di Giacomo Bertolini
SPAZIO(all’altro)TENNIS: KIRGHIZISTAN
Non solo superpotenze, incassi faraonici, tornei sfavillanti e popolarità alle stelle. Il tennis che ti porta in alto, si sa, parte dal basso e allora ecco la nuova rubrica di Spazio Tennis che, con un occhio ai paesi outsider del circuito, si propone di svelare quei numerosi scenari sommersi ma fortemente radicati nei “sobborghi” del tennis. Altre realtà, altre difficoltà, altri eroi… altro tennis!.
Seconda tappa della nuova rubrica di Spazio Tennis che dà la parola al numero 1 del Kirghizistan Daniiar Duldaev che, grazie al costante aiuto del padre-coach Marat, è riuscito a contrastare le enormi difficoltà presenti nel suo paese e a sfondare il muro dei top 700 Atp.
“Ho iniziato prestissimo a giocare a tennis. Mio padre lesse su un quotidiano che i montepremi nei tornei di tennis erano molto alti e così iniziò a sognare che suo figlio potesse diventare un tennista professionista, vista anche la condizione poverissima in cui vivevamo. I miei genitori erano divorziati e così io vivevo da mio padre che mi allenava di giorno per poi fare il tassista di notte”.
Rapporto speciale quello di Daniiar col padre che lui ama definire non come un semplice padre ma anche come “una madre, un allenatore, una lavatrice, un cuoco, un amico…”.
“All’età di 5 anni vinsi il mio primo torneo Under 7, mentre a 14 diventai il miglior giocatore del Kyrgyzstan e il numero 1 del Team della Coppa Davis per poi arrivare a 16 anni al numero 162 nel ranking Under 18. Tuttavia non disputai più tornei Junior visto che erano troppo costosi da disputare solo per il ranking senza un ritorno economico. Ho ottenuto invece il primo primo punto Atp all’età di 18 anni”.
Pesante e quanto mai chiara invece la sua posizione riguardo la Coppa Davis: “Cosa significa per me giocare la Coppa Davis? Non significa proprio niente!!! Tutto quello che ho ottenuto dalla Federazione mi è bastato solo per disputare 4-5 tornei in tutto l’anno, un budget troppo basso per un tennista professionista. Ho giocato per il mio paese la Davis circa due anni fa ma, nonostante avessi vinto 8 match su 8 non ho ottenuto nessun premio in denaro, nessuno è venuto a congratularsi con me e per questo motivo non ho nessuna intenzione di tornare a giocare la Coppa Davis”.
Scontati dunque i rapporti di Daniiar Duldaev con la Federazione: “I rapporti non sono affatto buoni, anche se la Federazione in Kyrgyzstan è di fatto solo un nome: non ha potere, soldi, campi. Serve solo a firmare delle carte, questo è quello che ha fatto finora per me. Attualmente mi alleno alla Istanbul Tennis Academy dove mi aiutano parecchio e pago solamente per mangiare. Da quando sono là la mia classifica ha fatto un salto dalla posizione 2000 alla numero 670 in 3 mesi e per questo devo ringraziarli moltissimo. Anche se il lavoro più grosso lo ha sicuramente fatto mio padre, per il quale non trovo le parole per esprimere il sentimento nei suoi confronti.. un amore grandissimo!”
E in conclusione, per la serie una “piccola parte d’Italia” nel cammino di Daniiar, ecco un aneddoto che ci ha raccontato il tennista kirghizo riguardante il signor Umberto Enni: “Quando nel 2009 io e mio padre venimmo in Italia per alcuni tornei disponevamo di un budget limitatissimo e così lui cercò di affittare per 600 euro un’auto nella quale potessimo anche dormire. Il signor Umberto Enni, proprietario dell’officina, ci diede subito un camper gratis per 3 settimane, ci invitò a mangiare a casa sua e in costosi ristoranti. Per questo motivo sono molto legato all’Italia, la amo”.