Serena, l’erba non è più verde

di Giovanni Cola

Alzi la mano chi dubitava concretamente del fatto che questo Wimbledon sarebbe stata un’autentica cavalcata trionfale per Serena Williams. A maggior ragione dopo le uscite eccellenti di Sharapova e Azarenka. E invece il copione di questi sempre più imprevedibili Championships 2013 ci ha regalato un altro colpo di scena. Forse il piú grande di tutti. Sì, perchè il ko dell’americana se lo aspettavano in pochi. Forse soltanto qualche gufo appollaiato qua e là.

Analizzando il match, è francamente difficile capire dove inizino i tanti meriti di Sabine Lisicki e dove finiscano gli altrettanti demeriti di Serena, perchè è vero che il tennis della tedesca ha tutto per mettere in difficoltà la numero uno del mondo, ma preventivare una sua sconfitta sembrava a tutti gli effetti qualcosa di surreale. L’esplosività dei colpi di Sabine è invece stata devastante. Gli uno-due servizio-dritto sono andati a segno con una continuità decisiva, soprattutto nei momenti importanti della sfida. Anche il suo gioco di volo è stato particolarmente efficace, inoltre la 24enne teutonica ha prevalso con buona regolarità pure negli scambi prolungati. Ottima, non da ultimo, la sua mobilità da fondo.

Serena si è così spazientita, a latitare, da parte sua, è parsa essere in verità soprattutto la concentrazione, dava infatti l’impressione di non essere del tutto sul “pezzo”, con la cattiveria giusta per andare avanti su un palcoscenico di tale livello. Un’anomalia, indubbiamente, perchè, come sappiamo, la sua forza mentale è una specie di marchio di fabbrica difficilmente contrastabile.

La Lisicki è stata tuttavia brava ad irretirla, oltre che a non perdersi d’animo dopo aver perso abbastanza facilmente il secondo set. Non si è fatta condizionare nemmeno dalla partenza ad handicap nel terzo. È stata in grado di far muovere Serena piú del solito, l’ha costretta a commettere molti piú errori gratuiti di quelli a cui siamo abituati dalla dominatrice del ranking Wta ed ha mantenuto una calma olimpica anche nel rush finale, quando il suo polso non ha tremato neppure al momento di servire per il match.

Non c’è dubbio che Bum Bum Bine si esalti in maniera particolare sul verde di Wimbledon dove aveva già raggiunto in carriera una semifinale e due quarti di finale. La chance della vita è peró adesso, dopo aver spodestato la Regina dell’All England Club. Dal canto suo Serena puó recriminare per non aver affrontato la sfida con il giusto approccio mentale. Temeva la Lisicki ma forse non si aspettava una solidità tale per oltre due ore da parte della sua avversaria.

Una curiosità che ha lasciato di stucco anche gli addetti ai lavori: la tedesca nelle sue ultime quattro partecipazioni allo Slam su erba ha sempre battuto lungo il percorso la campionessa in carica del Roland Garros. Nel 2009 la Kuznetsova, nel 2011 Na Li, nel 2012 la Sharapova, quest’anno Serena Williams. Un record curioso e difficilmente battibile.

Per Serena invece la delusione è tanta. È uscita dal campo mestamente, masticando amaro. Già pregustava di mettere le mani ancora una volta sul trofeo. Nella sua sportività, non ha peró lesinato complimenti all’avversaria, anche al momento della stretta di mano conclusiva, tutt’altro che di maniera. Servirà ora ricaricare le batterie in fretta, la sua striscia positiva si è interrotta. Non perdeva infatti dalla finale di Doha dello scorso febbraio contro Vika Azarenka. Un filotto strepitoso di risultati che lei si augurava di non dover concludere così prematuramente ai Championships, il suo Major più amato. Il cemento americano peró già la aspetta e, anche su quella superficie, sarà comunque lei la giocatrice da battere.

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