di Sergio Pastena
Bravi tutti, verrebbe da dire.
Bravo Novak Djokovic, capace di soffrire più volte (ha vinto in due set solo all’esordio contro Hanescu) per poi portare a casa il trofeo di Indian Wells. Bravo Federer, che nel suo percorso non ha avuto nemmeno un’incertezza ed ha comunque giocato una gran finale contro un avversario fortissimo, mostrando una condizione molto migliore di quella che lo ha accompagnato nel 2013. E bravi anche Dolgopolov e Isner: così diversi e arrivati in semifinale in modi diversi, facendo lo sberleffo ai pronostici. Ah, quasi dimenticavamo: un bravo anche a Fognini, che fa il suo dovere arrivando agli ottavi e guadagna punti importanti (per poi trattenersi a fare il tifo per una leggendaria Pennetta).
Il trentatreesimo atto tra lo svizzero e il serbo parte nel modo che non ti aspetti, con Federer che scatta subito avanti e chiude il set in meno di mezz’ora. Non te lo aspetti, vero, ma fino a un certo punto, visto che Djokovic ha lasciato set in giro a Gonzalez, Cilic e Isner nel corso del torneo. La reazione del serbo è immediata ed efficace: RoboNole alza la percentuale delle prime al 70% mentre cala quella di King Roger. Non che i due si massacrino di break, tutt’altro: sono uno per set ma quanto basta per giocarsela al terzo. Un terzo all’insegna dell’equilibrio, con percentuali simili e Djokovic che va avanti di un break e lo perde proprio quando va a servire per il match, come con Isner. Un giocatore qualunque si abbatterebbe, ma il serbo non è un giocatore qualunque: parte subito forte nel tie-break finale e King Roger deve arrendersi.
Cosa resta del torneo? Sicuramente un Federer ritrovato che torna nella Top 5 e un Djokovic “usato sicuro” che non mostra segni di usura. Un Nadal battuto a sorpresa in quello che tra i due Masters di marzo è tradizionalmente quello a lui più congeniale e un Murray a cui proprio non riesce di accendersi in questa prima parte del 2014 (ma è perfettamente comprensibile). Ah, a proposito: restano anche i Vesely e i Thiem con la loro voglia di far sapere al mondo che tra poco ci saranno anche loro. E un tennis Usa a scanso di equivoci disastroso e aggrappato alle lunghe gambe di Isner per nascondere il vuoto pneumatico che per ora c’è dietro di lui.
Povero zio Sam…
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