenger kazako di Astana sul redivivo turco Marcel Ilhan.

Con tutti gli sforzi possibili, definire ancora promessa un tennista che si avvia verso i 25 anni è esercizio assai arduo. Eppure Ricardas era ben  accreditato in passato, quando nelle scale valoriali di giudizio dei talent scout era ben avanti su Raonic e Dimitrov. Se il canadese e il bulgaro hanno fatto ingresso in top ten, la scalata del lituano ha avuto diverse battute d’arresto. Alcune delle quali eziologicamente non proprio a lui imputabili. Incredibile fu l’errata diagnosi medica di un infortunio muscolare occorso tre anni fa, colpevolmente scambiato per una frattura ossea, che lo costrinse a saltare quasi un anno di attività agonistica.

Berankis ha un cruccio. Quello di praticare uno sport che non gode di un passato considerevole nella Repubblica baltica lituana. Una nazione di soli tre milioni e mezzo di abitanti, che può comunque fregiarsi di aver dato i natali all’altro buon prospetto Laurinas Grygelis, oramai orobico d’adozione sotto la guida dell’inossidabile Giuseppe Menga, che veleggia attorno alla duecentesima posizione.

Berankis risiede parzialmente a Bradenton, nel paradiso del tennis che prende il nome di Bollettieri Tennis Academy, tappa imprescindibile nella maturazione tennistica di tantissimi atleti destinati a trovare asilo sportivo nella Hall of Fame di Newport. Vilnius non ha sbocchi sul mare. É nell’entroterra lituano. Nonostante tutto le passioni più grandi di Ricardas, dopo il tennis, sono tipicamente acquatiche: pescare e nuotare. Gli stereotipati connotati fisici a atletici che siamo soliti attribuire alla gente delle zone di Berankis, sono stati piuttosto avari con lui. É alto infatti solo un metro e settantacinque e, non a caso, i rumors degli addetti ai lavori spesso hanno inteso questa caratteristica fisica come un handicap difficilmente sormontabile nell’approdo ai piani alti del ranking ATP. Vi sono analogie con il mingherlino Goffin. Entrambi non dotati di un fisico straripante ma in grado di giocare un tennis ”facile” se in giornata. Caratteristica che, infortuni permettendo, può dare quella continuità di gioco e di risultati indispensabile per rimpinguare di fiducia il serbatoio d’ogni giocatore. Vincitore all’US Open 2007 ed ex numero uno juniores, può vantarsi d’essere il lituano spintosi più in avanti in classifica di tutti i tempi. Al momento è sotto la supervisione di un connazionale e non intende mutare guida tecnica. Vedremo se saprà confermare il buon acuto in Kazakistan, dove il magnate Nazarbayev si ostina con la sua politica reclutatrice di natii russi, non sempre all’insegna del massimo della limpidezza etico-sportiva ma nell’ottica di portare l’ex paese sovietico nell’elite del tennis mondiale.

Nell’appuntamento americano di Lexington ha la meglio l’australiano James Duckworth. Nel Kentucky, soccombe all’aussie il davis man britannico James Ward, che conferma comunque di avere ottimi fondamentali privi di rotazioni e un buon servizio. Nello storico challenger finnico di Tampere, tris in altrettante settimane per il belga David Goffin, che fuga ogni dubbio sull’occasionalità dei risultati ottenuti nei giorni trascorsi. In finale batte  l’idolo di casa Jarkko Nieminen, già vincitore di questo torneo e che aveva accettato di tornare a giocarvi dopo tanti anni di assenza. Quarto titolo stagionale in quel di Oberstaufen per Simone Bolelli. Avversario in finale è stato il teutonico Micheal Berrer, che in semifinale aveva superato il sorprendente Marcora solo alla terza partita. La finale è stata equilibrata e combattuta e s’è conclusa con lo score di 6-4 7-6. Il bolognese guadagna così 19 posizioni ed entra in top cento, profilandosi sempre più come una delle carte più imprevedibili nel mazzo del Barazza in vista della proibitiva trasferta ginevrina di settembre.

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