di Giovanni Cola
Cara Aga,
ammetto di aver pensato che questa potesse essere la volta buona. Non dico che già ti vedessi sollevare il trofeo, il primo Slam della tua carriera, ma credevo che la tua strada fosse realmente spianata. Più di quanto fossi convinto nelle occasioni precedenti. Invece di chances ne hai sprecate troppe negli ultimi anni.
Mi ero illuso dopo la grande prestazione che ti aveva permesso di battere e quasi umiliare l’Azarenka. La Cibulkova era un ostacolo duro da non sottovalutare ma non si trattava certamente di nulla di impossibile. Soprattutto se analizziamo le tue potenzialità, in un torneo con un tabellone così aperto.
A questo punto è lecito pensare che davvero esista un tuo blocco psicologico. Qualcosa che va oltre il tradizionale “braccino”. Bisogna seriamente lavorare più sulla testa che sul campo. I colpi e il talento ci sono tutti, il pedigree è di razza. Pure le idee tattiche giuste, quando fai pace con i tuoi “demoni”, non ti mancano.
Come hai dichiarato l’altro giorno, il pubblico apprezza il tuo tennis che tu stessa hai definito “entertaining”.
Mi ricordi però quei liceali che sono sempre i primi della classe, pagella più che in ordine, ma poi si sciolgono davanti all’esame di maturità. Arrivano a liquefarsi nel momento di tirar fuori il carattere e applicare le nozioni imparate a caro prezzo.
Eppure dovresti essere ormai abituata a calcare i palcoscenici più importanti. Eri avanti di un break al terzo nella semifinale dell’anno scorso persa a Wimbledon contro la Lisicki. Avevi portato al set decisivo persino Serena Williams nell’atto conclusivo dei Championships 2012. Ti sei arresa contro la nostra Sara Errani nei quarti del Roland Garros 2013 avendo gettato al vento più di una chance, dopo aver controllato il gioco per quasi tutto il secondo set.
Ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo. Queste sono solamente le opportunità più eclatanti non convertite a tuo favore.
Comincio seriamente a pensare che tu sia un’ottima giocatrice ma non una vera campionessa. Una di quelle con la C maiuscola che sanno imporsi anche nella giornata storta.
Quel tuo sembrare spesso un po’ contrariata, non particolarmente avvezza all’essere un personaggio da copertina, ha convogliato su di te qualche critica forse eccessivamente ingenerosa. L’etichetta peggiore che potrebbero affibbiarti sarebbe tuttavia quella di “grande incompiuta”. E’ ora di riuscire a scrollarsela di dosso una volta per tutte, finchè sei ancora in tempo. Prossima fermata, Roland Garros. À la guerre comme à la guerre.
Con affetto,
un tuo estimatore deluso.
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