di Emanuele De Vita
Pietro Licciardi, ravennate classe 1994, si sta affacciando nel tennis professionistico. Numero 902 della classifica Atp, quest’anno si è segnalato per la finale raggiunta nel torneo di doppio di Wimbledon junior in coppia con Matteo Donati. Pietro si allena a Tirrenia con Renzo Furlan. È un tennista mancino, molto promettente.
Partiamo dagli inizi. Hai cominciato nel tennis club Zavaglia con il maestro Omar Urbinati…
È stato un inizio casuale perché sono andato a provare con un amico e il tennis mi è piaciuto fin da subito. È stata una vera e propria folgorazione. Ho lavorato sotto la guida di Omar fino ai 15 anni. È stato come un secondo padre per me e gli sarò sempre grato per gli insegnamenti che mi ha dato.
Ora ti alleni a Tirrenia con Renzo Furlan. Ti trovi bene? È importante avere il supporto della Fit?
Mi trovo benissimo a Tirrenia. Renzo è stato un grande campione, però al tempo stesso è molto umile ed equilibrato. È sicuramente la persona giusta per arrivare al top. L’aiuto della federazione è importante, in questi 3 anni ho avuto il privilegio di allenarmi con i migliori giocatori della nazione, e questo è stato fondamentale per la mia crescita. Senza tralasciare il contributo finanziario che è molto importante per la mia attività.
Eri e sei considerato una promessa. Come hai vissuto questa cosa?
Sinceramente non ho mai avvertito nessun tipo di pressione. Renzo Furlan prima di tutti mi dice di stare tranquillo, e m’infonde una grande fiducia. Loda il mio tennis, dicendomi che posso fare tanto, spronandomi a fare sempre di più. È il primo a dirmi di non prendermi troppo sul serio, mi sta aiutando molto nella mia crescita.
La finale raggiunta a livello junior in un torneo prestigioso come Wimbledon è stata importante per la tua crescita?
Si. Ho avuto l’onore di disputare una finale di uno slam proprio sul mitico campo 1. Mi sono ripromesso che dovrò ritornarci al più presto da pro. Quei campi sono speciali. E Wimbledon è in assoluto il mio torneo preferito.
Quant’è duro il passaggio dal tennis junior al circuito professionistico e quali sono i fattori che fanno davvero la differenza?
La prima grande differenza sta sicuramente nella professionalità dei giocatori. Quando giocavo nel circuito junior, se vincevo il primo set, poi avevo vinto quasi sicuramente il match, perché gli avversari scioglievano nella maggior parte dei casi. Nei tornei futures, invece, bisogna lottare sempre, punto su punto, e fin quando non dai la mano all’arbitro la partita non è mai finita. La velocità di palla è più o meno simile. Quindi la differenza sostanziale è sicuramente nella mentalità e nella concentrazione durante il match. Da junior potevo permettermi di avere più alti e bassi in una partita, ora questo non può più accadere.
Che tipo di carattere bisogna avere nel duro circuito Itf? Quanto è cambiato il tuo?
Purtroppo sono sempre stato molto nervoso in campo. Mi arrabbio spesso quando non trovo le giuste sensazioni, anche perché ci tengo molto a giocare sempre bene. Sto lavorando molto con Renzo su questo aspetto. Mi sta calmando e m’infonde tranquillità, facendomi capire che a livello pro nessun giocatore si comporta come facevo io. Ora la mia condotta di gara non è perfetta, però in campo ho certamente un atteggiamento più tranquillo ed equilibrato.
Parliamo del tuo gioco. Quali sono i colpi migliori del tuo repertorio e dove potresti migliorare?
La mia dote migliore è quella della lotta. Non mollo mai. Cerco di dare tutto in campo, in ogni match. Per quanto concerne i colpi, posso sicuramente migliorare con il dritto, e farlo diventare un’arma più penetrante. Il rovescio è un buon colpo ma anch’esso è un colpo migliorabile dal punto di vista della rotazione. E devo progredire anche con il servizio: in linea generale è buono, ma devo aumentare la percentuale.
Qual è la superficie più congeniale alle tue caratteristiche?
In Italia siamo tutti giocatori nati e cresciuti sulla terra. Anch’io pensavo che fosse la superficie più congeniale alle mie caratteristiche, ma devo dire che anche sul duro mi trovo bene. Il mio servizio mancino sul rapido è ancora più incisivo. Non disdegno l’erba.
Idolo nel tennis?
È sempre stato Roger Federer. Ho anche avuto il privilegio di conoscerlo dal vivo ed è una persona molto disponibile. Sotto il profilo del gioco, stimo molto anche Rafel Nadal. Prendo esempio da lui e dalla sua voglia di non mollare mai.
Obiettivi di oggi e per la stagione prossima? Quanto pensi di valere?
La posizione numero 902 è indubbiamente una classifica che mi sta stretta perché avrei potuto chiudere la stagione anche tra i primi 700 del mondo. L’anno prossimo spero e sono convinto di scalare molte posizioni e assestarmi in una posizione tra la 550 e la 600. Un giocatore di 20 anni come me deve essere convinto e fiducioso di salire rapidamente in classifica. Giocherò tornei futures, mischiandoli a qualche challenger, partecipando alle quali o tramite wild card. Comincerò a disputare tornei futures dalla seconda settimana di febbraio. D’accordo con Renzo, abbiamo deciso di allungare la preparazione invernale e disputare meno tornei ad inizio anno.