di Federico Mariani
Il ritorno all’agonismo dopo un infortunio per uno sportivo è sempre cosa tanto difficile quanto delicata. Se sei un tennista e l’infortunio in questione riguarda il polso, lo è ancora di più. La rinascita di Simone Bolelli che stiamo vivendo dall’inizio di questa stagione è qualcosa di meraviglioso e, se vogliamo, un po’ romantico.
Quando ti ritrovi a dover subire un’operazione alla parte del corpo più preziosa per il tuo mestiere e ti vedi scivolare settimana dopo settimana sempre più giù nel ranking, ritrovare la voglia per risalire la china quando sei alla soglia delle trenta primavere è davvero difficile. E’ necessario avere una costanza, una dedizione e, perché no, una fame fuori dal normale, e Simone Bolelli sta dimostrando di essere un grande uomo prima che un ottimo giocatore.
Insieme ad Umberto Rianna (suo coach dall’estate 2012) e col prezioso aiuto dell’ex «pro» Giancarlo Petrazzuolo, Bolelli ha pianificato un programma per rientrare nel tennis che conta e cercare di togliersi ancora delle soddisfazioni, conscio che davanti a lui ci sono ancora anni da vivere ad alto livello. Il 2014 diventa così una sorta di “anno zero” per resettare e ripartire. E allora ecco che per ragioni di classifica si deve scendere nel circuito minore andando a sgomitare nei Challenger per guadagnare posizioni e fiducia. L’obiettivo dichiarato di inizio anno era quello di scalare oltre 200 posizioni e ripresentarsi nei primi 100 giocatori del mondo, una meta piuttosto ambiziosa ma certamente realistica se hai un talento fuori dalla norma. Per farlo Bolelli ha anche deciso, con grande umiltà, di cambiare attrezzo passando dalla mitica Presige ad una più maneggevole e “semplice” Babolat.
Questi erano i piani, ma quello che forse neanche lo stesso Bolelli ed il suo entourage si sarebbero aspettati sono stati i risultati che il talento di Budrio sta centrando torneo dopo torneo. Un ruolino di marcia francamente incredibile sin qui: tre titoli conquistati su sei tornei Challenger disputati, con vittorie sul tappeto indoor di Bergamo e sulla terra rossa di Vercelli e Tunisi (questi ultimi in back to back) per un bilancio parziale di 18 vittorie e 3 sconfitte. Successi che gli hanno fatto compiere enormi passi nel ranking che ora recita numero 163 e che consegna al «Bole» tanta fiducia per la seconda parte di stagione. Nel mezzo c’è anche la Coppa Davis con la conferma che Barazzutti lo ritiene elemento fondamentale del clan azzurro e titolare ormai consolidato nel doppio insieme all’amico Fognini. La Nazionale ed in particolare lo splendido doppio decisivo vinto contro l’Argentina a Mar del Plata hanno rappresentato quel quid in più che serviva a Bolelli nella sua risalita e sapere di essere parte integrante del progetto Davis altro non può fare se non essere un ulteriore stimolo.
La programmazione futura sarà presumibilmente ancora incentrata sui Challenger almeno fino al raggiungimento di una determinata soglia di classifica, ma prima di rituffarsi nel circuito minore Bolelli si è conquistato più che meritatamente una wild card per il main draw degli Internazionali al via domenica andando a vincere le prequalificazioni. All’esordio se la vedrà con il bravissimo qualificato Stefano Travaglia, in un match che lo vede nettamente favorito.
In un momento di particolare splendore per i colori azzurri nel tennis sia al maschile che al femminile, non poteva esserci notizia più bella che vedere Bolelli rialzarsi e riprendere a giocare come forse in Italia solo lui sa fare. Ammirarlo all’opera tra i campi del Foro Italico è una forza riconciliante, è un po’ come rivedere un bellissimo film: già sai quello che succederà, ma continui ad emozionarti nel vederlo. Il servizio è sempre terribilmente incisivo, le sbracciate di rovescio sono fluide ed eleganti, il diritto è una delizia esplosiva. Ah quanto ci mancavi, bentornato Simone!
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