di Sergio Pastena
La leggi erba, ma la pronunci Roger Federer. King Roger magari non sarà più quello di un tempo, neanche sul verde, ma quella superficie è disegnata su di lui e quando arriva il breve scorcio di stagione dedicato agli erbivori non si può fare a meno di inserirlo tra i papabili vincitori di ogni torneo. E spesso vince.
Ad Halle è andata così, complice un Nadal letteralmente devastato all’esordio da Dustin Brown. Il fromboliere naturalizzato tedesco ha poi sfiorato la semifinale andando a perdere contro Kohlschreiber dopo un epico tie-break del terzo set finito 18-16. Anche l’altro tedesco, comunque, non è andato lontano, stoppato dal sorprendentissimo Alejandro Falla, uno che sull’erba aveva già dimostrato di saperci giocare e in passato aveva messo in difficoltà Federer a Wimbledon.
La finale contro lo svizzero ha confermato che il colombiano non è un rivale tenero su questa superficie, ma non è comunque abbastanza per King Roger: massimo equilibrio fino al tie break del primo set, nel quale lo svizzero vola via agevolmente e chiude 7-2. Stesso copione nel secondo set: un break per parte e tie-break decisivo allo svizzero, che conferma così il titolo del 2013.
Londra: che finale!
Altro giro altra corsa a Londra, dove il Queen’s vedeva un tabellone bello corposo e tre teste di serie mica da ridere come Wawrinka, Berdych e Murray. Nessuno di loro, però, è arrivato in finale. Il primo ad arrendersi è stato proprio il britannico, steso da Stepanek, seguito da Berdych che si è arreso a Feliciano Lopez e infine da “Stan the Man” che è stato piegato in semifinale da Grigor Dimitrov.
A raggiungere il bulgaro in finale è stato proprio Feliciano Lopez: lo spagnolo è stato tutt’altro che arrendevole durante l’ultimo atto e nel primo set è riuscito a tirarsi fuori da una situazione difficile nel tie-break, chiudendo 10-8 dopo che Dimitrov aveva rimontato da 2-5. Secondo set che segue l’alternanza dei servizi come il primo, con “Deliciano” che conquista sul 6-5 la prima palla break del match, nonché match point. Ma Dimitrov in questo periodo è un osso duro e, dopo aver annullato la palla match, ha dominato il tie-break seguente facendo sbarcare il match al terzo parziale.
A quel punto ti aspetteresti un dominio bulgaro, e invece Lopez piazza la zampata e si porta avanti in apertura di terzo, costringendo Dimitrov a rincorrere di nuovo: i servizi però girano di meno, la conversione si abbassa e il bulgaro rimonta. Si va per il terzo tie-break: equilibrio totale fino al 5-5 e poi arriva il mini-break che sintetizza due ore e mezzo di partita, col match-point che stavolta è di marca bulgara. Lopez annulla, sul servizio avversario, ma poi cede due punti di fila ad un Dimitrov che esplode, corre, salta come se avesse vinto Wimbledon. Finale da ricordare.
Altri nomi: per gli italiani Lorenzi fuori subito contro Pospisil, ma in maniera più che dignitosa. Tira il fiato Gulbis, out all’esordio contro De Schepper, si ritira nei quarti Dolgopolov e Tsonga dimostra di non essere per niente “on fire” facendo appena sei games contro Matosevic.
Leggi anche:
- None Found