da Nottingham, Giulio Gasparin (Foto Gasparin)
La stagione sul verde parte anche quest’anno da Nottingham. Il torneo, che dall’anno prossimo sarà un WTA International, riserva ogni anno un’entry list di primo spessore, anche grazie alle poche possibilità di giocare sull’erba in preparazione per i Championships.
Il mio viaggio inizia al mattino relativamente presto da Londra, dove vivo, ed è forse la parte più stressante del viaggio.
Le otto del mattino sono un orario terribile per muoversi nella capitale, perché coincide con quella che i londinesi chiamano “early commute”, o come la chiamo io, l’incubo mattutino: praticamente tutta la città si mette in moto negli stessi 20 minuti, intasando strade, ferrovie e metropolitane, ogni passo è una lotta, mentre il semplice mantenere la propria posizione sui mezzi di trasporto risulta una conquista.
Una volta giunto alla stazione di San Panctras so di avere il mio posto riservato, quindi da lì a Nottingham il viaggio si fa finalmente piacevole, nonostante le nubi che mi accompagnano non preannuncino nulla di buono.
Purtroppo, quella che sembrava una minaccia possibile è diventata una realtà concreta e dal momento del mio arrivo a Nottingham non ha smesso di piovere se non per pochi e brevi intervalli. Troppo poco per poter togliere i teloni, quindi niente da fare, il mio “debutto” sul verde dovrà aspettare domani. Gli organizzatori decidono però di portarsi avanti con i doppi ed ecco quindi che sui campi indoor si infiammano diverse battaglie, tra specialisti e non.
Una delle sfide più avvincenti è tra la coppia Vandeweghe-Rogowska e Fichman-Sanchez. La talentuosa newyorkese (nella foto in basso a destra) annulla un match point con una coraggiosa seconda di servizio, che trova impreparata la connazionale Maria Sachez, che subito dopo perde il servizio.
La Rogowska tiene con autorevolezza forzando il match al super-tie e lì succede un po’ di tutto, ma alla fine, seppure siano state in vantaggio per tutto il tie, Vandeweghe e Rogowska si sono dovute arrendere 13-11.
La stessa coppia più tardi è poi riscesa in campo contro il duo cinese-polacco Saisai Zheng-Magda Linette, che però ha opposto meno resistenza cedendo con un doppio 6-4.
Dall’ATP Challenger ero molto curioso di vedere in azione Ryan Harrison. Il giovane americano, dopo tante promesse e aspettative sembrava sparito, invece oggi mi ha favorevolmente colpito.
Certo il talento è innegabile, ma mi è sembrata di scorgere una nuova umiltà nel suo porsi in campo. Il fatto che sia sceso in gioco anche in doppio con il connazionale King e abbia lottato fino ad aggiudicarsi il match al terzo contro la coppia numero tre del seeding lascia ben sperare.
Tra i momenti degni di nota resta un mezzo disastro a rete della Fichman che alla quarta volée consecutiva incastra la pallina nella forcella del telaio, poi si guarda in giro e sconvolta esclama tra le risate del pubblico: “seriously?!”
Nel campo affianco invece, meno ilare è stata Naomi Broady che, nel match di doppio perso assieme alla compagna Danilidou dalla coppia Smith-Rae, ha dato sfogo al McEnroe che è in lei, sbraitando con ferocia all’arbitro dopo ogni chiamata dubbia per gli ultimi 10 minuti.
Notizie rassicuranti arrivano invece per Christina McHale, l’americana si è dovuta ritirare dal torneo a causa di un infortunio alla mano occorso domenica a seguito di una caduta. I raggi hanno mostrato nessuna frattura e, anche se al momento non è ancora riuscita a riprendere la racchetta in mano, ha detto di essere fiduciosa per il torneo di Birmingham e forse già domani tornerà a colpire.
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